49.

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Cammino a fianco a Luke lungo il corridoio, i suoi amici e Heather dietro di noi. Stiamo andando a mensa.

Noi due siamo così silenziosi, che riesco a sentire cosa si dicono i ragazzi alle nostre spalle. Ashton chiacchiera con Calum, mentre Michael ci sta esplicitamente provando con la mia migliore amica. Lei è in una relazione che dura da qualche mese, ma lui non lo sa e Heather sembra non accorgersi nemmeno delle intenzioni di Michael.

Il discorso tra loro si fa interessante, ma sono costretta a smettere di ascoltare quando Luke dice qualcosa che io non capisco.

"Ripeti." Gli chiedo, e lui abbassa lo sguardo. Per la prima volta lo vedo... in imbarazzo? Non è da lui, affatto.

"Ragazzi, vi raggiungiamo tra poco." Dice lui per tutta risposta, rivolto verso gli altri. Prima che loro possano replicare qualunque cosa, o che io stessa possa farlo, Luke mi prende per un braccio e mi trascina a lato del corridoio. Poggia la schiena contro gli armadietti di metallo e incrocia le braccia al petto. "C'era troppo chiasso lì." Mi spiega, senza però guardarmi negli occhi.

"Dovevi dirmi qualcosa di così importante?" Gli domando, senza sapere cosa fare, dove mettere le mani o come mantenere la calma. La sua agitazione fa agitare anche me e questo non va assolutamente bene.

"N-non molto." Farfuglia lui. Punta gli occhi su qualcosa alle mie spalle e poi sulle sue scarpe. "Mi chiedevo se una di queste sere volessi uscire a cena con me. Non per un appuntamento, si intende. Credo. No. Sì. Forse. Insomma... per stare un po' insieme senza dover invadere casa tua."

Una risata lascia spontanea le mie labbra. L'espressione sul suo viso sembra ferita, ma io non lo voglio prendere in giro. Faccio un passo verso di lui e nascondo il viso contro il suo petto, senza riuscire a smettere di ridere.

"Sarebbe carino da parte tua darmi una risposta." Mi fa notare, mentre però mi circonda i fianchi. Alzo lo sguardo verso di lui, consapevole di avere gli occhi lucidi. Sorride.

"Sei maledettamente adorabile quando sei in imbarazzo." Sussurro così piano che è del tutto probabile che lui nemmeno mi abbia sentita. Come previsto, infatti, scuote appena il capo, confuso. "Sì." Alzo la voce. "Mi piacerebbe uscire con te per un non appuntamento."

"Cosa ne diresti di... uhm..." Si guarda intorno, io lo fisso ancora in viso. È molto più alto di me, ma la visuale da qui non è per niente male. "Venerdì sera?"

"Oh, accidenti, non posso proprio!" Esclamo, osservando la delusione farsi strada nei suoi occhi azzurri. "Devo uscire con Lukey."

Luke sbuffa, anche se è piuttosto chiaro che stia trattenendo un sorriso. Lascia andare la presa su di me e finge di allontanarsi. "Esci pure con lui, allora."

Rido ancora una volta, ma ora coinvolgo anche lui. Lo prendo per un polso e lo attiro a me. Lui sfiora il ciondolo che porto al collo con le mani e si lascia finalmente andare a una risatina.

"Dovremmo andare a pranzo." Mormoro, il corridoio è abbastanza vuoto da permettergli di sentirmi, adesso. Lui annuisce, ma non si muove neanche un po'. "Ho lasciato Heather con i tuoi amici e non mi fido affatto a farli stare soli."

"Possiamo andare." Dice, anche se non troppo convinto. Gli passo le dita tra i capelli, facendo ampliare ulteriormente il suo sorriso.
Da quando ho scoperto che gli piace, lo faccio più spesso.

Lo seguo fino alla caffetteria, dove ci mettiamo in fila per prendere i nostri vassoi. Lancio un'occhiata al nostro solito tavolo e mi accorgo che Heather, incredibilmente incredibile, non sta guardando i suoi interlocutori con la voglia di prendere a pugni qualcuno negli occhi. Non so se esserne sollevata o spaventata.

"Sembrano andare d'accordo." Commenta Luke quando nota il punto verso il quale ho fissato la mia attenzione. Io annuisco. "Non sei contenta?"

"Michael pende dalle sue labbra." Ridacchio. Lui mi rivolge un'occhiata e io trovo impossibile non sorridere. Ricambia all'istante. "Non ha speranze."

"Spero sia l'unico qui a non avere speranze con qualcuno." Alza appena le spalle, poi si passa la lingua sulle labbra, mentre lentamente procediamo lungo il bancone dove le cuoche della mensa distribuiscono il cibo, prima di noi una decina di ragazzi.

"Non so." Replico. "Vedremo, suppongo."

Perché, in fondo, lo spero anche io.

Drunk and wasted [Luke Hemmings]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora