La Megera

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La mattina dopo Bonnie si alzò di buon'ora. Ricordava l'incubo notturno ma si sentiva confusa: avvertiva un misto di paura e di sollievo al tempo stesso. Quale poteva essere il significato di quel brutto - ma lo era veramente!? - di quello strano sogno?
Era indecisa sul da farsi: mettersi al lavoro o andare dall'indovina del paese? Presto si rese conto che non era in grado né di cucire, né di ricamare. Si alzò di scatto dalla sua piccola postazione di lavoro, infilò velocemente il mantello e prese la direzione desiderata. Non riusciva a pensare ad altro: il lupo e il sogno. Il sogno e il lupo.
Finalmente giunse davanti ad una casa dal tetto spiovente e con il comignolo fumante. Sembrava fatiscente ma non al punto da scoraggiare il pellegrino desideroso di conoscere il proprio destino.
Toc toc...Esitò un attimo con le orecchie tese verso l'interno. Fece di nuovo per bussare, quando - dal profondo della casa - una voce poco lontana le disse:
"Entra pure, tesoro! Basta spingere la porta e sarai la benvenuta..."
Bonnie trasalì per la sorpresa ma poi entrò senza ulteriori indugi. Tutti parlavano bene della Megera - così era conosciuta in paese - una donna anziana ma affabile e, al tempo stesso, gentile.
"Strano!" pensò mentre entrava in una stanza ben illuminata e accogliente...
"Mi trovi strana!?" fece una voce nella sua testa. Trasalì per la seconda volta, girando istintivamente lo sguardo alla sua sinistra. Vide una Girovaga, anziana nell'aspetto complessivo ma con un visino che sembrava appartenere a una bambina invecchiata troppo presto. Un paio di occhiali dorati nascondevano due grandi occhi verde smeraldo, limpidi come le acque dei mari del sud, quando il sole d'estate è allo zenit. Le sorrideva benevola, seduta sulla sua vecchia poltrona imbottita. Tuttavia quel sorriso aveva un non so cosa di enigmatico e misterioso: gentile e rassicurante, certo ma anche indecifrabile. Che strano!
"No, no certamente, signora...cosa dite!" si affrettò a rispondere Bonnie a quella domanda troppo diretta e invadente.
"Va bene, siedi pure qui, di fronte a me e rilassati!" disse la Megera.
"Voi parlate senza aprire bocca..." osservò Bonnie. "Siete forse come gli artisti vagabondi che ogni tanto tornano a esibirsi in paese?" chiese la giovane.
"No!" rispose questa volta a voce alta la Girovaga. Bonnie sbiancò e divenne bianca come una statua di marmo appena lucidato...ora era sicura di sé stessa: quella donna era un altro mostro e...
"Sciocchezze!" esclamò questa volta la donna conosciuta come "La Megera". "No non sono un mostro", continuò riacquistando il suo contegno tranquillo e serafico. "Sono un'indovina come tante donne del popolo dei Girovaghi. Sono anche vecchia e antica: questo spiega perché mi trovo qui, in un paese, ferma presso una casa come tante, invece di vagare per il mondo con i miei fratelli girovaghi..."
Nel frattempo Bonnie si era ripresa dallo spavento e dallo stupore. In fondo i Girovaghi dicono e fanno cose strane dall'alba dei tempi! Questo pensò...
E così la giovane cominciò a narrare gli strani eventi degli ultimi giorni. La Megera ascoltava in silenzio, ogni tanto aspirando un tiro di tabacco dalla sua vecchia pipa realizzata il avorio e radica di noce antico.
"Cara ragazza, è tutto chiaro!" esclamò alla fine dei racconti. "Sei una Empatica...e come tutti coloro che hanno tali poteri sei in grado di capire chiunque prima che profferisca parola!".
La confusione nella mente di Bonnie aumentò ma soprattutto la ragazza si chiedeva cosa c'entrasse questo suo presunto potere con gli ultimi avvenimenti. Pensava all'aggressione del Serpente Piumato prima e a quella del Kiruma, poi. Pensava non tanto e non solo ai mostri: di quelli ce n'erano parecchi in giro! Pensava piuttosto al suo "salvatore"... a quel Grande Lupo. Sentiva che la presenza di quell'essere non era casuale nella sua vita. In risposta alle sue silenziose domande, la Megera disse: "Si, anche io sono una Empatica e, quando due persone come noi s'incontrano, si verifica una Telepatia Spontanea..."
"Il dialogo muto, senza parole!" proseguì Bonnie parlando tra se e se.
"Esatto!" confermò la Megera.
"E cosa c'entra il Grande Lupo con me?" chiese la giovane.
"Difficile a dirsi!" rispose l'anziana, distogliendo lo sguardo per un attimo e continuando a parlare tra se e se...Trascorse qualche attimo, si alzò dalla poltrona, quasi di scatto ed estrasse un vecchio libro dallo scaffale della libreria. Lesse per un poco e rimuginò ancora per qualche minuto.
"Potrebbe essere un Succube! Siii ci sono! Potrebbe essere un succube!", esclamò infine.
"Un succube!?" Esclamo Bonnie, quasi stesse per scoprire chissà quale verità...e si affrettò ad aggiungere, con maggiore compostezza: "Cos'è? Un altro mostro?".
La Megera si limitò a sorridere con sguardo materno..."Non proprio" le sussurrò nella mente.
Poi riprese ad alta voce: "E' un Grande Lupo ma ha capacità umane, capacità che gli derivano da un sortilegio..." Il silenzio calò tra loro per la prima volta da quando si erano conosciute. "Se ho compreso bene la situazione, quel Lupo ha bisogno di te!" riprese infine Megera. Bonnie le rivolse un eloquente sguardo interrogativo e così, sentendosi incoraggiata, la vecchietta girovaga riprese a parlare. "Eh si! Si rifarà vivo perché, pur non parlando la lingua dei Grandi Lupi, tu lo senti, comunichi telepaticamente con lui!"
Bonnie, sgranò gli occhi per la sorpresa...una sorpresa carica di tante altre domande. La Megera capì è si affrettò a dire: "Non ho altre risposte per te, oggi...se proprio lo desideri, ripassa un'altra volta e, forse, prendendo un the assieme, mi verrà in mente qualcos'altro!"
Di lì a poco, Bonnie era di nuovo sulla via del ritorno a casa. Sguardo a terra, ripensava alle parole sibilline della Megera finché non notò una presenza tra i passanti. Un uomo, un giovane della sua età, vestito con umili vesti, un Errabondo. Qualcosa nel suo sguardo era però diverso dal solito: nei suoi occhi verde smeraldo sembrava di potercisi smarrire, come nelle profondità delle foreste più antiche e inesplorate.
Per un attimo si sentì smarrita, persa in se stessa, lontana dal mondo conosciuto, prigioniera delle proprie paure. Completamente e inconsapevolmente assorta, sentì un pensiero non suo...una voce, una voce mai sentita prima: "Eccomi, sono qui, guardami!"
Bonnie sembrò risvegliarsi da un breve sogno: alzò il viso non sapendo dove guardare...Già, quella voce, da dove veniva? Dalla sua testa!? Non mi dire: un empatico! E poi lo vide: quello strano Errabondo, un giovane della sua età, davanti a lei che la guardava in maniera intensa, penetrante ma, allo stesso tempo benevola.

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