Capitolo 6. Giocando a carte

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- Sherlock, toglimi una curiosità- disse Lupin - Cos'hai scoperto a casa della vedova Wollas, non ci hai raccontato nulla-

- Ah giusto! Praticamente sono entrato in quella villa, facendo finta, ovviamente di essere un semplice garzone- cominciò il mio amico -ho chiesto solo un paio di informazioni al maggiordomo, su dove era il giorno dell'assassinio la contessa, e con mia grande sorpresa, l'uomo si è rivelato un grande chiaccherone. Così, oltre a dirmi che la vedova era a Londra quel giorno, mi ha raccontato che il conte possedeva una grande parte del porto londinese sul Tamigi!-

- E l'altro pezzo di porto a chi apparteneva?- domandai

- A molte persone-

Io e Lupin lo guardammo perplessi, e Holmes si affrettò a spiegare - L'altro pezzo di porto era suddiviso in altri piccoli possedimenti, fra esattamente 4 gentiluomini, con cui voglio giocare stasera a carte, e estrarre qualche informazione, siccome tutti erano a Londra, venerdì sera-

- Sei impazzito? E se capiranno che stiamo indagando, e loro sono armati?- mi preoccupai. Sherlock e le sue grandi idee. Sapevo che sia lui che Arsenè sarebbero stati sempre vicini per proteggermi, ma chi avrebbe protetto loro? Questa era la cosa che mi preoccupava di più. Sherlock e Lupin, mi avevano già salvata più volte da bande di teppisti e criminali. Sherlock invece, aveva fatto a botte per me in un incontro di box illegale per proteggermi. Mi erano sempre stati accanto, sarebbero sempre corsi in mio soccorso in caso di pericolo. Ma cosa potevano fare contro dei tizi armati di pistole? Era quello che mi chiedevo in quel momento.

Lupin vide la mia faccia preoccupata e mise la sua mano sulla mia, come per rassicurarmi, e mi sorrise. amavo il suo sorriso. Mi faceva sentire al sicuro. A interrompere quell'aura fu Sherlock che non aveva un minimo di delicatezza urlò al cocchiere - Siamo arrivati!-

In quel tono non sapevo se potevo decifrare un po' di... come dire...gelosia? Subito risi dentro di me? Gelosia? Questa era davvero bella!

Al Casinò de Real, c'era una gran puzza di fumo e alcool. Tutto intorno infatti, era come avvolto nella nebbia, e non potei evitare, quando entrammo di tossicchiare. Oltre al suono dei bicchieri e esultazioni, c'era la musica di un pianoforte e la squillante voce di una cantante.

Per tenerci insieme, Sherlock mi prese sottobraccio, e si immischiò nella folla. Ci fermammo davanti un tavolino su cui giocavano a carte.

- Vedi l'uomo che sta vincendo?-

- Si, direi che è molto bravo-

- Vuoi andare in bancarotta?-

- Grazie al Globe ho ra- E' il signor Gerald Kenney, e ho l'intenzione di giocare con lui-cimolato qualche spicciolo, ma credo proprio che non mi serviranno-

Quando finimmo di parlare Kenney aveva già finito di giocare. Sherlock allora si avvicinò a lui.

- Sherl...- provai a fermarlo, ma chi ferma uno come William Sherlock Holmes? Certamente non io.

- Le va una partita?- chiese il mio amico a Gerald Kenney

Così senza aspettare una risposta si sedette sulla sedia davanti all'uomo, e si mise a mescolare le carte, cominciando a parlare

- Quindi...- cominciò a conversare Sherlock

Cominciai a cercare Arsené con lo sguardo. Non potevo lasciare da solo il mio amico inglese, ma dovevo pur sempre trovare il mio altro amico. I miei occhi si soffermarono su una persona, su quelli gelidi occhi di colui che avrebbe complicato la vita a uno di noi. In quel momento combattei tutta me stessa per non andare da lui, ma alla fine la mia parte curiosa vinse. Lasciai la spalla di Sherlock che fino a quel momento stringevo, e mi avviai verso Moriarty.

Sherlock, Lupin e io. Il requiem del ballo in mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora