Anna

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Passano diverse ore dal momento in cui abbiamo parlato con l'infermiera.
Sono ancora appoggiata alla sua spalla e non mi muovo. Lui ha il braccio intorno alla mia schiena e con il pollice fa dei movimenti circolari sul mio braccio. Continua così da ore.
"Ma i genitori di Anna?" mi chiede lui. Per un momento mi sembra di non riconoscere la sua voce perché siamo stati così tanto tempo in silenzio che pure io credo di non saper più parlare.
"I genitori di Anna non vengono. Lei e i suoi genitori non si parlano più da molto tempo ormai. Ti ho detto che sarebbero arrivati per non farti stare in pensiero, ma in realtà lei non li vede da circa 3 anni. È per questo che mi sono precipitata qui. Perché l'unico membro della sua famiglia con cui Anna parla ancora è la sorella, che però adesso è a Madrid per l'università e Anna mi ha sempre fatto promettere che nel caso le fosse successo qualcosa, dovevo aspettare a chiamarla. Anna vuole molto bene a sua sorella e non la vuole far preoccupare. Per questo l'ospedale ha chiamato me. Per questo io ora sono qui."

Vedo che un dottore ci sta venendo incontro,così mi alzo e lo raggiungo.
"Mi scusi dottore, come sta Anna?"
"Lei è la sorella?"
"No dottore, la sorella è a Madrid e i suoi genitori non verranno. Sono la persona più vicina a un famigliare che Anna ha in questo momento. La prego, mi dica come sta."
Il dottore, un uomo sui trenta, capelli castani, occhi azzurri e una barba leggera su mento e guance mi guarda per un momento, come se stesse valutando se parlarmi o no.
"La sua amica sta bene. L'abbiamo operata e ora è in terapia intensiva. Si è già svegliata e sì, può andarla a trovare. Stanza 5 secondo piano."
"O mio Dio grazie mille dottore!" mi giro verso Damiano e lo abbraccio e poi, insieme, ci incamminiamo verso la stanza di Anna.
La vedo lì, stesa su un letto con la testa tutta fasciata. Mi avvicino al letto, mentre Damiano rimane sulla porta. "Non mi conosce neanche, non voglio distrurbare" mi ha detto.
"Heii. Come ti senti?" le sussurro. Appena sente la mia voce si gira e mi sorride.
"Come se avessi fatto un incidente."
"Brutta stupida, quante volte ti ho detto di non guidare quando hai bevuto?"
"Come è andato l'appuntamento? Oddio, è lui?" vedo che il suo sguardo è puntato verso Damiano.
Gli faccio segno di avvicinarsi.
"Si, è lui. Damiano Anna, Anna Damiano."
"Eccola qui, la famosa Anna. Greta mi ha parlato tanto di te" dice Damiano sorridendole. È davvero tenero.
"Non sai quanto Greta mi ha parlato di te..."
La guardo con uno sguardo allucinato come per dirle "Guarda che nelle condizioni in cui sei mi basta un dito per farti provare un dolore lancinante. Stai attenta a quello che dici."
Restiamo noi tre per un po', finché un'infermiera ci obbliga ad andarcene.
"Sei stanco.... Vai a casa, è meglio. Tanto io abito a cinque minuti da qui e credo che la mia amica abbia finito. Sei stato davvero gentile."
"Ma stai zitta... io ti accompagno a casa e basta. Sai quanta brutta gente c'è un giro?"
Non faccio storie. Salgo in macchina e mi faccio accompagnare sotto casa.
"Grazie mille, di tutto" gli dico.
"E di che? In fondo... ti ho solo offerto un aperitivo."
Mi avvicino e lo bacio. Poi scendo dall'auto e salgo in casa.

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