Capitolo 17. Perdono, Scotland Yard e altre storie

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Leggete lo spazio autrice sotto perché ci sono le interviste ai personaggi di Sherlock, Lupin e io.
Avete mai avuto quella sensazione, che avete troppo da perdere, per andarvene così in fretta? Che avete ancora molte cose da fare, e che mancherete a molti? Sì a me è successo una volta nella vita. Successe infatti quella notte di maggio, quando quel criminale di James mi spinse giù nella tromba delle scale. Quella sensazione però non durò più che un millesimo di secondo. A un certo punto sentii di non star precipitando. Aprii lentamente gli occhi, e alzai la testa verso l’alto. Una mano salda mi stava tenendo. Non poteva essere del signor Nelson, perché era più piccola, ma non poteva essere nemmeno dei miei amici. Era una mano forte e salda. All’inizio non credenti che poteva essere la sua. Ma lo capii, quando il biondino mi sussurrò ti tengo Irene.  

Paul mi sollevò sú, e mi accorsi che teneva una pistola verso la testa di Moriarty.

《Cosa diavolo sta succedendo?》pensai

Paul mi stringeva le spalle con fare rassicurante. Sorrideva, e sembrava essere tranquillo.

O era bipolare e  soffriva di schizofrenia, o ero finita in un sogno, o qualcuno adesso sarebbe saltato fuori dicendo scherzetto, oppure c’era qualcosa che mi ero persa.

Operai per la seconda opzione e mi girai verso destra. Paul scostó il suo braccio, dandomi la possibilità di correre e buttarmi in un abbraccio con Sherlock e Arsené.

Mi strinsero forte, come se non volessero lasciarmi andare.

-Scusaci- disse l’inglese

- Non ti abbiamo creduto- gli fece eco Lupin

- No sono io che…-

- Non provare a prenderti le colpe, è colpa nostra-

- Ci dispiace-

Poi Sherlock si staccò, mi squadra da testa a piedi, come per assicurarsi se fossi tutta intera, e poi guardo alle mie spalle. Paul stava ancora puntando la pistola alla nuca di Moriarty.

- Comunque non riesco a capire cosa stia succedendo. Paul tu non eri con Moriarty?-

Il giardiniere fece un’espressione del tipo: Ma siete seri? Davvero non avete capito un’accidente?

- In realtà non sono un giardiniere- cominciò

- Ma no guarda- alzò gli occhi al cielo Arsené

- E non ho mai lavorato con Moriarty- continuò

- Cosa?- adesso era James ha chiedere spiegazioni

- Dall’inizio sono a Londra per ordine della Regina-

- Vittoria? La Regina Vittoria?-

- No, della Regina di Boemia. Tua madre Irene- disse rivolgendosi a me - Mi ha chiesto di proteggerti perché sapeva che i persecutori erano molto vicini dal trovarti. Sono stato la tua e l’ombra dei tuoi amici-

Ecco perché Hilde l’aveva visto all’appartamento di Lupin

- Tutto andava secondo i piani, ma poi è arrivato James Moriarty, e ha scoperto della mia storia, di mio padre, e mi ha costretto di collaborare. E siccome avrebbe potuto farti del male ho dovuto collaborare, e fare il doppio gioco. Ed è andato tutto secondo i calcoli. Irene tu sei salva e ora sta arrivando Scotland Yard-

In quel momento tirai un paio di gomitate i miei amici che stavano ascoltando a bocca aperta. Avevo ragione! Paul non era colpevole.

Dentro la mia testa stavo cominciando a saltellare per la gioia, non solo per non essere finita spiattellata, ai piedi del Big Bang, ma anche perché adesso quel pazzo che sarebbe stato arrestato.

Sherlock, Lupin e io. Il requiem del ballo in mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora