I miei occhi sono fissi su Simone, desidero così tanto che i nostri sguardi si incontrino, che lui mi sussurri qualcosa da lontano, per farmi forza o che mi mandi un bacio, ma niente di tutto questo accade, il suo sguardo non si incontra mai con il mio, nonostante il mio sia fisso su di lui, Simone non si è mai girato a guardarmi. Io continuo a fissare il suo braccio, che é intorno a Carmen, e quasi mi viene il vomito, penso alla sera prima, alla nostro ultimo giorno perfetto, che, alla fine, è stato veramente l'ultimo. Non non sono pronta a questo, i ricordi mi affiorano a fiumi e le parole di Simone mi rimbombano nella testa, tutti quei "ti amo" "non ti lascerò mai" tutte quelle promesse, adesso mi sembrano soltanto un palloncino che mi sono lasciata portare via dal vento, perché non sono riuscita a tenerlo abbastanza forte, e mi sento proprio come quando ero una bambina che, vedendo il mio palloncino volare via e arrivare al cielo, scoppiava in un enorme pianto, solo che adesso non posso piangere, e cerco di trattenermi in tutti i modi, nonostante mi sia fatta scappare qualche lacrima, che asciugo frettolosamente con la manica della felpa, sta succedendo tutto troppo in fretta. Vedo avvicinarsi Filippo, che si siede di fianco a me, mi guarda, poi mi appoggia una mano sulla gamba e, prima che possa dire qualcosa, lo anticipo dicendogli "cosa c'è irama", irama? Non lo avevo mai chiamato con il suo nome d'arte, ma in questo momento sono così sconvolta da non rendermi conto di niente, lui non si lascia scoraggiare dai miei toni freddi, mi sorridere e mi dice "non ti preoccupare, andrà tutto bene" per la prima volta le sue parole sono così dolci che mi fanno spuntare un sorriso, il suo tono è calmo e i suoi occhi comprensivi; lui sorride a sua volta e mi accorgo di quanto sia buono e sincero il suo visto. Mi butto tra le sue braccia e lui mi stringe forte, era quello di cui avevo bisogno e, per un secondo, mi sono scordata del fatto che non avrei visto Simone per due mesi. Siamo ancora abbracciati e lui mi sussurra all'orecchio "pensa positivo, almeno avrò l'occasione di conoscere quella "normalissima ragazza" no?" io rido imbarazzata, poi ci stacchiamo dall'abbraccio ma mi sento ancora più in imbarazzo, lui avvicina la mano alla mia guancia e mi tira un pizzicotto, come per dirmi "stai tranquilla, sii forte", io mi metto a ridere e sposto la sua mano. Ci guardiamo, capisco che siamo simili, che lui riesce a capirmi, credo che anche lui abbia pensato la stessa cosa, perché ci mettiamo a ridere come due idioti. Il miei occhi, come i miei pensieri, però,
tornano a Simone che, questa volta, ricambia lo sguardo, io sono più felice che mai, sfoggio il mio sorriso migliore e, timidamente, accenno un saluto con la mano, lui però non si smuove, mi guarda in modo severo, come di rimprovero, e, dopo pochi secondi, smette di guardarmi riprendendo a ridere e a scherzare con Einar e Carmen. Se per un attimo mi sembrava di star bene, adesso, il mondo ha ripreso a cadermi addosso.