Capitolo 5

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L'alcool tracciava delle scie infuocate lungo la gola e giù per lo stomaco. Ottenebrava i suoi sensi, lasciava libero sfogo agli istinti, la mente veniva resa schiava della passione sfrenata che sfrecciava nelle sue vene. Dietro di lui, Yoongi danzava al ritmo della musica, la chioma color menta arruffata, le palpebre socchiuse, le labbra a formare l'ombra di un sorriso rilassato sul volto. Le braccia cingevano i fianchi di Jimin in una presa che denominava chiaramente che quel ragazzo fosse off limits. A Jimin andava bene così. Amava sentirsi protetto, amava appartenere a qualcuno. Significava essere accettato. I suoi occhi vagarono per la stanza, curiosi, voraci, alla ricerca di un giovane dalla capigliatura castana ed un paio di occhiali da vista alquanto interessanti. Lo scovò che se ne stava seduto in un angolo del soggiorno, lo sguardo colmo di disappunto che saettava da un ospite all'altro, un alone di ingenuità e purezza che Jimin desiderava a tutti i costi usurpare. Lasciò un bacio sulla punta del naso del suo ragazzo e si allontanò, destreggiandosi tra la massa di corpi che lo sovrastavano. Taehyung ancora non si capacitava del caos che impregnava quella casa. Erano le tre del mattino ma le persone continuavano ad aumentare. Il giorno dopo ci sarebbero state le lezioni al campus, ma suppose che a nessuno importava poi così tanto. I suoi amici lo avevano abbandonato, Jungkook gli aveva promesso che sarebbe tornato dopo aver preso qualcosa da bere ma di lui non vi era alcuna traccia. La musica ad un volume inaudito gli faceva tremare le membra, l'odore di alcool e sudore penetrava nelle sue narici con prepotenza. Le sue labbra rilasciarono un sospiro traboccante sconcerto. Non era abituato a tutto quello. D'improvviso un lieve sentore di iris catturò la sua attenzione. Vide Jimin farsi largo tra la folla, la candida camicia che spiccava in quel mare oscuro. I riccioli dorati splendevano sotto le luci soffuse, regalando al ragazzo un'aura ultraterrena. Si stava dirigendo verso di lui con andatura sicura, gli occhi profondi puntati sulla sua figura, un sorriso sornione abbozzato in volto, il piercing d'argento che luccicava sul suo labbro inferiore. Dentro Taehyung, qualcosa si dimenò.

«Cosa ci fai qui, tutto solo?»

Dovette accostarsi al suo orecchio per fare in modo che potesse udirlo. Un brivido si propagò per tutto il suo corpo. Rispose con un'alzata di spalle, incapace di proferire parola.

«Vuoi ballare?» Domandò Jimin, inclinando la testa da un lato.

L'altro negò con il capo e abbassò lo sguardo sulle sue scarpe, a disagio. Taehyung era una frana nel ballo, non voleva essere umiliato in pubblico. Jimin lo scrutò a fondo, per poi afferrarlo per un braccio e trascinarlo con sé. Il giovane tentò di divincolarsi ma la presa del biondino era forte. Imboccarono le scale e la musica si affievolì un poco, donando pace ai timpani martoriati del castano. Jimin lo condusse lungo un corridoio a malapena illuminato. Una coppia si stava lasciando andare alla passione pericolosamente vicini ad un costoso vaso che Taehyung sapeva, entro pochi secondi sarebbe finito in frantumi. Lanciò un'occhiata al ragazzo che lo precedeva ma Jimin sembrava avere altro per la testa. Quest'ultimo poco dopo si arrestò e con un cenno del capo lo invitò a varcare la soglia di una stanza. L'odore di iris lo investì, immediato. Si guardò intorno e la prima cosa che catturò i suoi occhi fu un castello di libri che si ergeva imponente e torreggiava su di lui, minaccioso. Altri romanzi invece erano riposti ordinatamente su degli scaffali affissi sopra il letto. Jimin richiuse la porta dietro di sé e la confusione, la musica, il mondo, scomparvero. Taehyung si avvicinò alla torre di libri e cautamente ne estrasse uno: Fleurs du mal, di Charles Baudelaire. Ne sfogliò le pagine consunte e ingiallite, accarezzando con veemenza l'inchiostro, catturato dalla bellezza di quei versi. Non era molto pratico del francese, ma qualche parola riusciva a comprenderla.

«Io t'adoro al pari della notturna vòlta, o vaso di tristezza, o grande taciturna, e tanto più ti amo, o bella, quanto più mi fuggi, e quanto più, ornamento de le mie notti, sembri ironicamente aumentare le leghe che separano le mie braccia da le immensità azzurre. Io m'avanzo a l'attacco, e m'arrampico a li assalti, come una legione di vermi su di un cadavere, e preferisco, o bestia implacabile e crudele, perfino questa freddezza per la quale tu sei a me più bella!»

𝑀𝑖𝑠𝑡𝑒𝑟𝑦 𝑜𝑓 𝑙𝑜𝑣𝑒 ➶ 𝑉𝑚𝑖𝑛Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora