I miei genitori invece si soffermano a chiacchierare con altri cittadini. Non riusciamo a scavalcare del tutto il fitto cerchio di persone, ma ci avviciniamo abbastanza da vedere.
Carlie indossa un vestito bianco e lungo di un tessuto che sembra leggerissimo. Le maniche dritte le arrivano al gomito e una coroncina di stoffa con piccole roselline le cinge la testa. I capelli che le sfiorano il collo sono appena più lunghi sul davanti. Elise mi stringe la mano dall'emozione, mentre la sua amica la identifica tra la folla e la saluta con la mano. Osservo le lacrime agli occhi di mia sorella e penso che presto anche lei dovrà compiere questo passo. So che fa parte di quello che è la nostra società, so che è così da più tempo di quanto possa immaginare, ma non mi sembra lo stesso giusto. Per me Elise è ancora una bambina e se devo essere sincero non bramo che vada via di casa così presto. Ripenso a quante volte ho visto lei e Carlie giocare in giardino davanti casa mia e non può che sembrarmi strano vederla su quel palco così presto.
Carlie ha quattordici anni e la sua famiglia è anche più povera della nostra, visto che è figlia unica e che sua madre l'ha avuta in tarda età. Così i suoi sono stati costretti a darla via dopo due soli anni di tassa da pagare. Chi si sposa invece riceve dei piccoli benefici finanziari, proprio come ogni volta che la coppia dà alla luce un nuovo bambino. Spesso quei soldi sono gli unici a cui le famiglie possono fare affidamento per riuscire a tirare avanti, visto che gli scarsi stipendi non bastano mai.
Intorno al palco vedo anche sua madre, ha la faccia addolorata e si stringe al marito. Sudore freddo mi corre lungo la schiena, quando per una frazione di secondo vedo i miei genitori al loro posto. Forse l'unica cosa che potrei fare per aiutarli è trovare una moglie. Forse i soldi che riceverei potrebbero bastare per pagare la quota.
Lo sposo sale sul palco e si inchina davanti alla futura moglie e poi davanti alla folla. Ringrazia tutti i presenti e da alcuni secchi fissati sull'alto tetto della città piovono pane e frutta. Ci spingiamo tutti uno sull'altro, cercando di raggiungere più cibo possibile. Qualcuno cade, qualcuno si spintona.
Afferro una mela e mi concedo di dargli un morso solo dopo aver appurato che anche i miei fratelli abbiano qualcosa tra le mani. Affondo i denti nella mela rossa e lucida, attento a non lasciarmi sfuggire nemmeno un goccio di succo: sarebbe uno spreco. Deve trattarsi di una qualità abbastanza costosa, infatti non ne ho mai mangiata una così. Quelle del mercato sono ricoperte da una buccia che ricorda la carta dei libri e l'interno è granuloso e secco. Questa è dolce e succosa, invece, tanto da farmi domandare se tutte le altre volte non mi fossi riempito la bocca di farina.
Lascio distrarmi dal sapore dolce del frutto e dimentico di essere lì per una celebrazione. Se una mela artificiale ha un gusto così buono, quanto devono esserlo stato quelle colte da un vero albero?
L'uomo sul palco si schiarisce la voce, dopo aver evidentemente notato che l'attenzione è rivolta più al cibo che a lui e a sua moglie. Non lo conosco. Dimostra una ventina d'anni e dall'aspetto sembra essere abbastanza ricco. Un funzionario cittadino, se dovessi tirare a indovinare. Questa unione di sicuro solleverà la situazione economica nella famiglia di Carlie e questo mi rallegra. Poi è il momento delle promesse. La sposa riceve un microfono. Le si imporporano le guance mentre giura fedeltà al marito. La voce le si incrina dalla commozione e tutti applaudono come incoraggiamento. Anche il marito le giura fedeltà. Le afferra le mani e gliele bacia, inginocchiandosi. Resta così fino a quando i funzionari non finiscono di accendere il falò al centro del palco. Poi i due sposi prendendo la rincorsa lo scavalcano, diventando marito e moglie tra le urla di gioia di tutti. Non so quanto sia stata spontanea questa unione, spero però che la ragazzina dagli occhi allegri che ho visto girare per casa per anni possa essere felice.
Un funzionario fa firmare a entrambi un foglio, che è il loro contratto di matrimonio. Come tale ha bisogno di testimoni, proprio per questa ragione si rivolge a noi presenti.
«Vi chiamo tutti come testimoni dell'unione alla quale abbiamo assistito. La vostra presenza porta con sé l'onere di denunciare pubblicamente qualsiasi atto di mancata di fedeltà di uno dei due sposi e di votare nel pubblico tribunale per la loro lapidazione in caso di tradimento.» Sciogliere un matrimonio nella nostra società non è concesso. Anche se i tradimenti sono davvero rari, talvolta capita. Assistere a un'esecuzione è tutt'altro che piacevole, però è un compito che ci tocca, così come partecipare a un matrimonio.
Ora che non c'è più niente da vedere, metto giù Alexandre e torniamo verso i nostri genitori.
«Sai cosa è domani?» Mi urla una chioma scura correndomi incontro. È Milena. Mi guardo intorno in cerca dei suoi genitori. Parlano con i miei e mi fanno un cenno di saluto quando incrocio il loro sguardo.
«Sarà il tuo compleanno. Lo so» dico sorridendole. Anche la sua famiglia stenta ad arrivare a fine mese, perciò dubito potranno farle una festa o un regalo. Io le donerò l'unico libro che possiedo, anche se ancora non sa leggere bene. La fiaba è stata un regalo di mio nonno. Non so come se lo sia procurato, però mi è stato molto di aiuto per superare la mia diversità nell'infanzia. E sono sicuro che aiuterà anche lei. In realtà vorrei regalarle una fiaba nuova e non questa che già sa a memoria. Ma i libri sono tutti beni pubblici e quindi non posso compragliene uno nuovo. Forse nell'altra sezione potrebbero esserci anche dei libri, penso, fantasticando su come trovare un modo per entrarci.
Nota dell'autrice: Anche questa volta il testo mi sembra meno bilanciato del precedente. Ancora una volta credo che sia dovuto alla divisione in due parti del capitolo. Spero che la lettura sia risultata comunque piacevole e ti ringrazio per essere arrivato fin qui. Nel prossimo capitolo avrai modo di conoscere meglio Ares. Stay tuned. <3
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Città Bunker
Science Fiction*** Storia Vincitrice WATTYS 2019 nella categoria FANTASCIENZA. *** A centocinquant'anni dall'epidemia di Mephista che ha invaso la terra, quello che è rimasto dell'umanità è costretto a vivere in una città bunker sul fondale dell'oceano. Danae, un...