Capitolo 18. Ci rivedremo molto presto Irene

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NELLO SPAZIO AUTRICE INTERVISTA SPECIALE A HILDE

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A casa mio padre, non si accorse nemmeno della mia assenza. Come entrai passando inosservata? Dalla finestra. Mi arrampicai con qualche difficoltà, e mentre lo facevo mi chiedevo come cavolo i miei amici, facevano lo stesso tragitto più volte al mese, e aggiungendo anche la discesa, a me sembrava praticamente irrealizzabile. Poi c'era il signor Nelson che stava a braccia aperte sotto di me, per afferrarmi se avrei perso l'equilibrio, e io sinceramente, avevo avuto abbastanza voli per oggi.

Il giorno dopo, mi alzai a malavoglia, ma solo perché dalla cucina si sentiva il delizioso profumo di cornetti ripieni di marmellata di fragole.

-Buongiorno Irene!- disse Leopoldo senza alzare gli occhi dal suo giornale, nel mentre sorseggiava una tazzina di caffè amaro

- Ciao papà- e sì. Gli scoccia un bacio sulla guancia

Solo allora mi guardò con fare sospettoso.

- Stai bene Irene?-

- Fantasticamente. Quando hai finito fammi leggere anche a me- cinguettai addentando un cornetto

Ero davvero strana. Fino a qualche ora fa potevo finire spiattellata alla base del Big Bang, e ora stavo praticamente cantando come una dodicenne alla sua prima cotta (e io avevo ne appena compiuti quattordici).

Dopo qualche minuto, mio padre mi passò il giornale ancora fresco di stampa, che guardando i polpastrelli potevo trovare tracce di piombo. In seconda pagina c'era scritto

"Il caso d'omicidio di Lion Wollas chiuso. Trovato l'assassino da un trio di giovani detective, di cui nomi sono inediti. Il colpevole però è fuggito."

Mi mordicchiai il labbro inferiore per tutta la lettura sorridendo. Ci avevano citati, ed ero felice. L'unica cosa negativa è che non catturarono James. Chissà dov'era. Aveva lasciato il paese? Speravo di sì.

Mi alzai di scatto e dissi un semplice "Ho un impegno molto importante. Vado". Salutai Leopoldo e mi dirsi verso l'ingresso per mettermi gli scarponcini.

- TRIO di giovani detective, eh?- una voce maschile mi costrinse ad alzare la testa

- Già chi saranno mai...-

-  Signorina Irene...-

- Signor Nelson- e senza dargli il tempo di ribattere uscii di casa

Mi fermai un secondo nel centro del giardino. Tutte le piante erano curate, forse troppo. Tutto era troppo perfetto. Ebbi un cattivo presentimento. Corsi fuori dal cancello cercandolo con gli occhi. I miei piedi cessarono di muoversi quando me lo trovai davanti.

- Te ne stai andando via?- chiesi con ancora il fiatone

- Il mio compito qui è finito- mi rispose sorridendo come sempre

- Ma tu non te ne puoi andare...Io....- non riuscii a finire la frase perché Paul mi poso un dito sulle labbra

- Shhhh...Sono stato mandato da tua madre...La vera madre per proteggerti, e ora tu stai bene. Ho completato il mio lavoro, e io me ne devo andare, tornare a casa- mi disse con voce calma

- Ma se Moriarty tornasse- in quel momento sapevo che sembravo una bambina di cinque anni che voleva una caramella, ma in realtà non volevo che lui se ne andasse.

- Non tornerà questo è sicuro, ma anche se fosse- prese un respiro profondo -Ci sono i tuoi amici Sherlock e Lupin-

Non ci pensai molto, e con uno slancio lo abbracciai. Il ragazzo ricambió subito, e credo che restammo in quella posizione qualche minuto.
Poi lui si staccò, e cominciò a frugare nel borsone.

Sherlock, Lupin e io. Il requiem del ballo in mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora