Capitolo 10

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Le palpebre di Yoongi si schiusero come due boccioli di rose in primavera. La sua mano percorse le lenzuola, approdando su di una superficie morbida. Il giovane si avvicinò a quel lieve tepore, nascondendo il volto nell'incavo del collo di Jimin. Inspirò a fondo, attendendo che il dolce aroma di fiori di campo travolgesse il suo cuore. I suoi occhi si spalancarono di colpo quando il sentore di salsedine si abbatté su di lui con una violenza tale da sottrargli il respiro. Ciò che si ritrovò dinanzi non fu la vita sottile e perlacea del suo ragazzo, bensì una schiena tonica, dalla sfumatura ambrata. Yoongi riconobbe con un groppo in gola la costellazione di nei che aveva usato tracciare con dita leggiadre. Era trascorso così tanto tempo... I suoi capelli corvini erano sparsi sui cuscini immacolati, il suo respiro era lento e regolare. Dormiva beato, il volto libero dalla solita aria crucciata che lo contraddistingueva. Scostò le coperte dal suo corpo e scivolò fuori dal letto. Raccolse le proprie cose e con passo felpato lasciò la stanza. La villa era immersa nel silenzio e Yoongi se la lasciò alle spalle come un ladro furtivo, anche se l'unico ad essere stato derubato, era lui. La sua dimora era distante, non voleva tornare a casa, ma non aveva altro posto in cui andare. S'incamminò per le strade di Seoul, un'ombra solitaria che si stagliava sotto i timidi raggi del sole. Era l'alba.

Non lo trovi uno spettacolo mozzafiato, hyung?

Il ragazzo dai capelli color menta osservò quel capolavoro della natura con occhi traboccanti di aspri ricordi di una vita ormai perduta per sempre. L'oceano s'infrangeva sulle scogliere, indomito, proprio come lui. Sulle sue acque risplendevano come perle, sprazzi di luce argentata, tramutando l'oceano in un immenso scrigno, custode di tesori inestimabili. Yoongi venne sopraffatto dalla luce.

No. Per me, il vero spettacolo, sei sempre stato tu.











Jimin si trascinò per il corridoio gremito di studenti come uno spettro. Nessuno lo guardava, nessuno tentava di rivolgergli la parola. Non lo vedevano. Un ragazzo gli urtò la spalla ma proseguì dritto, incurante. Mancava soltanto un'ora e sarebbe finalmente sgusciato fuori da quel purgatorio. Fece il suo ingresso nell'aula di poesia e per un attimo, tornò a respirare. Il professor Brown gli donò un sorriso incoraggiante e gli consegnò una copia di Ossi di seppia di Eugenio Montale, uno dei poeti italiani più celebri del '900. Jimin lo prese tra le mani come se fosse un gioiello prezioso. Si sedette al proprio posto e contemplò il paesaggio che si estendeva al di fuori di quelle mura. Il tempo non era dei migliori, il cielo era coperto da nubi minacciose. Il biondino pensò distrattamente di non aver portato con sé un ombrello per ripararsi dalla pioggia. Jimin sorrise. Amava la sensazione di essere sfiorato da quei delicati cristalli d'acqua in grado di lavare via la sofferenza che albergava nel suo cuore. Ne aveva un disperato bisogno.

«Hey.»

La mascella di Jimin stridette. Soppesò l'idea di ignorarlo e continuare ad ammirare il cielo, ma una parte di lui lo supplicò di voltarsi. E così fece. Due occhi ambrati nascosti dietro una buffa montatura di occhiali lo accolsero, accompagnati da un lieve sorriso timido. Le guance di Taehyung andarono a fuoco quando lo sguardo penetrante di Jimin non accennò a lasciare il suo volto.

«Ti metto in soggezione?» Un pigro ghigno era dipinto sulle labbra del biondino.

Taehyung spalancò gli occhi.

«N-No, certo che no! Che idee ti vengono in mente?»

Taehyung si voltò di scatto verso il professor Brown, troncando quel sottile legale che fino a poco prima univa i loro sguardi. La mano del castano artigliava la penna come se fosse stata la sua ancora.

«Se continui così finirai per spezzarla.» Sussurrò Jimin al suo orecchio.

Taehyung divenne un blocco di ghiaccio. L'ultima volta che aveva udito la sua voce dolce come il miele così vicino, fu quella notte che portava con sé così tanti misteri.

𝑀𝑖𝑠𝑡𝑒𝑟𝑦 𝑜𝑓 𝑙𝑜𝑣𝑒 ➶ 𝑉𝑚𝑖𝑛Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora