Il Villaggio

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Il giorno successivo VirLiko giunse al Villaggio: le prime ombre della sera erano già calate nei vicoli, tra le case in legno e mattoni, sui tetti spioventi e tra le canne fumarie alte e slanciate. Nonostante la robusta palizzata, il grande lupo riuscì ad entrare durante un cambio di guardia. I soldati avevano impiegato più tempo del solito nella sostituzione dei compagni del turno precedente e VirLiko ne aveva approfittato. Certo si sentiva in trappola là dentro ma la curiosità era enorme. In trappola, ma anche al sicuro: nessuna bestia, nessun abominio avrebbe potuto aprirsi un varco con facilità in quella palizzata! Così pensava, nel tentativo di acquisire più sicurezza. 

Nei vicoli e nelle piazze la gente si affrettava ad rientrare nelle proprie case. La luna crescente era alta nel cielo scuro, attraversato da qualche nuvola, qua e là. L'aria era ferma e si sentivano gli odori di cucinato provenienti dalle varie abitazioni. Odori e profumi mai sentiti prima. Nella foresta c'erano buoni e cattivi odori: il profumo della rugiada in primavera, del muschio umido sul tronco delle querce millenarie, della pelliccia di un appetitoso leprotto... ma anche il pessimo odore di marcio o, peggio, di qualche malefico intruglio di wikkon... No, qui non si avvertiva nulla di tutto questo. Sicuramente l'aria era satura dell'odore degli esseri umani, del puzzo dei loro vestiti  ma soprattutto si avvertiva il profumo di pollame e cacciagione arrostita, del pane appena sfornato... Insomma un tripudio di profumi che lasciavano l'acquolina tra le fauci! 

Mentre VirLiko si beava di quei profumi, fu improvvisamente distratto da un grido soffocato. Girò velocemente lo sguardo ferino e, in un angolo buio, intravide un movimento veloce. Una mano oscura era posata con forza sul volto di una giovane donna che si dibatteva scalciando nel vuoto; nel buio riuscì anche a distinguere il cappuccio nero che copriva il volto dell'aggressore: ora la situazione gli era più chiara!
Ringhiando, VirLiko trafisse il buio con gli occhi iniettati di sangue. L'essere abominevole voltandosi nella sua direzione mostrò lunghi e affilati denti aguzzi da predatore. Alla vista del grande lupo emise uno strano squittio e con un balzo verso l'alto si trasformò in un enorme pipistrello che volò via, fuori dal villaggio. Il grande lupo tentò di catturarlo con un agilissimo balzo verso l'alto, ma le sue fauci si richiusero stringendo soltanto l'aria umida della notte.

Ricadde davanti alla fanciulla che, ancora seduta a terra, lo stava osservando con gli occhi sgranati per la paura. A VirLiko bastarono pochissimi istanti per rendersi conto che si trovava di fronte alla stessa fanciulla salvata nel bosco dalle grinfie del Serpente Pennuto.
Immobile per lo stupore continuò a fissarla, mostrandole i denti serrati. L'altra - ancora a terra, spalle al muro - prima lo fissò poi abbassò lentamente lo sguardo. Mossa imprevista: VirLiko sentì progressivamente calare la propria tensione e le si avvicinò lentamente, annusando l'aria....Poi, quasi per caso, sorprese se stesso mentre profferiva nel linguaggio degli umani le seguenti parole incerte: "Non aver paura! Per favore...".

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