«Buongiorno Franco!» trillò Gianna balzandogli accanto e stampandogli un bacio sul muso. Fu grazie a quel risveglio che Franco, per la prima volta dopo anni, comprese cosa veramente detestasse di lei.
I continui sbalzi di umore.
Il fastidio di quegli atteggiamenti perennemente instabili gli provocava quasi un dolore fisico, un groppo di rabbia mista ad amarezza che gli si bloccava in gola per poi discendere pesante come un masso fino allo stomaco.
La voce di lei un attimo gioiosa e un attimo dopo isterica e sconvolta si era pian piano tramutata in un tarlo, che lento ma inesorabile gli aveva divorato tutto, pezzo dopo pezzo, giungendo ad intaccare anche gli strati più profondi.
Come sempre gli fu necessario un immenso sforzo per riuscire a sorridere invece di mandarla a quel paese ma anche quel mattino riuscì nell'impresa.
«Vieni, ti ho preparato una colazione da leccarsi i baffi!» gli sussurrò in un orecchio tutta sorridente.
Franco sapeva bene che quel sorriso poteva mutare in pochi attimi e diventare un pianto disperato senza apparente motivo, per questo aveva imparato col tempo a dosare bene le parole.
Anzi, possibilmente a non usarle proprio.
Come ogni mattina il suo pensiero corse a Rita.
Vedeva i suoi occhi verdi, i suoi capelli rossi, la sua voce forte e chiara, la sua calma rassicurante accompagnata da quella determinazione inflessibile, il suo corpo piccolo ed esile muoversi agile tra gli scaffali, dal magazzino al bancone, dal bancone alle gondole della farmacia e poi di nuovo al bancone. Ogni volta che pensava a lei la marcescenza nel suo cuore si arrestava, il semplice pensarla poneva fine a quella corrosione che durava ormai da anni, guardarla poi era come rinascere a nuova vita, e tutto il putridume che albergava nella sua anima si disperdeva come fumo nel vento.
Rita era la sua cura. Era l'unica che potesse salvarlo.
Solo lei poteva tirarlo fuori da quella rete.
Gianna lo fece scendere bruscamente dal paradiso ricordandogli che doveva occuparsi dell'impianto di riscaldamento prima che facesse sera o la ragnatela avrebbe finito per spezzarsi. Infatti uno dei bocchettoni buttava aria calda a poca distanza dalla loro ragnatela, il che non sarebbe stato un problema, anzi, se solo una delle farmaciste non fosse stata talmente freddolosa da tenere il termostato regolato a temperatura massima o quasi.
«Che palle! Guarda te se quella cretina deve tenere il riscaldamento così forte. Toh, sembra di essere nella galleria del vento! Che vuole, farci arrostire tutti? Ma perché non se lo mette in culo il riscaldamento, dico io?»
Mentre si avviava verso le ventole del bocchettone d'aria per riempirlo di ragnatele nel tentativo di ridurre il forte getto d'aria sentì il magazziniere urlare. Senza pensarci due volte Franco corse in direzione della voce e scoprì subito che si trattava di ciò che temeva. Lo stronzo stava di nuova maltrattando Rita.
«Stai scherzando, vero? Ti rendi conto di quanto sei lenta? Che cazzo, ma cosa credi? Di essere ancora a scuola? Ti devi sbrigare! SBRI-GA-RE! Tu pensi troppo... se pensi troppo perdi un sacco di tempo»
«Mi è stato insegnato a fare così con le ricette. L'unica che ogni tanto mi spiega le cose è Lorenza, meno male che c'è lei. Perché qua dentro siete tutti molti stitici a spiegazioni»
«Vuoi che chiamo la padrona? Devo dirlo alla padrona?»
«Fai quello che vuoi. Io faccio come mi è stato insegnato»
«Hai sbagliato mestiere. Tu pensi troppo, ti voglio chiamare la filosofa. Non sei adatta a fare questo mestiere. Non ne sei capace. Non sarai mai una vera farmacista»
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U-Ragno Chronicles
RomanceQuanto può essere difficile la vita di un povero ragno esaurito alle prese con una moglie in costante crisi depressiva? Molto più di ciò che si possa immaginare. Ma per fortuna un giorno fa la sua comparsa la bellissima Rita, in grado di fargli dime...