Parte 1- Il maltempo porta sempre una speranza.

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Raiu,il signore del tempo. Capitolo 1.

( Questo qui sotto è Raiu, il disegno è stato fatto a computer da me. Troverete la versione definitiva di Raiu al Capitolo 22 in copertina. Buona lettura XD ).

Dicono che vivere vuol dire rischiare

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Dicono che vivere vuol dire rischiare...rischiare cosa? Questo non l'ho mai capito! L'unica cosa che ho capito in tutto questo tempo, è che vivere cercando un motivo per continuare ad andare avanti è bello. Vivere sapendo che qualcuno si preoccupa per te, quando ti fai male o semplicemente quando ti vede sovvrapensiero è bello. Purtroppo io, qualche tempo fa, non la pensavo così.

Ricordo quando avevo quattro anni...non sapevo chi fossero i miei genitori...non avevo un tetto per ripararmi...non avevo soldi per comprarmi il cibo e la cosa più irritante è che ero talmente solo che mi veniva voglia di morire...morire per liberare la sofferenza in me...il dolore che sentivo per il quale non avevo amici e ne famiglia. Ma continuavo a vivere.

Pioveva...Del resto, mi chiedevo sempre, perchè mai non faceva bello almeno una volta.Ogni giorno senza sole, sempre nuvole inzuppate d'acqua. Al tempo non sapevo parlare e scrivere bene, d'altronde nessuno me l'ha potuto insegnare. Provavo a spiegarmi con dei gesti e mimi, ma nessuno mi capiva e così finivo per piangere e istericamente a urlare il mio dolore verso la gente. 

Fino a sette anni ho vissuto in una scatola di cartone che avevo trovato, con difficoltà ,vicino a un cassonetto della spazzatura e li avevo deciso di costruirmi, immaginandomi nella mente, una casa. Rubavo il pane dal negozio di fronte alla mia casa, per poi venire bastonato dal proprietario che possedeva un cane molto brutto e con denti affilati che mi mordeva e graffiava, per aver semplicemente rubato una pagnotta. Ero uno che, però, non si lasciava malmenare facilmente! Per vivere in questo modo, bisogna autogestirsi fin da subito e ovviamente, non potevo di certo permettermi che una persona qualunque mi privasse del mio bottino, ovvero il pane.L'avevo rubato certo, ma ora era di mia proprietà e in quel momento,il mio unico pensiero era che quell'uomo con il suo stupido cane si dovevano levare di mezzo!

Ricordo che avevo tirato un calcio sul brutto muso del cane e con forza avevo cercato di prendere dalle mani del proprietario del negozio il bastone di legno; l'uomo continuava a sbraitarmi in faccia e a scuotermi di qua e di là, finchè non caddi a terra e il cane, che riprese i sensi, ricominciò ad azzannarmi ancora più forte. Sentivo dolore...molto dolore...ero arrabbiato e triste. Forse, ero troppo ingenuo per mettermi contro il proprietario di quella panetteria. Non mi davo mai per vinto, nonostante fossi piccino. L'uomo iniziò a stufarsi e ordinò al cane di UCCIDERMI! Me? Uccidere? Perchè? Per aver rubato un pezzo di pane? No! Questo è ingiusto. Io non voglio morire adesso.

Quel giorno mi prese un'incontrollabile rabbia, tanto che tirai un pugno , il più forte che potei nello stomaco dell'uomo e questi gemette. Il cane indietreggiò e lo guardai malissimo. Non so cosa mi stava succedendo, ma la testa mi doleva forte e mi girava completamente. Non sentivo più il rumore della pioggia cadere sul suolo e le nuvole cominciavano ad agitarsi. L'uomo mi guardò spaventato e chiese che cosa stessi facendo, ma io gli risposi che non stavo facendo niente. L'uomo mi disse che ero un bugiardo dannato che doveva morire perchè non servivo a niente alla società. Non risposi. Ero ancora arrabbiato per il pane e perciò fissai malamente l'uomo, che ormai se la diede a gambe e tornò nella sua panetteria, chiudendola con le serrande. 

Le strade, che fino a un attimo fa erano affollate di gente, erano vuote. Pioveva a dirotto e più ero arrabbiato, più pioveva come se fossi in grado di controllare in qualche modo il tempo, ma ci mancherebbe solo questo. Mi girava fortissimo la testa tanto che svenni...Quando mi svegliai, stava ancora piovendo e il pane si era inzuppato tutto d'acqua tanto che non potevo più mangiarlo. Ero davvero frustrato. Quel giorno non me ne era capitata una buona, d'altronde come sempre. Mi duole ammetterlo, ma sono davvero sfigato e per questo vorrei morire.

Senza alcun risultato, tornai a casa nella mia scatola di cartone; ma quando arrivai, il cartone era tutto rovinato e così, non avevo più un riparo e un posto dove stare. Iniziai a correre per le strade chiedendo aiuto alle persone, ma sembravano ignorarmi e disprezzarmi tanto che si allontanavano, sussurando "Ma chi è questo bambino fetido e insolente?", "Cosa vuole questo bambino da noi? ,gente che diceva cose tipo "Vattene" o che ne so "Via da qui, bambino portasfiga!Sei solo un disastro!", "Questo bambino è la rappresentazione della disgrazia" ecc. 

Sinceramente,io non capivo il motivo di tutto questo trambusto e di questa sfrontatezza verso di me. Volevo solo un riparo in cui stare, mi andava bene anche una notte, ma nessuno si degnò di aiutarmi. Sembrava che tutti mi reputassero una persona pericolosa, ma come potevano conoscere un bambino di 7 anni, che in tutto questo tempo non si era mai fatto amico una persona di quel posto? Così, dopo aver corso e corso senza nessuno il quale mi abbia considerato, andai a ripararmi sotto un albero fuori città. La pioggia continuava a scendere sempre più forte, poi a grandinare e infine scoppiò il temporale.

Avevo paura...in fondo ero piccolo e non avevo nessuno. Avevo paura dei tuoni e i lampi mi spaventavano parecchio. Ma il fenomeno che temevo di più...era il fulmine. Il fulmine mi attraeva, ma nelllo stesso tempo mi terrorizzava, perchè non sai mai quando arriva e con un solo colpo, ti conduce all'altro mondo. Però, vederlo da lontano mi piace, il modo in cui atterra sul suolo come una freccia elettrica che si scaglia velocemente contro la terra, colpendo con una forza devastante e superpotente, è troppo figo. Comunque, mentre aspettavo che la pioggia smettesse di scendere, cominciai a pensare sul futuro...a cosa avrei fatto dopo che il tempo si sarebbe calmato. Ancora non lo sapevo, anzi ,solo a pensarci mi turbavo. Ma...

Ad un certo punto, sentii una piccola scossa da dietro la schiena che mi drizzò del tutto. Pensavo che fosse un segno di brutto presentimento...infatti, stavo cominciando a sudare, non mi sentivo al sicuro sotto quell'albero. Non sapevo dove andare, quella scossa mi aveva raddrizzato troppo che non riuscivo più a muovervi e oltrettutto ero spaventato da cosa sarebbe potuto succedere, se da quella posizione non mi fossi mosso. Gli occhi mi bruciavano e stavo piagendo come un coccodrillo, anche se non sapevo come fosse fatto un coccodrillo. Le nuvole si stavano radunando in unico punto, formando una specie di vortice. Ero terrorizzato, volevo scappare da lì, ma non ci riuscivo DANNAZIONE! Avevo paura e ogni volta che penso a quel giorno, ho paura anche ora

...qualcuno mi aiuti...Aaahhhh!!!!!



...il vento...sentivo trascinarmi dal vento...e portarmi verso il cielo, come quando un'anima abbandona il suo corpo.

Vidi una freccia elettrica che puntava dritta verso di me! Si...una freccia davvero potente e abbagliante.

una freccia davvero potente e abbagliante

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