13.

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Filippo stava passaggiando per strada insieme a dei suoi amici. Quelli scherzavano, lui invece era nel suo mondo, stava pensando a quello che era successo quel pomeriggio, a Sofia e a tutto quello che probabilmente le era capitato.
Aveva una birra in mano, di tanto in tanto la sorseggiava e i suoi amici avevano capito che c'era qualcosa che non andava: non parlava, non rideva e il suo sguardo era costantemente fisso nel vuoto.
Era Venerdì sera, e le strade erano molto affollate: i giovani esponenti della ricca borghesia milanese uscivano a festeggiare nei club più esclusivi e inaccessibili, i loro genitori partecipavano a galà, cene di lavoro, o semplicemente andavano alla Scala a vedere il Royal ballet o il balletto di Mosca.
I comuni mortali, invece uscivano per andare al cinema, in discoteca o per passare una tranquilla serata in giro per il centro con i loro amici.

Non voleva scendere dalla macchina. Si sentiva ridicola e molto in imbarazzo.
Marco la stava portando nell'ennesimo ristorante di lusso, dove tutti ti squadrano dall'alto in basso, giudicandoti per la quantità di gioielli che indossi: tanti diamanti, sei in; pochi diamanti, sei out.
Sofia era stanca di essere giudicata.
Arrivò, però, il momento di scendere. Non voleva farlo, ma spinta dalla consapevolezza che se non lo avesse fatto avrebbe passato una bruttissima serata, sfoderò il suo miglior finto sorriso e scese dalla macchina.
Camminarono per un po' e i piedi di Sofia iniziavano a lamentarsi.
Si chiese perché lo stesse facendo?
Perché lui mi ama ecco perché!... No non è vero lui non mi ama, se mi amasse non mi costringerebbe ad essere quello che non sono, non mi farebbe del male...
Sofia stava pensando e ricordando tutto quello che le era successo: il dolore che aveva provato, sia fisico che sentimentale, la depressione che in quel periodo la stava facendo schiava, i suoi esami falliti... Cercò di capire qual era la causa.
Arrivò presto alla soluzione.
Marco.
Ad un tratto i suoi piedi si fermarono e scivolò via dalle luride braccia di Marco.
-"Dai, forza muoviti! Siamo già in ritardo!"- Disse lui scocciato voltandosi verso di lei.
Non avendo nessuna risposta le prese un braccio e con forza iniziò a tirarla.
Lei velocemente si liberò dalla sua presa.
-"Sofia muoviti! Smettila di fare la bambina viziata! Siamo in ritardo!"- Disse più aggressivo. Allungò di nuovo la mano per afferrarla di nuovo, ma questa volta Sofia fece un passo indietro ed evitò la sua presa.
Aveva lo sguardo fisso suo pavimento, si sentiva gli occhi lucidi, ma non voleva piangere. Non voleva farsi vedere, di nuovo, debole da lui.
-"Andiamo!"- Disse lui perentoriamente.
Lei non si mosse.
-"Ho detto andiamo!"-
-"No!"- Disse lei con la testa bassa.
-"Scusa cos' hai detto?"- Disse lui in maniera retorica.
Alzò la testa: -"Ho detto di no! Non voglio venire a questa stupida cena conciata così!"-
-"Sofia sto perdendo la calma! Piantala di fare la prima donna e cammina!"-
-"No! Tu non mi darai altri ordini! Sono stanca di te, e dei tuoi schiaffi! Sono stanca dei tuoi ordini, delle tue manie, della tua ossessione verso di me"- Si voltò e si incammino nella direzione opposta a lui.
Lui la seguì e le prese un braccio in modo da farla voltare. -"Cosa stai dicendo! Io non ti farei mai del male!"- Urlò a pochi centimetri dalla sua faccia.
-"Allora come spieghi tutto il fondotinta che ho dovuto usare per nascondere tutti i lividi sulle gambe, sulle braccia e in qualsiasi punto del mio corpo!"- Urlò anche lei, e le lacrime furono difficili da trattenere.
Lui scoppiò a ridere: -"Tutto necessario!"- Esclamò quasi divertito dalla scena.
A Sofia si congelò il cuore. Rabbrividì e sentì il bisogno di scappare. Sapeva che se lo avesse fatto sarebbe stato tutto inutile: lui era molto più veloce di lei, in più indossava dei tacchi su cui era quasi impossibile camminare, figuriamoci correre.
-"Ora basta! Questo stupido teatrino mi ha stancato, ma anche divertito, ora dobbiamo andare!"- Disse sistemandosi la camicia e la giacca. Si voltò ed iniziò a camminare sicuro che Sofia lo avrebbe seguito.
-"No!"-
A quella parola lui si fermò. Era di qualche passo più distante da lei. Prese un respiro profondo.
-"Sofia..."- Disse con un tono strano. Si voltò, di nuovo, verso di lei.
Lei senza nemmeno rendersene conto si ritrovò sul pavimento con un intenso dolore sulla guancia. Le lacrime le bagnavano copiosamente il viso.
"E ora cosa faccio! Mi ucciderà, ne sono certa"

Sofia distesa sulla stradina di quella piccola via, non si accorse di quello che nel frattempo accadde.
Qualcuno era intervenuto per difenderla.
Filippo che aveva osservato la scena non riuscì a non intervenire.
Era corso verso Marco e con tutta la forza che aveva in corpo tirò un potente pugno sulla sua faccia, facendolo allontanare. Lo aveva preso di sorpresa, Marco non se l'aspettava.
-"Così impari brutto stronzo!"- Disse.
-"Non ti impicciare! Questi non sono affari tuoi"- Rispose Marco avvicinandosi a lui e tirandogli un pugno che lo fece barcollare.
Marco era più alto di molti centimetri rispetto a Filippo. E in poco riuscì a mandarlo per terra.
Fortunatamente intervenne il gruppo di amici di Filippo.
Mentre la rissa continuava, Sofia si alzò e vide Filippo seduto sul marciapiede con un labbro spaccato e sporco di sangue.
Spaventata andò verso di lui.
Lui non se ne accorse. Prima che lei potesse raggiungerlo, si alzò e andò verso Marco.
Sofia osservò la scena in silenzio.
Filippo iniziò a colpire Marco, che era già steso per terra. Era tutto sporco di sangue, la camicia bianca aveva grosse macchie rosse, alcune più chiare altre più scure.
Filippo continuava a colpirlo. Sofia non riusciva a sentire nulla di quello che gli stava dicendo. I suoi amici continuavano ad incitarlo, erano tutti ubriachi e forse anche mezzi fatti.
Sofia intervenì. Corse verso Filippo e iniziò a urlare. Si attaccò al suo braccio per farlo smettere.
-"Filippo basta! Così lo ucciderai!"- Lui non la smetteva.
-"Basta!"- Urlò lei invano. Allora Sofia prese la faccia di Filippo e fece in modo che lui la guardasse.
-"Fil io sto bene! Ora basta!"- Come se fosse stato colpito da un incantesimo lui si fermò.
Si rese conto di quello che aveva fatto e spaventato si allontanò, Sofia con lui.
L'abbracciò e la strinse forte.
I suoi amici iniziarono a correre. Sentirono le sirene delle volanti della polizia.
Qualcuno aveva chiamato il 112.
-"Sofia dobbiamo scappare!"- Disse lui.
-"Lo so! Ma con queste scarpe è impossibile!"-
Filippo in un secondo trovò la soluzione.
-"Toglie!"-
Sofia si lo guardò stranita, ma in fondo sapeva che per quella situazione era l'unica soluzione. Si tolse le scarpe e iniziarono a correre via da quella strada.

Adoro!!!😍😍😍
Vi informo che la storia sta iniziando ad entrare nel vivo!
Presto arriveranno tante cose molto belle!❤️
Per ora però vi faccio salire un po' di curiosità!

Scusate per gli eventuali errori ortografici e grammaticali (è difficile controllare tutto!).
XOXO💋

Cosa resterà IramaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora