11.

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Attenzione: di solito non scrivo prima dei capitolo, ma questa volta è diverso. Questo capitolo é stato difficile da scrivere e prima di pubblicarlo ci ho pensato molto. Non contiene scene a luci rosse o cose del genere, ma viene affrontata una questione delicata e molto seria. Non voglio che risulti superficiale o ironico, perché non lo è affatto. Forse ad alcune persone non piacerà neanche, ma ho sentito il bisogno di scrivere di ciò.
Spero che capirete ciò che intendo.
Detto questo, buona lettura.



L'enorme e possente mano colpì il volto di Sofia, lasciandole un piccolo, ma doloroso taglio, proprio sotto l'occhio, dovuto all'anello che portava Marco sul dito medio. Uno shiaffo, uno dei tanti che in quei mesi Sofia aveva imparato a dimenticare e ad accettare.
Quella volta però fu diverso.
La forza con cui quell'orrenda mano colpì il dolce volto della ragazza fu tale da farle perdere l'equilibrio facendola finire per terra, a pochi centimetri dal divano, a cui poi lei si appoggiò.
Quel giorno la discussione fu più violenta e piena di rabbia del solito. Quella volta Sofia aveva semplicemente comprato una gonna più corta di quello che avrebbe dovuto.
-"Marco è solo una gonna!"- Continuava a ripetere urlando lei.
Lui invece contiuava ad inveirle contro, lanciando in aria fogli e cuscini, era persino arrivato a lanciare per terra l'enorme vaso di cristallo situato sull'enorme tavolo in legno nel salotto. Per terra fiori secchi, acqua sporca e piccoli, piccolissimi cocci, che serebbero stati impossibili da rimettere insieme, nemmeno con la colla più potente del mondo.
Esattamente come i piccoli pezzi di cuore sparsi in fondo all'anima di Sofia.

Lacrime rigavano il suo volto, e quando arrivavano al piccolo taglietto bruciavano come mille stelle.
"Ai sbagliato, non avresti dovuto comprare quella gonna"
Continuava a ripetersi nella testa.
Lui, in piedi di fronte a lei, come una torre di vedetta, la stava guardando con una faccia scura e cupa. Poi andò verso la camera da letto dove si cambiò.
-"Esco con dei miei amici!"- Disse calmo, come se non fosse appena successo nulla.
La guardò ancora e sembrò quasi intenerirsi.
Si avvicinò a lei, ma non si abbassò verso di lei.
-"Ricordati che ti amo e che lo sto facendo per il tuo bene!"-

Un amore malato, cinico, senza pudore, senza un briciolo di umanità, un amore senza amore, senza anima, cosa c'è di peggiore di questo? Peggiore di un uomo che ti picchia nel nome dell'amore? Nel nome del più bel sentimento che Dio potesse donare al genere umano.

In quella stanza non c'era amore, solo ossessione e paura.

A quella frase, Sofia sentì una spada trafiggere il suo stomaco, la sua anima si spezzò.
-"Mi raccomando, fa che quando torno sia tutto in ordine. Domani abbiamo ospiti!"- Disse prima di uscire.
Poi si chiuse la porta alle spalle.
Sofia scoppiò a piangere.
Fino a quel momento aveva lasciato scendere le lacrime senza lasciare che nemmeno un minimo fiato uscisse dalla sua bocca.
Ora invece poteva urlare, gridare e singhiozzare senza che nessuno potesse dirle di smettere.
Non ce la faceva più avrebbe preferito morire.
Prese il cellulare e chiamò Clara.
Si chiese perchè avrebbe dovuto risponderle: erano mesi ora mai che non vedeva più le sue migliori amiche, Marco diceva che quelle non erano persone da frequentare, troppo facili e stupide.
Sofia ci aveva pure creduto.
-"Sofy? Tutto a posto?"- Chiese Clara spaventata dall'altro capo del telefono.
Di risposta ricevette solo singhiozzi e pianto: Sofia non riusciva a parlarle.
-"Sofy! Ti prego di qualcosa! Mi sto preoccopando! Cos'hai? Cosa è successo?"- Clara stava disperatamente cercando di capirci qualcosa, anche se sapeva di aver già intuito tutto.
-"Vengo l..."-
Sofia riagganciò il telefono.
La voce dell'amica, nonostante tutto, ebbe una funzione lenitiva.
Sofia smise di piangere, si asciugò le lacrime, si alzò e si mise a sistemare tutto, come se nulla fosse successo.
Come se tutte le sere precedenti a quella in cui Marco la picchiava non fossero mai esistite, come se avesse avuto la certezza che non sarebbe mai capitato più.
"Non capiterà più! E' stata solo colpa mia! Sono io che l'ho fatto arrabbiare! Lui mi ama!"
Si ripeteva.
Esattamente come se lo disse la prima volta che lui alzò le mai, come se lo disse la seconda, anche la terza e la quarta. Come se lo diceva tutte le altre sere precedenti a quella.

Però in fondo, in una piccola parte della sua anima non anora condizionata dalle bugie di Marco, sapeva che sarebbe potuto succedere, sapeva che se non avesse fatto qualcosa sarebbe riuscito anche ad ammazzarla.
E fu proprio grazie a questa piccola parte che Sofia riuscì a chiamare Clara, nonostante non disse nulla, con il suo pianto disperato aveva già detto tutto.
In un qualche modo, forse senza nemmeno rendersene conto, aveva langiato un allarme, una fune di salvataggio che se qualcuno avesse afferrato sarebbe riuscita a uscire da quel vortice che la stava distruggendo dall'interno.

Stava camminando nervosamente tra i viali, gli alberi erano quasi completamente spogli a causa dell'autunno. Non faceva freddo, ma i rami senza foglie annunciavano il nuovo arrivo dell'inverno. Sofia con la sua capiente borsa beige, camminava a testa bassa tra la gente, aveva una coda mal fatta, vestiti completamente anonimi, spenti e brutti, non era truccata, escludendo il fondotinta coprente per nascondere i lividi sul viso e sul collo, sembrava aver perso quel brio che l'aveva sempre fatta distinguere.
Camminava nella grande piazza, cercando di passare inosservata e ci stava quasi riuscendo quando, persa nei suoi pensieri, si sentì chiamare.
Inizialmente cercò di evitare chiunque stesse pronunciando il suo nome, ma quello si faceva sempre più insistente, perciò si voltò verso quel qualcuno.
Filippo la stava osservando basito.
Fece fatica a riconoscerla, pensò quasi di aver sbagliato persona.
Sofia non riuscì a guardarlo, le venne solo da piangere. Guardava il pavimento sperando che lui non chiedesse nulla.
-"Sof! Ma cosa diavolo ti è successo?"- Domandò quasi scherzoso.
-"Nu-nulla"- Balbettò lei insicura. Aveva paura che potesse vederla parlare con Filippo.
-"Come nulla? Sei così strana e impaurita..."- Filippo si avvicinò a lei, notò che stava tremando.
Lei non rispose. Sentì solo una lacrima scivolarle sulla guancia.
Il ragazzo la guardò incredulo: dove era finita la potente e sicura Sofia? Dove era finita la ragazza che aveva sempre conosciuto?
-"Ehi! Sof.."-Si avvicinò ancora di più a lei e con una mano le sollevò il mento, in modo da poterle osservare meglio il viso. Lei non fece nulla, non lo respinse né si allontanò. Si asciugò semplicemente la guancia che fino a qualche secondo prima era bagnata da una gocciolina salata.
Il tempo in quel momento, per loro due, si fermò. La frenesia della piazza scomparve, e rimasero solo loro due, in una piccola distorsione dello spazio e del tempo lontana da tutti, ma visibile a chiunque.
Facendo quel gesto, quello di strofinarsi la guancia con una mano, per non far vedere la lacrima, Sofia lavò da una piccolissima parte della guancia il fondotinta, che fortunatamente non era waterproof.
Filippo guardò quella piccola macchiettina violacea e, preoccupato, le diede una carezza, che lei apprezzò.
Così, senza nessun motivo apparente, lui le accarezzò dolcemente il viso, ma un motivo c'era.
Con il pollice della mano che era ancora in contatto con la sua guancia, strofinò leggermente, in modo da spostare il trucco.
-"Oh mio Dio! Sof questo è un livido!"-
A quelle parole lei si allontanò, scoppiando la loro bolla.

Scusate per gli eventuali errori di qualsiasi genere🌸
XOXO💋

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