Svanire

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Si era rintanato come un topo che si nasconde dal gatto.

Qualcosa non andava in lui.

-difettoso...?-pensò tra uno spasmo e l'altro.

Una mano stringeva dolorante il petto e l'altra bloccava la bocca trattenendo l'impulso di vomitare.

La sentiva incrinarsi e dimenarsi come un animale morente.

La sua anima, che andava a scolorirsi sempre di piú, passo dopo passo.

Soffocò un grido appene percepì un'altra fitta.

Il respiro si fece pesante e rapido.

La sua vista iniziava ad ingannarlo.

Vedeva volti di chi non esisteva piú.

Udiva voci che sussurravano frasi sconnesse.

Cosa doveva fare? Era nuovamente bloccato e ferito.

Come durante la guerra.

Ferito e spaventato tra delle macerie, a pregare che non lo uccidessero, a sperare in un miracolo.

Udiva quei passi, sempre piú vicini, veloci e... Portatori di morte.

-è qui! È qui!-
-no, no, no, no, no!-urlò mentalmente.

Si alzò tra il dolore e la paura, corse via da quel posto.

Non l'avevano visto vero?

Affondava gli stivali nelle macerie, dov'erano tutti?

Dov'erano?

Dov'era andato lui?

Si era perso.

Fissò la sua immagine nell'acqua, rise cercando di distrarsi dal dolore che provava.

Non ricordava nemmeno che volto avesse prima di...

Di questo.

-è un effetto collaterale del siero... Nulla di grave-

Si voltò verso la voce, vedendo un giovane Gaster, diventato da poco scienziato, ma giá all'opera per aiutare i mostri.

Girava per il laboratorio facendo delle analisi.

Era un ricordo.

Grillby allungò una mano, come per chiedere aiuto all'amico ma egli era intangibile, sfuggiva dalle dita.

-fin'ora... Nessuno è sopravvissuto...-

Disse grave, sedendosi su una sedia mentre si passava una mano sul viso.

-tuttavia il secondo prototipo ha dato buoni risultati... Ma i soggetti tendono a diventarne dipendenti e l'uso prolungato del siero ### potrebbe ###-

Quelle parole diventavano versi incomprensibili.

Tutto diventava scuro.

Giurava di sentire l'odore chiuso ed umido del vecchio laboratorio, e... Qualcos'altro, un odore dolce che mano a mano spariva, ricordava del miele ma...

Era diverso.

Più simile a profumo di un fiore.

Lo vide lontano, in mezzo a quel buio che lo circondava.

Un piccolo fiore rosso, dai petali bizzarri.

Quando si allungò per afferrarlo, udì una voce che lo chiamava.

Una voce affannata e minuta.

-aspetta!-

Si voltò e lo vide.

-dove... Dove te ne scappavi?-
-Frisk....?-riuscì finalmente a parlare.
-sei corso via... Senza dire nulla-disse tra un respiro e l'altro.

Era confuso, era corso via?

Non ricordava.

-hai iniziato a sputare liquido nero e poi... Sei scappato-spiegò il bambino.

Grillby si osservo le mani, sporche di nero, si portò un dito sulla bocca e lo vide tingersi del medesimo colore.

-stai... Stai bene?-

Scosse il capo mentre le mani iniziarono a tremare.

-no... Non sto bene, non sto bene, non sto bene-urlava nella sua testa.
-si sto... Bene-rispose con un'espressione anonima.
-no...-

Grillby lo fissò, sconvolto e sorpreso.

-non stai bene...-

Gli mise una mano contro la sua ed un sorriso comprensivo adornò il volto di Frisk.

-voglio aiutarti... Me lo permetterai?-
-.....si-

Nemmeno lui sapeva perché l'aveva detto.

Non aveva bisogno di aiuto.

Sentì nuovamente la fitta, era cosí dolorosa.

Un dolore simile a quando ti pungi con la spina di una rosa ma dannatamente piú forte, poco a poco il dolore peggiorava, ricordando i tagli con la carta.

Si accasciò al suolo stringendosi il petto.

-cercherò aiuto, non temere!-disse correndo in cerca di un'anima gentile in quel luogo totalmente ostile.

Quando la vista si oscurò sentì qualcuno che lo chiamava da lontano.

Non era Frisk.

E nemmeno il Sans di questo mondo.

-GRILLBY! GRILLBY!-

Era....

Era....?

Chi era?

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