Capitolo 8

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Durante il tragitto verso il loro rifugio, Jimin ricevette una chiamata da Mark, da cui apprese le condizioni di Yoongi. Il giovane, dapprima taciturno e statuario, si era poi alzato di scatto e aveva iniziato a tirare pugni contro un tronco, fino a che un dolore inebriante non aveva inondato il suo corpo di scariche elettriche. Non si era mai sentito così vuoto. Quando Jimin arrivò, trovò dinanzi ai suoi occhi una scena raccapricciante: le mani del suo ragazzo erano dipinte di rosso, teneva il capo chino e gli occhi chiusi. Mark e Jaebum lanciarono al biondino uno sguardo di scuse.

«Abbiamo cercato di fermarlo, ma sembrava animato da una furia devastante.»

«Non l'ho mai visto in questo stato.» Sussurrò Jaebum.

Io si invece, avrebbe voluto dire Mark, ma tenne la bocca chiusa. Solo in quel momento Jimin notò delle bottiglie di birra gettate a terra. Il suo sguardo si adombrò. Fece un passo avanti, poi un'altro, come se si stesse avvicinando ad una fiera pronta ad attaccarlo. Ma era soltanto Yoongi, il ragazzo che lo amava, colui che lo aveva salvato dalle tenebre.

«Yoongs?» Mormorò.

Un singhiozzo solitario sfuggì dalle labbra del maggiore. Stava piangendo. Yoongi non piangeva mai. Jimin osservò allibito le lacrime che rigavano il suo bel viso di porcellana. Teneva le mani insanguinate a coprirgli il volto e la lacrime si mescolarono al sangue, creando una scia scarlatta che s'increspava tra le dita.

«Yoongi...»

Il giovane alzò lentamente il capo, incontrando gli occhi grandi e smarriti del biondino. Sorrise amaramente. Il suo Jimin. La sua ancora. Si scostò le mani dal volto e le osservò con gelido distacco. Erano purpuree. Come i petali di una rosa. Come i suoi occhi iniettati di sangue. Non avrebbe mai desiderato che Jimin assistesse a tutto ciò. Aveva pregato Mark di non contattarlo, di lasciarlo fuori da quella storia, eppure era lì, che lo osservava come se non lo riconoscesse. Come se avesse dinanzi uno sconosciuto.

«Va via, Jimin.» Disse con tono monocorde.

Questa non è la tua battaglia.

Lo sguardo di Jimin divenne di ghiaccio. Arrischiò un'altro passo avanti ma si arrestò subito dopo, incatenato al suolo dall'espressione minacciosa dell'altro.

«Fai ciò che ti ho detto.»

«No.»

«Non ho bisogno di te, quindi sparisci.»

Quelle parole vennero lanciate come lame affilate che trafissero il cuore di Jimin. Il giovane strinse la mano sul petto, come se potesse alleviare quel sordo dolore che lo straziava. Sapeva che non pensava veramente ciò che gli aveva appena ringhiato in faccia, eppure la sua tenacia nel non rivelare ciò che lo stava logorando, lo ferì.

«Lo stai proteggendo. Dopo tutto ciò che ti ha fatto, tu...Lo stai proteggendo. Dimmi chi è, Yoongi.»

Il ragazzo lo raggiunse, barcollando. Jimin tentò di reprimere il moto di repulsione che si affacciò alla vista di uno Yoongi ubriaco perso. Non era mai stato tipo da bere fino a perdere i sensi, Yoongi era una persona coscienziosa, corretta, autorevole. In quel momento però Jimin aveva davanti qualcuno di completamente differente. La prima volta che gli rivelò di avere amato un'altra persona oltre a lui, lo aveva fatto con freddezza, come se per lui non fosse stato altro che una perdita di tempo, una cosa futile. Allora perché tutto quello? Perché soffriva in quel modo?

«Tu non sai niente di me, Park Jimin.» Sussurrò a pochi centimetri dal suo viso. Il giovane lo guardò negli occhi, attraversò tutte le sue barriere e lo vide, il vero Yoongi. Una sagoma raccolta su se stessa, come ad evitare di cadere a pezzi.

𝑀𝑖𝑠𝑡𝑒𝑟𝑦 𝑜𝑓 𝑙𝑜𝑣𝑒 ➶ 𝑉𝑚𝑖𝑛Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora