Capitolo 1

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Un colpo, due colpi, tre colpi. Un battito, due battiti, tre battiti. Il suo viso che lentamente veniva contornato da piccoli fiori viola che sbocciavano violentemente sotto le mani di suo padre. Il respiro si spezzava, le sue mani ricadevano inermi lungo i fianchi, il suo corpo attendeva paziente il termine di quella messinscena. Per Jimin, nulla di tutto ciò aveva senso. La sua stessa esistenza non aveva senso.

«Spero che questo sia stato il mio ultimo avvertimento.»

Le mani di suo padre erano dipinte di rosso scarlatto, eppure a lui sembrava non importare. Un sorriso insolente si dipinse sulle labbra del giovane, incurante delle sue parole. Infondo, non lo avrebbe ascoltato. Il signor Park lasciò la sua stanza, sbattendo bruscamente la porta dietro di sé. Jimin afferrò il telefono, digitò un messaggio a Yoongi, per poi prendere il suo zaino e prima di saltare fuori dalla finestra, chiuse la porta a chiave. Corse per il prato della grande villa fino ad arrivare dinanzi una siepe che delimitava la loro proprietà, per poi oltrepassarla da un incavo tra i cespugli. Una volta fuori, tirò un sospiro di sollievo. La fresca aria notturna gli accarezzò i capelli, facendoli risplendere sotto i deboli raggi della luna. Alzò il cappuccio della sua felpa per proteggersi dal freddo e attese. Una motocicletta nera si accostò a lui. Il giovane sorrise mentre si precipitava verso di lui. Yoongi si tolse il casco ed i suoi occhi arsero d'ira nel vedere il suo Jimin in quello stato. Gli afferrò delicatamente il viso tra le mani e accarezzò la sua morbida pelle.

«Cosa ti ha fatto.» Sussurrò.

Le braccia di Jimin andarono a circondare il suo collo e lo strinse in un abbraccio. Ora che Yoongi era lì, poteva tornare a respirare. Il maggiore gli cinse la vita con le braccia e depositò dei leggeri baci sul suo capo.

«Andiamo a casa.»

Il biondino annuì e afferrò il casco che l'altro gli porse, saltando sul sedile posteriore della moto, stringendosi al suo fidanzato come se fosse la sua unica ancora di salvezza. Sfrecciarono per le strade della città e Jimin aprì la braccia, lasciandosi sfiorare dal vento di Novembre e osservando le stelle, il ragazzo poté riconoscerne quella più luminosa, il volto meraviglioso di sua madre che gli sorrideva. Arrivarono davanti l'abitazione di Yoongi. Il ragazzo lo prese per mano e lo guidò fino in camera sua, facendolo sedere delicatamente sul suo letto, per poi prendere il kit di pronto soccorso che custodiva nel suo comodino. Jimin strizzò di poco gli occhi quando il batuffolo di lana impregnato di disinfettante entrò in contatto con la sua pelle martoriata.

«Passerà presto.» Lo rassicurò l'altro.

Così per distrarsi, Jimin osservò i lineamenti del suo viso. Aveva le labbra corrucciate in un'espressione sofferente. Come se quelle ferite fossero state inferte a lui, anziché al suo ragazzo. Avrebbe voluto eliminare il dolore dal quel viso angelico che non meritava altro che amore. Il biondino alzò la mano e con dita leggere tracciò il contorno della mandibola del ragazzo dai capelli color menta. Si soffermò poi sul suo naso, ammirando quelle piccole lentiggini che lui amava tanto. Se non ci fosse stato lui nella sua vita, non avrebbe saputo come sopravvivere.

«Finito.» Disse Yoongi, rimettendo al suo posto il kit del pronto soccorso. Prese dal suo armadio degli indumenti da far indossare al ragazzo per dormire.

S'infilarono sotto le coperte, i visi rivolti l'uno verso l'altro, occhi negli occhi. La mano del maggiore circondò la sua vita, avvicinandolo a sé. Le loro labbra s'incontrarono dolcemente in un bacio lento e rassicurante.

«Ora sei al sicuro.» Gli sussurrò in un orecchio.

Jimin non ebbe bisogno di udire altro. Sprofondò il viso nel suo petto e si lasciò andare in un sonno profondo.











𝑀𝑖𝑠𝑡𝑒𝑟𝑦 𝑜𝑓 𝑙𝑜𝑣𝑒 ➶ 𝑉𝑚𝑖𝑛Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora