Astrea - Capitolo 7

772 94 41
                                    


Sento freddo; è questa la prima cosa di cui mi accorgo quando riprendo conoscenza. Sono sul mio letto, però non sono coperta. Mi siedo a fatica e mi tasto il collo. Ho una garza appena sotto la nuca, proprio come immaginavo. La strappo via e ci passo le dita. Percepisco il solito rigonfiamento doloroso dovuto ai punti. Mi stanno facendo qualcosa.


Non appena Labdaco si presenta con un nuovo vassoio, lo supplico di chiamare mio padre o almeno di dirmi cosa mi stanno facendo. Infuriata dal suo silenzio lancio il piatto contro la porta, che si chiude appena in tempo e per questa volta Labdaco è salvo. Mi avvicino alla poltiglia di piselli e ceramica e raccolgo un pezzo di piatto. Lo sfioro per assicurarmi che sia affilato abbastanza. Pare di sì. Cammino fino al centro della stanza, là dove la telecamera mi inquadra meglio. La spia rossa lampeggia.

«Se mio padre non si presenta subito qui a darmi risposte, mi taglio la gola!» urlo fissando l'obiettivo. Poi, per rendere chiaro il fatto che non stia bluffando, mi faccio un taglio sul braccio, lungo la vena principale. Blocco l'emorragia con un pezzo di lenzuolo e spero che il mio piano funzioni. Sono disperata, ma morire non è nei miei piani.


 Prima ancora che la pezza sia zuppa, sento scorrere la serratura. Entrano i miei e una guardia. Mia madre si lancia su di me in lacrime, io la scanso all'ultimo facendola inciampare nel vuoto. Mio padre resta sulla soglia insieme all'altro uomo. Non capisco se sia odio o pena, ciò che ha dipinto in volto.

«Butta via quell'affare e torna a ragionare» sbotta risoluta mia madre, avvicinandosi. Io indietreggio e reggo l'arma sotto al mento.

«Non sei nella posizione di dare ordini, mamma» ribatto fredda, premendo ancora un po' il pezzo di ceramica sulla pelle e godendo nell'udire il suo grido spaventato. «Adesso facciamo un po' le cose a modo mio. Vi va?» domando ironica e indico loro il letto. Non si siedono.

«Che ne direste di qualche risposta?» propongo. Non avrei mai immaginato quanto faccia sentire forti avere un'arma serrata sul collo e una vena del braccio aperta.

«Screanzata di una figlia! È così che mi ripaghi dopo tutto quello che ho fatto per te? Ho rischiato la carriera, la vita, la mia famiglia per la tua salvezza. Ti ho fatto avere cose che i tuoi coetanei nemmeno sognano e tu mi ripaghi con questa insolenza? Ucciditi pure! Non ho intenzione di perdere più un solo attimo per te!» dice mio padre con la mascella serrata.

«Meglio morire che restare un altro solo minuto in questa prigione!» esclamo, lasciando scivolare a terra la pezza. «Mamma, tu hai qualcosa da dirmi... prima che sporchi tutto il pavimento?» continuo, mentre sempre più sangue mi invischia i piedi. L'orecchio destro comincia a fischiarmi e la presa intorno all'oggetto che stringo inizia a farsi meno salda. Devo sbrigarmi prima di perdere i sensi.


«Diglielo!» urla mia madre strascicando le parole. Con gli occhi pieni di lacrime sembra quasi sincera.

«Stiamo provando a guarirti. È per questo che vieni sottoposta agli interventi. Se riuscissimo a invertire il processo di mutazione genetica, potresti uscire di qui» dice lui dopo qualche altro attimo di esitazione.

«Ora però fatti medicare, cara. Te ne prego. Risponderemo a tutte le tue domande» lo interrompe mia madre. Le permetto di avvicinarsi e afferrarmi il braccio. Anche mio padre si fa più vicino. Sento qualcosa pungermi all'altezza della spalla. 

Un'iniezione, penso mentre tutto si fa più scuro.



Nota dell'autrice: lo so, lo so. Il capitolo è più breve degli altri e adesso sarai arrabbiato con me. Ho mostrato quello che volevo mostrare da questa parte e adesso devo tornare a tirare le fila di là, dal punto di vista di Ares.

Ti prometto che il prossimo capitolo sarà lungo e ricco e importante. <3

Questo capitolo, però, si farà aspettare un pochino.

Devi sapere infatti che sto partendo e che starò via per due settimane. Ho vinto la Residenza d'artista al Taobuk, una cosa bella bella di cui ancora non mi capacito. Documenterò questa incredibile esperienza su Instagram e sulla mia pagina facebook (se vuoi seguire l'avventura trovi i link sul mio profilo). Non appena tornerò mi metterò subito all'opera per la pubblicazione del nuovo capitolo.

Ti ringrazio intanto, come sempre, per essere arrivato fin qui, mio caro lettore. Se hai letto questo decimo capitolo forse ti starai affezionando almento un poco ai personaggi o sarai curioso di scoprire cosa sta succedendo ad Antevorta. Ne sono davvero contenta. Spero di continuare a essere alla tua altezza e di non deludere mai le tue aspettative. Ti ringrazio per i consigli e per i pareri che avrai voglia di condividere con me. 

A prestissimo!

Giuliana

Città BunkerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora