Guarda nella mia direzione e sorride. La sto fissando da quando siamo arrivati, credo che lo sappia. A ogni modo è brava a nasconderlo. La ventina di persone da cui è composta la nostra comunità ascolta attenta il discorso del sindaco, mio nonno. Racconta ancora una volta la storia della città, di come l'uomo ha dovuto adattarsi a questo stile di vita per sopravvivere; a come si stava sulla terra. Sono cose che sappiamo già tutti. Le abbiamo studiate, abbiamo letto libri al riguardo e abbiamo fantasticato su come sarà stato.
Ogni tanto percepisco addosso qualche sguardo curioso, che sfugge il mio non appena alzo gli occhi dal pavimento di metallo. Immagino siano tutti curiosi di vedere come me la cavi qui fuori. È la prima volta che partecipo a una riunione, è la prima volta che sono fuori dalla mia stanza.
Cerco senza successo di concentrarmi sul discorso, ma l'occhio mi ricade su Danae. È seduta dritta accanto a nostra madre, bellissima anche con l'anonima divisa marrone che indossiamo. Poi comincia il discorso sul nostro nuovo inizio, dopo il necessario isolamento della sezione A. Mia zia poggia una mano sulla mia e mi fa dono di un caloroso sorriso.
Sono stato anni senza capire per quale ragione i miei genitori avessero deciso di allontanarmi da loro e, anche adesso che sono cresciuto, la ferita non si è rimarginata del tutto. Mio padre si avvicina a suo suocero e questo gli stringe la spalla in maniera affettuosa. Aspettai per mesi una sua visita, dopo il mio allontanamento dalla famiglia. Non venne mai.
Mio nonno prende posto su una sedia pieghevole in prima fila, mentre mio padre si schiarisce la voce.
«È una giornata di gioia questa, cari amici. Doppia, anzi» dice con tono saldo, sorridendo a Magda che si sorregge il pancione. Non nascono molti bambini nella nostra comunità, per questo ogni volta che capita facciamo una grande festa.
«Intanto perché tra pochi giorni la nostra comunità si arricchirà di un nuovo membro, cosa che non accadeva da sei lunghi anni...» Magda è l'unica donna della comunità ancora fertile, oltre a mia sorella e alla piccola Selene. Erano anni che provava ad avere un bambino e finalmente ci è riuscita.
«E poi perché oggi vi annuncio il fidanzamento della mia unica figlia, con mio nipote... Ares.» Percepisco le dita di mia zia stringersi con più forza intorno alle mie, come a volermi dare conforto, ma io allento la presa e mi libero. Non può proteggermi da questo, dal rifiuto di mio padre. Nonostante l'ultima frase bruci come uno schiaffo, mi alzo in piedi proprio come tutti si aspettano. Danae, che è già in piedi, si volta verso di me.
«Con la speranza che questa unione apporti nuova linfa e nuove vite a questa comunità, faccio loro i miei migliori auguri» conclude, fa un passo indietro e parte un applauso che si propaga subito tra tutti i presenti.
Prende la parola mia madre, invita tutti a servirsi al buffet e dichiara l'inizio della festa di fidanzamento.
A quel punto tutti, tranne me, afferrano le proprie sedie, le richiudono e si muovono verso la porta. Io rimango in piedi, le mani sullo schienale freddo, spaesato. Mia zia mi ha spiegato tutto sulle riunioni, quando stare in silenzio, quando alzarmi, ma sono certo che non mi abbia detto niente riguardo le sedie. La cerco tra la gente e vedo che è distratta a conversare.
Mi sento disorientato come quel giorno, il giorno in cui mia madre mi portò nella stanza in fondo alla sezione e mi ci lasciò senza una spiegazione.
«Da oggi in poi dovrai restare qui, la zia si prenderà cura di te. Io verrò a trovarti spessissimo» fu tutto quello che disse. Sul letto trovai un pacco di matite, mi sarebbe dovuto bastare quello, per riempire il vuoto che aprì chiudendosi la porta alle spalle.
Chiudo la sedia anche io e seguo le ultime persone che si accingono a uscire dalla stanza. Nel corridoio si è creata una fila compatta, i piedi si muovono quasi a ritmo, mentre io mi sento scoordinato, fuori posto, confuso. Mi domando se il mio isolamento continuerà anche adesso che sono in mezzo agli altri, mi rispondo di sì.
Il luogo d'arrivo è uno stanzino. Le sedie vengono sistemate lì e la gente torna nella sala grande. Poi i festeggiamenti iniziano davvero. L'attenzione di tutti è rivolta a Magda. Il suo bambino non è ancora nato eppure già le chiedono quando arriverà il prossimo. Mi avvicino anche io per porgerle le mie felicitazioni e una vaschetta di gelatina. Ha la pancia così grossa che temo possa partorire da un momento all'altro.
«Ciao» sussurro vicino l'orecchio di Danae, facendola sussultare. Ho aspettato che la gente finisse di farle le congratulazioni per avvicinarmi a lei.
«Ho una cosa per te» dico, frugandomi nelle tasche. Le afferro una mano e le poggio sul palmo l'oggetto, celandolo però alla sua vista. Le premo piano le dita intorno al piccolo uccellino di legno, meravigliandomi di quanto siano lunghe e sottili.
«So che forse ti aspettavi un anello, date le circostanze... È legno di un vero albero. Ci appartiene da generazioni. Da bambini ci giocavamo sempre» mi affretto ad aggiungere. Danae mi fissa per un attimo e poi mi lancia le braccia al collo, lasciandomi di sasso come la prima volta. Non che non voglia abbracciarla, tutt'altro! Solo che gli abbracci sono qualcosa di nuovo per me, non ne ho avuti molti da piccolo. Prima di lasciarla andare le stampo un piccolo bacio sul collo.
Due donne si avvicinano per congratularsi con lei e io mi allontano. Anche se sono passati alcuni minuti, ho ancora le labbra che bruciano per il contatto con la sua pelle calda.
«Approfittiamo del fatto che siamo tutti riuniti, per somministrare il vaccino annuale» mi dice mio nonno passandomi accanto. Lo vedo avvicinarsi a un'altra persona e immagino le stia dicendo la stessa cosa. Dobbiamo ringraziare questo vaccino se la Mephista non si è più ripresentata dopo l'ultima ricaduta di quindici anni fa.
Ennio, un uomo che lavora da sempre per lui, spinge per la stanza un carrello con le ruote, pieno di fiale gialle. Si crea una fila e inizia la somministrazione. Mia sorella è poco più avanti di me nella coda. Parla con qualcuno gesticolando e sorride.
Ennio preme appena lo stantuffo per provare la siringa, quando è il mio turno. Uno zampillo di liquido ambrato fuoriesce dall'ago e poi esso affonda nella pelle della mia spalla. Brucia per appena un attimo e ha già finito. Il braccio destro di mio nonno mi dà un quadratino di carta con il disinfettante e mi fa segno di andare. La gente che ha già avuto il vaccino è tornata a godersi la festa. Mi guardo intorno alla ricerca di Danae ma non la vedo.
«Tutto bene?» domanda mia zia, notando forse il mio sguardo perso nel vuoto.
«Stavo solo...» rispondo, poi fermandomi a osservare cosa succede in fondo alla stanza. Mio nonno fa rimbalzare lo sguardo da un punto all'altro della sala e deglutisce. L'ultima ad aspettare la somministrazione è Magda. Visto che aspetta un bambino, quest'anno le spetta una doppia dose. Ennio scrolla le spalle e lancia uno sguardo desolato al sindaco, dopo aver gettato la siringa nel cestino ai suoi piedi, in attesa della sterilizzazione.
«Magda, puoi andare. Visto che la Mephista non colpisce più da anni, ci possiamo ritenere sicuri nel somministrare una sola dose anche alle donne gravide» pronuncia il sindaco, passando lui stesso un quadratino rosato alla donna.
Nota dell'autrice: Grazie per essere giunto fin qui. <3 Oggi abbiamo scoperto qualcosa in più su Ares, ma ti avviso che nel prossimo capitolo il punto di vista cambierà ancora. ^_^ Spero che avrai voglia di farmi sapere cosa ne pensi della storia e di questo capitolo. Il feedback del lettore per me è importantissimo. Cambieresti qualcosa della storia? Credi che il ritmo sia buono? Quale personaggio ti piace di più? Grazie per il tempo che mi hai dedicato e per quello che mi dedicherai. A presto!
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Città Bunker
Science Fiction*** Storia Vincitrice WATTYS 2019 nella categoria FANTASCIENZA. *** A centocinquant'anni dall'epidemia di Mephista che ha invaso la terra, quello che è rimasto dell'umanità è costretto a vivere in una città bunker sul fondale dell'oceano. Danae, un...