Capitolo 7. Questioni delicate

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Non so come descrivere il colore della mia faccia in quel momento. Credo che prima era roseo, poi diventò bianco e infine rosso. O al contrario. Non so. Ma la cosa più importante è che volevo sprofondare sotto il pavimento di casa mia. Avevo dentro di me un grande senso di rimorso, dolore, rimprovero contro me stessa. In poche parole: un'esplosione di emozioni.

Ma aspettate un secondo. Di cosa sinceramente dovevo vergognarmi? Di aver baciato?

Mi girai verso la porta.

Studiai i loro due volti attentamente. Come mai avevo fatto, però senza che lo notassero.

Uno aveva il volto affilato, capelli neri, occhi serrati, sguardo che esprimeva tristezza e rabbia.

L'altro invece, viso perfetto, capelli anche i suoi neri, occhi sbarrati, sguardo che trasmetteva tradimento e rabbia.

Avevano solo tre cose in comune: i denti stretti, pugni e una grande voglia di improvvisare a casa mia un incontro di boxe, come partecipanti loro due, contro Paul.

Però, nonostante dentro di me avevo già programmato un discorso sicuro di sé, che avrebbe espresso sicurezza e indifferenza, e che avrebbe fatto intimidire tutti lasciandoli senza parole, riuscii a mormorare:

- Hey ragazzi-

In effetti c'erano troppi "avrebbe" nella mia giovane testa.

Per non creare ulteriore scompiglio presi il berretto e le scarpe comode (Avevo addosso i pantaloni), me le misi e prendendo per mano i miei amici, uscii di casa, pensando a come cominciare un discorso, dopo quella situazione.

Nessuno osò fiatare. Stavamo solo camminando. Dopo poco capii che stavamo andando in una direzione precisa. Avevamo oltrepassato casa Holmes da cui vidi Violet mi faceva linguacce, oltrepassammo Shackleton Coffee House, e anche l'appartamento di Lupin. Dove mi stavano portando? Come sempre io non ne ero al corrente. Non osai chiedere nulla.

Arrivammo davanti una gigantesca tenda con mille decorazioni e un'enorme scritta "Circus" . Eravamo davanti al circo della famiglia Lupin.

Da dentro si poteva udire musica da parata, quelle che di solito si usano nel circo.

All'interno era ancora più grande di quello che mi aspettavo. C'erano degli acrobati, clown, prestigiatori, e una equilibrista bionda.

Aspettate un attimo!

Il mio sguardo tornò su l'equilibrista. Si muoveva come una piuma a almeno 20 metri di altezza. Era anche abbastanza graziosa, e Arsené non le toglieva gli occhi di dosso.

Quella ragazza era senz' altro che l'unica e inimitabile : Hilde.

Quando ci vide ci salutò con una mano, e accelerando il passo su quella corda dopo poco ci raggiunse.

Lo so che pensieri del tipo perché quella corda non si spezza, oppure, perché non inciampa e cade, non sono accettabili da ragazza ben educata e di sangue reale, ma siamo tutti esseri umani, e in quel momento era quello che pensavo e volevo con tutto il mio cuore.

- Ciao ragazzi! Sono estremamente felice di vedervi- squilló la bionda

- È reciproco. Ho pensato alla proposta di allargare il nostro gruppo. Accetto volentieri- disse Sherlock

- E tu Irene cosa ne pensi?- mi chiese allora Hilde

- È molto contenta, infatti è stata lei a convincere Sherlock- mi precedette Arsené, senza lasciare dirmi la mia

In quel momento, per la prima volta nella mia vita, ebbi la netta sensazione, che quei due volessero rimpiazzarmi o sbarazzarsi di me.

Erano così arrabbiati?

- Oh ragazzi! Ci divertiremo molto insieme- esclamò Hilde.

Ci lasciammo il circo alle spalle dopo aver guardato praticamente tutto il repertorio di Hilde.

Quando fummo abbastanza lontani, Sherlock e Arsené si fermarono.

Mi guardarono e scoppiarono in una fragorosa risata.

- Ho qualcosa in faccia?- chiesi preoccupata

- No no. Stai però tranquilla che Hilde non è davvero nel nostro gruppo- disse ridacchiando Lupin

- Ma voi...-

- Era solo una scusa -

- Una scusa per cosa?-

- Per allenarci, verremo tutti i giorni al circo per allenarci.-

A quel punto anche io mi misi a ridere. Come se il bacio con Paul e tutte le incomprensioni non fossero mai esistite. In quel momento pensai anche che non ci fossimo fai separati, e che fossimo stati sempre insieme, ma questo, alla conseguenza di fatti che accadranno in un futuro non così tanto lontano, non accadrà. Ma non facciamo salti temporali troppo lunghi, torniamo al maggio del 1872.

Dopo aver ingannato Hilde, andammo subito a casa di Sherlock.

Violet quando ci vide, uscì di casa e corse ad abbracciare il mio amico

- Sherlock, Sherlock-

Sorrisi. Holmes voleva molto bene alla sua sorellina.

I miei amici entrarono, e anche io feci per farlo, ma la bambina mi fermò

- Tu gli vuoi davvero bene?- mi chiese sedendosi sullo gradino. Capii che si riferiva a Sherlock

- Sì è il mio migliore amico-

- Beh, allora lui ti vuole molto di quanto tu immagini -

- Violet! Vieni dentro- la chiamò la signora Holmes

Restai un poco sconvolta. Cosa voleva intendere con quelle parole?

Mi stava prendendo in giro?

Oggi mentre scrivo le nostre avventure, posso percepire una grande responsabilità grande responsabilità all'odio verso le donne di Sherlock Holmes, il miglior investigatore mai esistito. Credo che sia proprio colpa mia.

Ma tutte queste erano questioni delicate che in quel momento non mi dovevano preoccupare, almeno per ora

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SPAZIO AUTICE😆

Hello! Ho postato in anticipo il capitolo perché non vi volevo far aspettare. Comunque oltre la prima e l'ultima parte mi sembra un pochettino noiosetto. State rimedierò molto presto. E adesso passiamo alle domandine che fanno mettere ansia

Per una seconda volta, Paul è chi dice di essere? Cosa voleva intendere la piccola peste Violet? Di chi cavolo è innamorata Irene? Hilde romperà ancora le scatole ai nostri amici(ovvio, certamente!)?

Vi lascio in ansia

Shau♡

Didi8068

Sherlock, Lupin e io. Il requiem del ballo in mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora