55.

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Trovo Luke ad aspettarmi fuori dal locale. Lo noto prima che lui veda me e così riesco a osservare ogni dettaglio di lui, mentre lentamente procedo verso l'entrata.

Indossa i jeans stretti e neri che porta di solito, abbinati a una camicia rossa a quadri lasciata aperta, sotto la quale intravedo una maglia dello stesso colore dei pantaloni. Sta fissando lo schermo del suo cellulare e, a giudicare dal modo in cui si mordicchia il labbro inferiore, sembra nervoso.

Io invece sorrido, nonostante non sia più rilassata di lui. Non ho fatto altro che ripensare alle parole di Calum e di Heather per tutto il pomeriggio e ho paura che abbiano ragione e che questo si trasformi davvero in un appuntamento.

Non sono sicura di essere pronta a guardare Luke con occhi diversi e sono abbastanza certa che io non sia poi così speciale per lui. Il solo pensiero che qualcuno possa volere proprio me, come se io avessi davvero qualcosa di interessante, mi dà un senso di ansia. Diciamo che non voglio lasciarmi illudere dalle parole del suo migliore amico e non voglio pormi il problema prima che esso inizi ad esistere, sempre che questo possa davvero accadere.

Lo raggiungo tentando di ignorare la lista infinita di cose che potrebbero andare storte, gentilmente offerta dalla mia mente malata. Luke alza lo sguardo verso di me e assisto alla nascita di un sorriso sulle sue labbra. Mi sussurra un "ciao" e mi stampa un bacio sulla guancia.

"Ciao." Mormoro a mia volta. All'improvviso è come se la mia voce avesse deciso di abbandonarmi. Mi passo le mani sui jeans in un impacciato tentativo di tenerle impegnate. "Entriamo?" Chiedo, facendo un cenno verso la porta.

Lui annuisce appena. Mi supera in un paio di passi e tira la maniglia per poi lasciarmi entrare per prima. Lo ringrazio e aspetto che lui torni al mio fianco, poi andiamo a sederci in uno dei tavoli liberi. Si trova in un punto appena più appartato, vicino alla vetrata principale.

"Come stai?" Mi domanda, mentre entrambi ignoriamo completamente i due menù che dovremmo affrettarci a consultare.

"Sto bene, grazie." Rispondo, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi. Sento che potrei arrossire, e non so perché. "Tu, invece?"

"Volete ordinare?" Una ragazza con dei capelli biondi raccolti in una coda alta e un sorriso smagliante ci fissa, alternando lo sguardo da me a lui. Io guardo Luke per un istante, totalmente nel panico. Credo che qualcuno vissuto lontano dalla civiltà e da qualunque tipo di ristorante per anni non potrebbe fare di peggio.

"Una margherita gigante." Risponde Luke, cercando la mia approvazione. Faccio sì con la testa. "Con un contorno di patatine fritte e due lattine di cocacola." Aggiunge, con appena un po' più di sicurezza.

"Arrivano subito!" La cameriera si allontana con il nostro ordine e io sono più che sollevata dal fatto che Luke abbia pensato a tutto. Ho una strana timidezza addosso, stasera.

"Hai messo la mia collana." Osserva Luke, regalandomi un altro piccolo sorriso. Due lattine vengono appoggiate sul tavolo e io prendo la mia e la apro, grata di avere qualcosa che mi rinfreschi la gola. Ne mando giù un sorso.

"La tolgo solo per fare la doccia." Ammetto, sfiorando appena il ciondolo, abitudine che ormai ho da quando l'ho agganciata dietro al mio collo la prima volta. "Qualcuno mi ha implorato di portarla."

"Ne sento un po' la mancanza." Mi confessa, sorridendo di nuovo. "Ma non voglio che tu me la restituisca. E poi ti sta davvero bene. Stasera stai davvero bene. Scusa se non te l'ho detto prima."

Abbasso lo sguardo verso la semplice felpa rosa chiaro senza zip e per un attimo mi chiedo se non mi stia prendendo in giro. Avrei voluto indossare un vestito, ma non volevo dare l'impressione di aver preso questa cosa della cena troppo sul serio, il che è totalmente vero. "Grazie." Rispondo, leggermente interrogativa.

Drunk and wasted [Luke Hemmings]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora