12.

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-"Non è come sembra!"- Si giustificò lei.
-"E' un enorme livido viola sulla tua guancia, cosa dovrebbe essere d'altro?"- Domandò lui scioccato. Poi guardando i suoi occhi così impauriti, come non gli aveva mai visti, cercò di calmarsi e di parlare più dolcemente.-"Ora Sofia ti chiedo una cosa, e tu devi essere sincera...Perchè hai un livido sul viso?"-Rimase calmo.
-"Ma non è nulla, sono, ehm, semplicemente caduta!"- Rispose lei nervosamente.
Non sapeva mentire.
-"Io, non penso che..."- Filippo gesticolava con le mani, era un po' sconvolto da quello che aveva visto, ma in quel momento da dietro di lei fece capitolino Marco, che avvolse avidamente la vita di Sofia.
Le venne un brivido e i suoi occhi si scurirono.
-"Ehi tesoro! C'è qualche problema qui? Questo tizio ti sta dando fastidio?"- Chiese guardando attentamente Filippo negli occhi. Uno sguardo assassino che Filippo ricambiò molto volentieri.
Da quello sguardo, dal comportamento di Sofia al tocco di quell'energumeno, dal modo in cui teneva lo sguardo fisso verso il basso, vuoto e stanco, dal livido viola sulla guancia, e dal modo in cui lei rispondeva: sottomessa, impaurita e quasi dispiaciuta di aver parlato con qualcuno, Filippo capì tutto. Come in un puzzle, in quell'istante, mise insieme tutti i pezzi e combaciarono perfettamente.
-"No, no! Tranquillo Marco. Lui è Filippo, un..."- Sofia fece una lunga pausa. -"Un mio amico."-
-"Oh! Beh!"- Disse Marco alzando le spalle. -"Scusaci Filippo, ma dobbiamo andare a casa!"- Disse perentoriamente, poi con Sofia nella sua presa si voltò e se ne andarono.
Filippo non era mai stato così arrabbiato, agitato e dispiaciuto in tutta la sua vita.
Nemmeno quando lei partì per New York si sentì così.
Impotente di fronte alla crudeltà di certi uomini.

Sofia era così impaurita da quello che sarebbe potuto succedere. Di tanto in tanto volgeva lo sguardo verso il viso di Marco, che non aveva ancora lasciato la presa dei suoi fianchi. Era serio e cupo. Sapeva che quel pomeriggio sarebbe stato pessimo. Forse anche il peggiore della sua vita.
Poi Sofia posò il suo sguardo su un'enorme busta di "Dolce&Gabbana" che Marco aveva nell'altra mano.
Si chiese di cosa se trattasse: era veramente grande e tutta bianca con i bordi profilati di nero e con il marchio impresso al centro, anch'esso nero.
Anche a metri di distanza, e senza vedere il marchio, si poteva capire che era una borsa che conteneva capi di alta moda.
Sofia si era sempre chiesta come fosse possibile una cosa del genere. Una busta è pur sempre una busta, no?
A quanto pareva, no! Non era così.
Sembrava quasi che le cose da ricchi fossero sempre riconoscibili e facilmente visibili.
Si chiese se valesse la stessa cosa anche per le persone.
Probabilmente sì.
Non importa quanto tu provi ad imitare gli outfit dei ricchi, anche se sarai completamente uguale a loro, si vedrà comunque la differenza.
È come se avessero un marchio, qualcosa che li distingue sempre dal resto della massa, qualcosa che le persone normali non avranno mai.

Mentre i suoi pensieri continuavano a divagare in altri pensieri ancora più complicati e a tratti assurdi, arrivarono davanti al portone di casa.
Salirono le scale e il cuore di Sofia iniziò a battere sempre più forte, aveva paura, tanta paura.
Si chiese come tutto quello era potuto succedere, come era potuta cadere in quella trappola che lentamente la stava annegando... Ogni giorno il respiro si faceva sempre più pesante, la felicità che aveva sempre sognato stava scomparendo: prigioniera di una vita che ora mai non le apparteneva più.

La casa era buia: le tapparelle erano tutte abbassate e c'era un odore di chiuso e di stantio.
-"Apro le finestre, poi parliamo!"-
Le si gelò il sangue nelle vene, sapeva che non era nulla di buono.

"Scappa, scappa!" Le diceva la testa.
"Lo fa per te, lui ti ama!" Diceva il cuore.

Le gambe non la reggevano, perciò si diresse verso al divano dove si sedette. Il cuore le martellava nella gola, lo sentiva forte e potente, le venne uno strano crampo alla pancia, l'ansia si faceva sentire.

-"Eccomi!"- Disse Marco.
Sofia prese un respiro profondo, il momento fatidico era arrivato.
Marco si sedette accanto a lei, con un gesto stranamente dolce le prese le mani e le strinse. La guardò negli occhi: -"So che non è stato un bel periodo..."-
Sofia non capiva dove volesse andare a parare.
-"Sono successe tante cose e gli esami all'università ci hanno devastato, perciò volevo chiederti se sta sera ti andasse di uscire a cena?"-
Sofia fu stupita e sollevata. Subito annuì.
Marco si alzò e scomparve per qualche secondo. Quando ricomparve aveva in mano quell'enorme busta di "Dolce&Gabbana".
Sofia, ancora non capiva.
Da quella busta, Marco tirò fuori un vestito rosso, molto corto e succinto.
-"Metti questo sta sera!"- Suonò come un ordine. -"Ti ho preso anche delle scarpe..."-
Erano anch'esse rosse, con un tacco vertiginoso.
Sfoderò il suo sorriso migliore.
Finto.
-"Oh mamma! Ma il vestito è stupendo! E le scarpe... Wow! Grazie!"- Disse alzandosi in piedi e abbracciandolo.
Era di buon umore, perché farlo arrabbiare.
Sofia sospirò di nuovo, questa volta però per il sollievo.
-"Dai preparati che tra due ore usciamo!"- Un altro ordine.

Si vestì, indossò le scarpe, si truccò e poi rimase davanti allo specchio per molto, molto tempo.
Si sentiva una Barbie: il vestito le arrivava a mala pena sopra il ginocchio, era senza spalline e la fasciava tutta.
Per evitare gli sguardi strani della gente usò il fondotinta per nascondere tutti i lividi sulle braccia e sulle gambe, indossò anche dei collant abbastanza coprenti, nonostante lei avesse sempre odiato indossarli.
I capelli piastrati, perché sapeva che a Marco non piacevano le sue ciocche ondulate: dicevano che la rendevano una donna disordinata e fuori luogo.
Gli occhi truccati con matita nera e mascara uniti ad un ombretto un po' pesante, la bocca rossa e una quantità esagerata di correttore e fondotinta per nascondere le macchie violacee e il taglio sotto l'occhio.
Voleva piangere, ma sapeva che se lo avesse fatto avrebbe rovinato tutto il make-up e avrebbe dovuto rifarlo, con il rischio che uscissero di casa in ritardo.
Marco odiava essere in ritardo.
-"Sofia, sei pronta?"- Lo sentì urlare dal soggiorno.
Lei si svegliò dai suo pensieri.
Si stava odiando.
-"Sì!"- Urlò, prima di raggiungerlo nel soggiorno.
-"Sei bellissima"- Disse lui guardandola.
Le non riusciva a guardarlo negli occhi. -"Grazie"- Rispose, anche se sapeva che non era affatto bella.
Lui la prese sotto braccio ed uscirono di casa.

Buon pomeriggio gente!
Spero che le vostre vacanze stiano andando bene, io sto passando le mattinate a scrivere ed è una cosa che adoro!!!
Comunque c'è una novità.... ‼️Mi sono iscritta a Twitter!!!! ‼️
Se vi va seguitemi 👉🏻 @_pinklady_00.
⚠️Ho in mente tante cose per far crescere ancora di più questa storia.
In più, quando, e soprattutto se, questo progetto di Twitter andrà a buon fine, vorrei pubblicizzare le storie più belle che, per strane ragioni, non hanno tanta visibilità! ⚠️
Detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto.🌹

Mi scuso per la presenza di errori di ogni genere.
Al prossimo incredibile capitolo!😘
XOXO💋

Cosa resterà IramaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora