Capitolo 2

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Taehyung fece il suo ingresso nella classe di letteratura latina. Gli studenti chiacchieravano tra di loro, poggiati sui propri banchi. Il castano si diresse verso gli ultimi posti, il suo prediletto era quello che dava sulla finestra. Taehyung amava perdersi nell'osservare il cielo. Lo trovava rilassante. Eppure qualcun altro aveva avuto la sua stessa idea. Il ragazzo trovò il suo banco già occupato da una figura incappucciata. Senza dire una parola, si sedette al suo fianco, posizionando il suo materiale in maniera ordinata, come faceva sempre. Lo sconosciuto gli lanciò un'occhiata da sotto il cappuccio e ridacchiò.

«Avevo dei sospetti che fossi una persona ordinata, ma non credevo che lo fossi così tanto.» Una dolce voce melodiosa fuoriuscì dalle sue labbra.

Taehyung si voltò di scatto e incontrò gli occhi di Jimin. Di nuovo quel ragazzo.

«Quando ho raccolto i tuoi fogli, erano tutti catalogati per data.» Continuò.

«Non è un male voler essere precisi.» Disse il castano, le guance che andavano a fuoco per l'imbarazzo.

«Sei strano.»

«Non sono io quello che se ne va in giro pieno di lividi, con un cappuccio sul capo e un piercing al labbro. Direi che sei tu quello strano, qui.» Borbottò l'altro.

Il biondino si volse verso la finestra, le mani incrociate sul petto, stizzito.

«E comunque quello era il mio posto.»

«Hai detto bene. Era il tuo posto.»

Che presuntuoso, pensò Taehyung.

Il chiacchiericcio degli studenti cessò quando la professoressa entrò in classe. Subito i suoi occhi andarono a posarsi sul biondino e sospirò.

«Park Jimin, si tolga il cappuccio per favore e si metta in una posizione più consona.»

Tutti gli studenti si voltarono verso di lui, eppure Jimin non se ne curò. Teneva la gambe incrociate sul banco e guardava fuori dalla finestra. Taehyung lo osservava scioccato.

«D'accordo, Park Jimin, esca fuori.» Disse l'insegnate.

Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, afferrò il suo zaino e si diresse fuori dalla classe, un piccolo sorriso trionfante a increspargli le labbra.











Durante la pausa pranzo Taehyung non fece altro che lamentarsi con i suoi amici di ciò che era accaduto. Il giovane era una persona seria, dedita allo studio e disciplinare. Per lui era inconcepibile che in un istituto di alto livello come quello potessero esserci persone del genere, svogliate, maleducate e incoscienti come quel Park Jimin. Il suo fidanzato lo ascoltava, lo sguardo divertito. Era carino quando s'infuriava.

«Lascialo in pace, Taehyung. Quel ragazzo non ha il minimo senso del dovere e di sicuro nessun obiettivo nella vita.» Disse Namjoon.

Gli occhi di Jin si posarono sulla figura dell'interpellato e lo trovò seduto a terra contro un albero, il cappuccio della felpa calato sul capo, a nascondere il viso. Era chino su se stesso, teneva un taccuino in mano e scriveva qualcosa. Un moto di tristezza si fece spazio dentro di lui. Conosceva Jimin da quando era soltanto un bambino, abitava a due case di distanza dalla sua. Lo aveva persino accudito molte volte, quando suo padre era impegnato con il lavoro, eppure tra i due non si era mai instaurata una vera e propria amicizia. Il ragazzo dai capelli biondi non voleva nessuno al suo fianco. Finché non aveva conosciuto Yoongi. Jin non ne sapeva molto sul suo conto ma da quello che poteva osservare, era l'unico che tenesse veramente a quel ragazzo. Sfortunatamente la notte scorsa aveva assistito alla fuga di Jimin. Sapeva che suo padre era un uomo molto duro e severo e vedeva i lividi sul suo viso, anche se tentava di nasconderli. Jin avrebbe voluto aiutarlo ma non poteva denunciare il signor Park. Non sapeva esattamente cosa accadeva in quella casa. Inoltre il fatto più importante era che il signor Park era un uomo ricco e potente, nessuno avrebbe mai potuto mettersi contro di lui.

𝑀𝑖𝑠𝑡𝑒𝑟𝑦 𝑜𝑓 𝑙𝑜𝑣𝑒 ➶ 𝑉𝑚𝑖𝑛Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora