Una volta toccato il fondo...

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Un'offerta di lavoro.

Precaria, chiaramente.

Ma qualsiasi cosa sarebbe stata meglio dell'inferno nel quale lavorava ormai da quasi un anno.

Certo, l'esperienza comunque era stata utile, l'aveva fatta diventare più forte.

La giovanissima studentessa universitaria aveva imparato a combattere.

Combattere contro chi dall'alto della sua posizione aveva tentato di schiacciarla, di soffocarla.

Aveva imparato che per quante pressioni si possano subire dai superiori non bisogna mai scaricare la frustrazione su chi non c'entra nulla, motivo per cui con la clientela era sempre gentile e sorridente.

La rabbia e l'aggressività vanno moderate, tenute al guinzaglio per non farle esplodere, e poi utilizzate per reagire a tono ma con educazione ai vari soprusi che chi sta sopra cerca di farci subire.

Ora era diventata adulta.

E questo in parte lo doveva anche a un piccolo e silenzioso amico, che non l'aveva mai lasciata sola e che a modo suo aveva sempre cercato di confortarla.

Rita si asciugò le lacrime, l'ultima discussione avuta con il fidanzato le aveva incrinato qualcosa nell'angolo più profondo del suo animo in metamorfosi. Andò in bagno a sciacquarsi il viso con l'acqua gelida, non poteva assolutamente avere le palpebre gonfie e gli occhi rossi.

L'indomani di primo mattino avrebbe avuto il colloquio.

«Ehi, dai che domani andrai alla grande!» esclamò suo padre battendole una poderosa pacca sulla spalla.

«Sei il nostro mito! Noi siamo sempre con te, lo sai» continuò sua madre appoggiata allo stipite della porta, sorridendole amorevolmente.

Rita ricambiò i loro sorrisi e poi sospirò, visibilmente agitata all'idea della nuova prova da affrontare.

«Certo che andrò alla grande, sono la numero uno» affermò ironicamente scuotendo una ciocca di capelli.



Franco guardò la superficie immobile dell'acqua.

Così doveva finire la sua vita.

In quella disgustosa pozza dove gli umani rilasciavano i loro scarti.

Una pozza disgustosa come la sua esistenza, perfetto quindi.

Si guardò qualche istante intorno.

«Mamma... babbo... sto arrivando... prendetemi in braccio, non fatemi cadere...» mormorò con un filo di voce, poi chiuse i suoi otto occhi e si lanciò.

Nel preciso istante in cui scomparve dentro la voragine del water Gianna passava lungo la parete del bagno e lo intravide con la coda di un occhio.

«FRANCO!» strillò con quanto fiato aveva in gola e senza pensarci un attimo si lanciò verso di lui.

Raggiunto il bordo della tavoletta del water guardò giù e lo vide annaspare, le zampe che si muovevano in maniera convulsa, lo sguardo terrorizzato.

Gianna si rese conto che non aveva molto tempo, suo marito sarebbe morto affogato di lì a poco.

Ci mise pochi secondi.

Rilasciò un lungo filo di bava e lo ancorò saldamente dentro una piccola crepa sulla superficie bianca della tavoletta e si calò velocemente nel burrone.

«FRANCO! Afferra la mia zampa, presto!»

Lui, ormai sfinito, non riusciva più a mantenersi in superficie, stava affondando.

«No... non rie...» le ultime parole vennero sommerse dai flutti.

Gianna, nonostante il vuoto terrore l'avesse lasciata bloccata con gli occhi sgranati, in un attimo si ridestò.

Produsse con rapidità incredibile una prolunga del filo e si tuffò in acqua.

Nuotò verso il basso con tutta la forza che aveva, il gelo di quell'acqua malsana la trafiggeva senza pietà.

Eccolo! Franco era adagiato sul fondo con gli occhi chiusi, totalmente immobile.

Con due paia di zampe lo afferrò saldamente all'altezza dell'addome e con le altre cominciò ad issarsi facendo presa sul robusto filo che aveva creato.

Sopra di lei l'abisso.

Con quella consistenza melmosa, con quel colore tossico.

Malvagio, pesante, faceva di tutto per spingerla di nuovo in basso.

Non aveva più aria dentro il torace, la testa pulsava, sembrava sul punto di esploderle.

Nemmeno lei seppe mai dove riuscì a trovare l'energia sufficiente per raggiungere la riva.

Quando sbucò fuori dall'acqua trasse un respiro profondo come mai aveva fatto nella vita, le sembrò che nuova vita entrasse con foga dentro le sue fauci.

Con le ultime forze residue continuò ad arrampicarsi lungo quella parete scivolosa e infine raggiunse la cima e adagiò Franco accanto a sé.

«Franco! FRANCOOOO! Ti prego, rispondimi, ti prego!» urlava dandogli forti colpi sul muso, arrabbiata, stanca, disperata.

Ma Franco non rispose.

Gli occhi erano chiusi.


Musica: Ross Bugden

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