Lauren si rese conto che i suoi stivali non erano adeguati mentre scendeva i gradini. Trovò quasi divertente il fatto di sentirsi galleggiare, come quando si è bevuto molto alcol a stomaco vuoto, quella sensazione la fece scoppiare a ridere. E si morse la lingua mentre arrivava alla fine delle scale, con le chiavi che tintinnavano intorno al dito. La pioggia cadeva fitta sul marciapiedi e il portone del palazzo si chiuse alle sue spalle, lasciandola fuori dall’androne e facendola completamente bagnare. Senza alcuna esitazione, iniziò a correre sotto la pioggia, senza curarsi di tutto il resto del mondo. Buio come la pece, la notte si stava quasi per avvicinarsi alle 20:00 e non si vedeva un’anima in giro. Ma doveva esserci qualcuno lì fuori. In realtà, mentre Lauren armeggiava per aprire la portiera dell’auto, sentì un paio di occhi che la fissavano. Eppure, mentre si guardava in giro, strizzando gli occhi sotto la pioggia coprendosi con la sua giacca rossa, non riuscì a vedere nessuno.
Non era divertente pensare che era scesa fuori, con tutta quella pioggia, solo per prendere un mazzo di carte in macchina?
Aperta la portiera, si chinò all’interno, aprì il vano portaoggetti e cercò il mazzo di carte che vi era all’interno. Tirandolo fuori, lo mise nella tasca interna della sua giacca mentre i suoi occhi ripresero ancora una volta a guardarsi intorno. Non c’era nessun segno che ci fosse qualcuno lì fuori. Probabilmente era solo l’alcol che aveva bevuto a fare brutti scherzi alla sua mente. Alcool…Perché aveva improvvisamente deciso di bersi tre bicchieri di Johnny Walker proprio quel giorno? Per la sua sensazione di calore che viaggiava lungo la gola e leniva il freddo che provava all’interno. Ma la sua intenzione era anche quella di cercare un modo per soffocare quei sentimenti che non la lasciavano più riposare. Non importava quanto duramente avesse cercato di scacciarli via, ma il suo cuore non sarebbe stato mai messo a tacere dalla sua testa.
"Merda…" Disse mentre il suo cuore cominciò a battere all’impazzata. Stringendo gli occhi asciutti e chiusi, Lauren stava lì con le dita dei piedi arricciati all’interno degli stivali di pelle caldi, la sensazione di avere tutti questi ricordi da lavare via in una volta sola. Quelle notti a Neverland quando lei non riusciva a dormire perché erano così distanti… Mentre lei dormiva accanto a un albero, l’altra se ne stava più lontano nell’ombra, tutta rannicchiata su se stessa.
Il profumo di Camila…
La sensazione delle sue dita morbide che sfioravano le sue mentre camminavano fianco a fianco attraverso la foresta…
"Non posso rimanere qui…" Si disse con calma. "Non posso…"
Le parole di Normani, il suo sorriso, gli sguardi che si scambiavano…dovevano pur significare qualcosa. O forse no. No, non c’era nulla di vero e lei stava immaginando tutto. Non ci poteva essere qualcosa di vero in quelle parole.
Mordendosi le labbra, Lauren aprì la portiera e uscì via in fretta, troppo in fretta. Immediatamente, un gemito uscì dalla bocca mentre andava a sbattere contro qualcuno in piedi vicina a lei, ma, per riflesso, allungò la mano per afferrare l’altra persona, chiunque fosse. E mentre la sua mano trovò il tessuto duro di un trench familiare, le sue ginocchia s’indebolirono istantaneamente. In un primo momento, entrambe si guardarono con gli occhi sgranati e le labbra socchiuse. Quando Lauren si rese conto di quanto complicata fosse la situazione, in piedi tra la mora e l’auto, il suo cuore cominciò a battere forte. Tutto ad un tratto sentì il freddo crescere dentro di lei, le dita diventarle gelate e i piedi come due blocchi di ghiaccio.
"Lau…ren…"
"Ciao…"
Il silenzio ripiombò tra di loro. Gli occhi della mora viaggiarono sul volto di Lauren, un vagabondare familiare, ma il suo sguardo indugiò sulle labbra dischiuse della corvina un po’ troppo a lungo. Si rese subito conto che Lauren si stava bagnando, quindi si sbrigò a coprirla con il suo grande ombrello nero. E alzando gli occhi con i palmi delle mani bagnati premuti contro l’auto, gli occhi di Camila la seguirono, poi ancora una volta lo sguardo cadde tra di loro. In qualche modo entrambe avevano dimenticato di respirare mentre vi erano solo pochi centimetri a dividerle.
"Penso che dovremmo … spostarci …" Suggerì Lauren.
"Questa si che è un’idea intelligente." Rispose Camila.
La seguì rimanendole abbastanza vicina. Quegli occhi color smeraldo si spostarono lentamente a riposare su quei capelli increspati e dolcemente inumiditi dalla pioggia mentre entravano nell’androne del palazzo. Dopo aver chiuso l’ombrello, con i guanti neri bagnati di pioggia, Camila guardò Lauren mentre chiudeva la porta, compito difficile a causa del vento che soffiava fuori. Da dove si trovava, quell’osservazione proseguì, esaminando la donna in piedi di fronte a lei con un occhio molto attento. I suoi capelli neri erano cresciuti, ma ancora indossava quella ridicola giacca di pelle rossa che faceva infuriare davvero Camila. Ma in qualche modo, anche se non voleva ammetterlo, la mora iniziò a notare tutti gli elementi positivi che Miss Lauren Jauregui aveva, come gli occhi color smeraldo che avevano proprio in quel momento ripreso ad osservarla.
"Quindi sei tornata, ancora tutta intera."Osservò Camila, stringendo forte il manico di legno del suo ombrello. "Mi stavo chiedendo quando ti avrei rivista."
"Beh…sono qui…finalmente…" E Lauren abbassò lo sguardo per scrutare meglio il suo corpo, "ancora tutta intera."
"Con la giacca di pelle rossa e tutti…"
"Anche…"
"Suppongo che ci sei nata con quel particolare capo d’abbigliamento addosso" Disse Camila elegantemente, indicando come i suoi occhi scuri non si erano mai spostati da Lauren.
"Proprio come tu preferisci questi sofisticati abiti fatti su misura, io mi tengo stretta la mia giacca. È solo un capo d’abbigliamento. Mi piace davvero molto. Non me la insultare."
Per tutta risposta ricevette un sorriso. Era una cosa che Lauren non poté proprio evitare di godersi, con gli occhi che erano rimasti fissi su quel volto che fino a pochi istanti prima era stato solo un ricordo. Era veramente lì, con quella voce che faceva trasparire tutta la sua insolenza, il suo sarcasmo e quei profondi occhi nocciola: era tutto così travolgente.
"Allora…" Iniziò a farfugliare Lauren affondando le mani nelle tasche dei jeans "Come vanno le cose?"
"Beh, a quanto pare, sembra che tutto sia stato spazzato via."
Uno strano cipiglio comparve sulla fronte della corvina, con la mente ancora stordita dall’alcol. "E sono ancora io la causa?"
"A parte che sembra che sia passato un anno ma che tutti i ricordi di ciò che è avvenuto in questo periodo siano stati cancellati dalla nostra mente, suppongo di essere ancora mentalmente stabile."
"Sì, ho sentito parlare di questo problema con la memoria." Fece spallucce. "Ma a parte questo, tutto sembra a posto fino a ora. La città sembra normale e sembra che proprio nulla sia cambiato."
"A parte il fatto che Henry non ha assolutamente idea di chi noi siamo."
"Anche questo è un problema. Ma credimi, lui sta bene."
"Lui…sta…bene…" Ripeté Camila a se stessa, con gli occhi tristi.
"Sì. Te l’ho appena detto…"
"Come può stare bene quando, tanto per cominciare, non si ricorda di sua madre?" Chiese con voce rauca, mentre i suoi occhi stavano già bagnandosi per le lacrime.
"Camila, vorrei anch’io che le cose fossero diverse, ma purtroppo non è così.”
Guardare la mora mentre alzava la mano per asciugarsi le lacrime, ferì profondamente Lauren dentro. L’unica cosa che voleva in quel momento era fare un passo in avanti per abbracciarla. Ma portando la testa in avanti, poteva sembrava una mossa piuttosto inaspettata che era comunque disposta a fare, anche se non sapeva se fosse l’idea più giusta.
"Voglio solo che lui ritorni."
"Lo so…"
"No, non lo sai. Tu non hai proprio idea di che cosa significhi questo per me, quello che lui significa per me."
"So esattamente quanto tu lo ami."
"Henry è l’unica cosa che io ho." Disse piano Camila, fissando Lauren con gli occhi tristi. "Tutti hanno qualcuno nella propria vita. Ma io… ho solamente Henry."
"Va bene! I miei genitori mi hanno raccontato qualcosa a proposito di una nuova maledizione, quindi se troviamo un modo per risolvere le cose, più saremo vicine a trovare un modo per far riacquistare a Henry i suoi ricordi. Però, tu hai qualche idea di quello che può essere successo qui?"
Prendendo un respiro profondo, Camila sospirò, mentre scuoteva la testa. "No!" Scese il silenzio, prima che lei aggiunse. "Ma vai pure avanti e punta il dito contro di me."
Lauren aggrottò la fronte. "Perché dovrei farlo?"
Sollevando lo sguardo, la mora si strinse tra le spalle. "Non è la cosa che siete tutti abituati a fare qui?"
"Magari è normale per loro…" sventolò la mano davanti a se "ma questo non vale per me. Anche se, devo ammettere, il pensiero ha attraversato la mia mente."
"Ma perché avrei dovuto farlo? Perché dovrei lanciare una maledizione che mi avrebbe potuto separare dalla persona che amo di più?"
"Non lo so! Forse è stato un anno terribile per te, o forse…hai…voluto…" quelle sfere color smeraldo si abbassarono "dimenticare qualcosa."
"E che cosa avrei dovuto dimenticare di tanto grave d’aver voluto cancellare via un intero anno della mia vita?"
Me… Pensò Lauren tra se e se, ma disse. “Forse, ti sei innamorata di qualcuno, ma è andata male e hai deciso di dimenticare tutto."
"E chi dovrebbe essere questa persona?"
Scese il silenzio mentre si guardarono l’un l’altra.
"Non sono stata io."
"Lo so, ti credo."
"Dici sul serio?" Chiese alzando un sopracciglio.
"Questo me lo aspettavo da te, però, dimenticare i momenti in cui ho creduto in te e ricordare facilmente le volte che non l’ho fatto."
"Hmm…" Mormorò mentre si mordeva le labbra colorate, Camila si limitò a prolungare quello sguardo.
"Questo è tutto quello che hai da dirmi?" Chiese Lauren.
"Che cosa ti fa onestamente pensare che io sia diversa da come mi vede il resto della città?”
"Perché mentre loro preferirebbero mettere la tua testa infilata sopra un palo, io ho sempre preferito osservare le tue mosse, ascoltare le tue strategie e le vostre opinioni, per poi essere al tuo fianco. C’è stato un periodo in cui avevo perso la fiducia in te e questo perché ero stata messa con le spalle al muro da un mucchio di bugie. Ma dopo quel momento, ti ho sempre dato ascolto."
"C’è una grande differenza tra ascoltare qualcuno e credere in questa persona, Miss Jauregui" Puntualizzò Camila senza abbassare lo sguardo.
"E allora, che cosa accadrebbe se ti dicessi che, quando si tratta di te,penso sempre che tu abbia buone intenzioni?"
"Che ne sarei molto…onorata di sapere che la cosa t’importi veramente."
"Dovresti perché io mi preoccupo….per…te." Disse deglutendo a fatica, abbassando gli occhi color smeraldo e sbattendo le ciglia.
Camila aggrottò la fronte, spostando lo sguardo. "Okay…"
"Bene…"
"Abbiamo appena avuto una conversazione inutile e tutto questo non cambia il fatto che Henry non sa ancora chi io sia."
Lauren si mise a ridere, lei scoppiò veramente a ridere, tanto da essere costretta a mettersi una mano davanti alla bocca per coprirla. Per tutta risposta Camila strinse i suoi occhi castani fino a quando non diventarono due fessure. Era tutta colpa dell’alcool o era solo il suo stupido senso dell’umorismo? Poi di nuovo, non riusciva più a ricordare l’ultimo liquore che aveva ingurgitato. Niente l’aveva mai fermata, probabilmente poteva far entrare un po’ di luce nella sua mante ma era andata comunque sopra le righe, per perdersi in un attacco di risatine e un comportamento ridicolo: applicabile per lei e per gli altri. Così l’unica altra opzione era che fosse la donna di fronte a lei la causa per la quale si sentiva così, quella sensazione di completa e totale vivacità tipica dell’età adolescenziale, come se fosse una ragazzina di sedici anni che si era presa una cotta per la prima volta. E come se non bastasse, quel formicolio che provava tra le cosce e ovunque non aiutava proprio quella situazione.
"Hey, non so se la cosa può farti sentire meglio, ma Henry pensa che tu sia incredibile." Disse Lauren sorridendo, mentre gli occhi della mora si alzavano per fissarla. " Proprio qualche minuto fa ci stava dicendo che pensa che il Sindaco sia incredibile e che a lui piace davvero molto."
"Davvero ha detto questo?"
"Certo! Pensa anche che tu sia sexy…"
"Mio figlio pensa che io sia sexy." Disse Camila, accennando appena un sorriso.
"Decisamente…" Mordendosi le guance, Lauren si strinse nelle spalle. "Infondo stava dicendo una cosa ovvia…" SI bloccò e controllò il viso dell’altra donna per vedere se stava decifrando le parole che le aveva appena detto, ma, a quanto sembrava, erano passate inosservate.
"Questo mi ricorda il momento in cui mi ha chiesto se pensavo che tu fossi sexy.” Disse scuotendo la testa dolcemente, mentre gli occhi verdi si facevano sempre più piccoli mentre la memoria tornava a quei momenti.
Con gli occhi spalancati, Lauren trattenne il fiato quando sentì ridere Camila. Sbatté lo stivale sul pavimento. "E la tua risposta qual è stata?"
"L’ho mandato in camera sua."
"Accidenti, ti aveva fatto solo una semplice domanda…"
"Oh e come avrei potuto rispondere a questa domanda, secondo te?"
"Con sincerità…" Disse Camila senza esitare neanche un attimo. Quando i loro occhi s’incontrarono, lei sostenne il suo sguardo, senza mai distoglierlo. "Bastava solo un semplicissimo sì o no…"
Lauren non rispose.
Perché non poteva semplicemente smettere di guardarla in quel modo? La corvina fece fatica a sollevare gli occhi perché la mora continuava a tenere quello sguardo così intenso che la stava facendo davvero agitare.
"Smettila di fare così" Disse piano Lauren, sentendo che le guance stavano iniziando ad andarle a fuoco, con gli occhi bassi e mentre si mordeva il labbro inferiore.
"Devo smettere di fare che cosa?"
"Di guardarmi come se…"
Piombò il silenzio.
"Okay…" Disse velocemente Camila, togliendosi il cappotto visto che ora era al chiuso, ma tremò comunque. Si portò le braccia al petto e aggiunse. "Allora…come stai, Lauren?"
La corvina era rimasta sconvolta da quella domanda così diretta, perché, a essere onesti, Camila non si era interessata in precedenza di sapere come lei stesse. E l’esistenza stessa di una situazione del genere le aveva provocato un grande stupore.
"Io…" Farfugliò con le parole "sto bene … almeno credo …"
"Perché sei tornata?"
"Sentivo che … dovevo … farlo?" Rispose con voce tremante. "Hook mi ha detto che voi eravate in pericolo, che avevate bisogno d’aiuto o qualcosa del genere."
"Okay…"
Lauren strinse gli occhi mentre cercava quei pozzi color nocciola. "Cosa ?"
Le dita che stringevano le tasche del cappotto, l’ombrello appoggiato contro la sua gamba, Camila non disse nulla. Per un tempo davvero lungo le due donne rimasero a guardare l’un l’altra in silenzio, mentre la pioggia continuava a scendere all’esterno, mentre tuoni e fulmini illuminavano il cielo.
"Non sembri molto contenta di essere tornata a Storybrooke, tutto qui."
"Onestamente, se fosse stato per me, avrei tanto voluto non aver bevuto nessun tipo di pozione, in primo luogo, perché tornate a tutto questo mi fa semplicemente sentire … bhe…. mi riempie davvero di terrore."
“Perché?"
"Perché a New York, anche se era falso, tutto era così tranquillo e … familiare … felice … ho potuto vivere la mia vita senza dovermi preoccupare di ogni cattivo che ci fosse là fuori, senza dover combattere nemici che provengono dal mondo delle favole … Peter Pan, navi volanti, magia, draghi e giganti, fagioli magici …"
"Ma tutto questo … è reale."
"Non è reale. Oh meglio, si suppone che non lo sia." Rispose Lauren. "Tutto questo appartiene a un altro mondo. Io non sono qui perché ci credo, perché se così fosse, la mia vita sarebbe tormentata. Ecco il motivo per cui tutto questo non dovrebbe essere reale."
"Io sono reale." Disse Camila piano, con le braccia tese e gli occhi concentrati. "Sono proprio qui, in piedi davanti a te, provengo da un libro di favole, ma sono reale quanto lo sei tu."
"E come pensi che reagirà Henry quando scoprirà che tu sei la Evil Queen di una storia scritta dai fratelli Grimm in un libro?"
" Io posso ricordare perfettamente quando tu eri nella sua stessa posizione, ma a differenza tua, lui non avrà la possibilità di riavere i suoi ricordi indietro, perché tu li vuoi gettare via come se fossero dei rifiuti."
"Non sto dicendo che io non voglio che…"
"E’ esattamente quello che stai dicendo."
" Avrei voluto solo che le cose non fossero così complicate. Sì, sono felice di aver rivisto i miei genitori e tutto questo. Ma tutto il resto…"
"Lauren…"
"Tutto il resto è solo una grandissima cavolata…"
"Presenti inclusi?"
I loro occhi s’incontrarono e Lauren deglutì, sentendo l’attrazione tra di loro mentre stavano così in piedi, con la necessità di non distogliere lo sguardo. Era stato un bel momento, quello in cui erano state coinvolte in un certo tipo d’emozione, una sensazione che facilmente aveva avvolto la mente, solleticato il cuore, suscitando sentimenti contrastanti che avevano creato sguardi magnetici.
"No, mi sei mancata anche tu."
Camila sollevò un sopracciglio. "Davvero?"
"Già…"
"Beh, questo è abbastanza confortante."
"Credo che questa cosa mi suona davvero stupida, quindi mi limiterò ad andare avanti e chiederti se anch’io ti sono mancata."
"Perché mai avresti dovuto mancarmi?" Chiese Camila, mentre un piccolo sorriso tirato si formava sulle sue labbra. "Mi è mancato mio figlio, di certo non tu."
"Giusto…" Rispose Lauren abbassando la testa, anche se, leggendo tra le righe, le veniva da sorridere. “ L’addio sul confine della città è stato piuttosto toccante, soprattutto da parte tua."
"Non ho idea di quello che vorresti insinuare."
"Tutte quelle lacrime e quant’altro…"
"Ero triste nel vedere Henry che lasciava la città. Mi spieghi che cosa c’è di sbagliato in tutto questo?"
"E che cosa ne dici di me?" Trattenendo il respiro, Lauren alzò lo sguardo e guardò Camila con un’espressione da cucciolo dipinta negli occhi.
"Che cosa dico di te, Miss Jauregui?"
Lauren iniziò a pensare a quanto fosse incredibile la tendenza di quella donna di diventare così formale quando si prendeva un argomento che riguardava loro due. Pochi istanti prima, stava chiacchierando con lei utilizzando il suo nome e ora aveva fatto qualcosa tipo mille passi indietro.
"Nulla…" La corvina cercò di ridere "Stavo solo scherzando…" Ma si stava perdendo.
E più cercava di nascondere i suoi sentimenti, più tutto stava andando in pezzi e più la voglia e la necessità di fare qualcosa aumentavano in lei.
"Per un secondo sono stata davvero curiosa di sapere il motivo perché tu avresti dovuto pensare che mi eri mancata o che ero addirittura triste nel vederti andare via. Entrambe sappiamo che siamo state sempre meglio stando il più lontane possibile l’una dall’altra e così sarà per sempre."
Lauren sentiva la sua gola stringersi e gli occhi che le bruciavano mentre fissava la mora che se ne stava lì, senza un’espressione dipinta su quel viso così bello.
"Quindi, avresti preferito che fossi rimasta a New York."
"Non era quello che volevi anche tu, infondo?"
"Io ho le mie ragioni…"
"Sì, e tra queste rientra il fatto che tu sei tornata, ma sei diventata improvvisamente dubbiosa di quando si tratta di credere in tutto ciò che hai visto e provato finora.”
"New York era pacifica" Ribatté la corvina.
"Ma era una vita costruita su un mucchio di bugie…"
"Era un regalo che tu hai fatto a me, in primo luogo…"
"Ma che non ti ho fatto di certo con tutto il cuore…"
"Beh, se allora tutto quello che vuoi è un ringraziamento, eccoti il tuo ringraziamento." E Lauren assunse un sorriso forzato in volto " Grazie per tutti quei felici e falsi ricordi che mi hai fatto vivere, hanno contribuito a darmi una vita migliore a New York, un posto molto lontano da qui…"
"Lontano dalla tua famiglia, dalle persone che ti amano…"
"Nel caso in cui non l’hai ancora capito, per la maggior parte della mia vita, io sono stata sola. Sono cresciuta da sola, senza dipendere da nessun’altro che non fossi io. Ed è questo che ho fatto per tutta la vita, per essere indipendente. Non avevo una mamma e un papà a confortarmi e a dirmi che sarebbe andato tutto bene. C’ero solo io. Quindi, per me, andare via da tutto questo, francamente non significa nulla e se qualcuno è felice perché io sia qui è solamente per il motivo con cui sono tornata. La mamma sta per avere un bambino, sono tutti felici e sembra proprio che non ci sia più posto per me. Qui non c’è nessuno che mi ama veramente, che si prende cura di me o che addirittura gli sia mancata ogni secondo per un anno."
E tutti quei sentimenti uscirono fuori di lei come un’onda gigantesca, non riuscendo a trattenere nulla. Quelle cose dovevano essere dette perché in qualche modo tutto questo era stato causato da quella donna in piedi di fronte a lei. Quella sensazione di sentirsi incompresa, indesiderata, inosservata, chiaramente non le mancava, non le piaceva e non ne valeva di certo la pena: tutto quello era stato allontanato dal suo cuore sempre più.
"Però ho capito. Non mi sono mai aspettata che tu mi volessi bene come fanno tutti gli altri, in ogni caso, perché…”
"Mi sei mancata" Disse Camila con voce rauca, prima ancora che quelle parole potessero finire d’uscire dalle labbra di Lauren.
"Ma se mi hai appena detto che non ti sono mancata."
"Beh, non mi sei … mancata … tanto quanto ai tuoi genitori. Ma mi sei mancata tu e la tua patetica e ignorante modalità da Salvatrice in giro per la città, osteggiando i tuoi modi egoistici che sono diventati i tuoi simboli scintillanti e pavoneggiandoti in modo arrogante sul fatto di essere una super eroina o qualcosa del genere."
"Io non sono ignorante, né arrogante e tanto meno mi pavoneggio." Disse Lauren mettendosi sulla difensiva. Poi, sul suo volto comparve un leggero sorriso "Ma è bello sapere che ti sono mancata. Ora mi sento molto meglio."
"E’ bello che tu sia tornata."
"Sì, è bello essere tornati…”
"In ogni caso, dobbiamo andare in fondo a questa faccenda. In primo luogo dobbiamo cercare di capire che cosa è veramente successo qui." Disse velocemente Camila in modo da cambiare completamente l’argomento di conversazione, mentre si portava un paio di ciocche dei suoi capelli dietro le orecchie. "Forse posso provare a creare una pozione per la memoria, perché abbiamo davvero bisogno di avere delle risposte."
Rimanendo completamente perplessa da quella svolta così improvvisa che avevano preso le cose, tutto quello che la corvina poteva permettersi in quel momento era perdersi in quegli occhi dello stesso colore del cioccolato. Non aveva mai visto una donna così bella e incantevole.
"Molto spesso tutto ciò che serve è la distanza e il tempo per poter realizzare ciò che è veramente importante per una persona." Disse Lauren con calma, con il sollievo negli occhi visto che la mora stava rimuginando su quello che aveva appena ascoltato.
Rimase in attesa.
"Hai ancora la boccetta che conteneva la pozione che Hook ti ha dato?"
"Dovrei averla da qualche parte al piano di sopra …"
"Allora molto bene!" Camila si schiarì la voce. "Bene, allora, è stato bello vederti di nuovo. Domani sarò tutto il giorno nel mio ufficio, quindi quando vuoi puoi venirmi a portare la boccetta."
" Aspetta!" Disse piano Lauren, facendo un passo in avanti.
Improvvisamente, per riflesso, la mora fece un piccolo passo indietro, con gli occhi spalancati. "Che cosa c’è?"
"Io…" La corvina deglutì, sentendo un enorme nodo alla gola mentre si guardavano l’un l’altra. Le sue dita tremavano e le sue ginocchia sembravano esser diventate di gelatina. "Volevo chiederti una cosa."
Camila inspirò profondamente. "Certo, chiedi pure."
"Io volevo solo … volevo solamente chiederti … volevo solamente dirti che io…" La sua bocca era asciutta, ma le sue parole erano lì, sentiva bruciarle dentro di lei, ma non riusciva a trovare il coraggio di continuare quella frase. Non poteva dirlo. E proprio perché non poteva dirlo, Lauren finì per schiarirsi la voce, cercando di nascondere tutta quella sua debolezza. "Io…"
Camila s’irrigidì, con gli occhi che si allargavano leggermente, però, Emma non aveva proprio intenzione di continuare quella frase, ma si era subito resa conto del suo cambiamento improvviso.
"Ora però devo proprio andare." Girando i tacchi, la mora cominciò ad allontanarsi, senza prendere neanche un respiro.
"Sopra abbiamo della zuppa" Disse Lauren in fretta. "Perché non vieni a prenderne una ciotola, sempre se non hai altri piani…"
Fermandosi a pochi metri dal portone, ma ancora lontana da quel forte acquazzone che stava facendo rigare tutto il vetro di pioggia, Camila si voltò verso l’altra donna. "Non posso davvero rimanere, Lauren."
"Perché?"
"E’ solo…" Farfugliò sollevando la mano libera, visto che l’altra stringeva con un po’ troppa fermezza il suo ombrello, indicando ulteriormente, essendo effettivamente troppo nervosa. "Non posso rimanere… devono fare un’altra cosa."
"Tipo cosa?" Continuò Lauren, con gli occhi spalancati. " Ce ne stiamo solamente seduti al piano di sopra, in attesa che torni l’elettricità, chiacchierando, e io ho anche un mazzo di carte…"
"Sarebbe molto bello, ma…"
"Per favore, vieni di sopra. Sono più che sicura che Henry sarà contentissimo di vederti e, in più, penso che nessuno dovrebbe rimanere da solo con un tempo del genere."
"Buona notte, Lauren!" Disse piano Camila e, offrendole un piccolo sorriso, fece un passo indietro, poi un altro, poi altri due, con la parte inferiore del suo ombrello che lasciava un rigagnolo d’acqua mentre veniva trascinato. In questo modo segnò la distanza tra di loro, che aumentava al passare dei secondi.
Ma tutto questo ricordava la precedente volta in cui le due donne avevano dovuto salutarsi, il ricordo di essersi dovute dire addio.
"Mi spiace davvero tanto…" Disse Lauren in fretta, facendo un passo in avanti mentre chiudeva tutta la distanza tra di loro "Ma ho davvero bisogno di fare questo."
"Che cosa stai…" Un sussulto sfuggì dalle labbra di Camila quando sentì la parte anteriore delle sua maglia essere afferrata e venir tirato verso l’altra donna, che la face tacere con un bacio
Non riusciva a credere che tutto questo stava effettivamente accedendo. La situazione così improvvisa, la sensazione che il suo cuore stesse per fermarsi, la testa che provava una strana vertigine: tutto era così veloce. Ma lei voleva spingerla via, premere i palmi contro quella donna in modo che il suo cuore potesse tornare a battere, ma Camila proprio non ci riuscì ad allontanarla. Sentendo che la corvina non lasciava la presa su di lei, allungò le sue mani guantate per afferrare la sua giacca di pelle rossa. Entrambe cercarono l’altra con gli occhi, alla ricerca di qualche tipo di connessione reciproca. Senza esitare, entrambe chiusero ulteriormente la distanza che le divideva, muovendosi in quel bacio, uno di quelli che t’invia piccole scosse di piacere lungo la spina dorsale e ti fanno giare la testa. Ma, rendendosi conto di quello che stava facendo in quel momento e di quanto stava scendendo verso il basso, la mora si allontanò. I suoi occhi color nocciola si spalancarono per quel sentimento improvviso che stava provando, la forte passione che stava provando dentro e che le faceva scoppiare la testa, sentimenti che non credeva potesse mai risalire in superficie. Camila rimase scioccata da quanto il suo corpo stava rispondendo alla vicinanza di Lauren, il modo in cui le loro ginocchia si stavano unendo insieme. L’afferrò per la vita, in modo da tenerla ferma mentre le loro teste ballavano con desiderio.
Ma c’era odore d’alcol nell’alito della corvina, qualcosa che non poteva di certo passare inosservato.
"Sei ubriaca!" Disse Camila con voce rauca, degustando quello strano sapore sulle sue labbra.
"Questo perché mi hai inebriata."
"Tutto questo è ridicolo" Anche se Lauren la stava afferrando saldamente, avvolse le dita intorno ai suoi polsi, con uno sguardo serio in volto. "Lauren, lasciami andare."
"No! Non voglio …"
"Facciamola finita. Tutto questo è davvero ridicolo." Disse Camila con fermezza, scuotendo la testa. "Non riesco proprio capire che cosa stai facendo." Cercò di allontanarsi, ma i suoi polsi erano bloccati. "Che cosa stai cercando di dirmi?"
"Non posso dirtelo. E non potrò farlo mai." Rispose Lauren a voce bassa, mentre le sue dita palpavano il tessuto della maglia di Camila, lottando per respirare. "E’ per questo che non volevo tornare, perché sapevo che, nel momento in cui ti avrei rivista, avrei dovuto trovare un modo per mostrarti i sentimenti che provo per te.”
"Lauren…"
"Camila, ti ho già persa una volta e non ho intenzione di perderti ancora. Giuro su Dio che, se non posso averti, perderei il controllo perché tutto era più facile quando avevo dei falsi ricordi. Ma ora è davvero doloroso ricordarmi come mi sono innamorata di te e non riesco proprio a smettere di farlo."
I suoi occhi erano inumiditi di lacrime ancor prima che potesse cercare di trattenersi. Mentre la mora ascoltava ogni sua parola, cercava nei suoi pozzi color smeraldo qualche indicazione che le dicesse che la stava ingannando, illudendo o che era tutta una farsa. Ma le uniche cose che riuscì a trovare furono sincerità, onestà e amore, tanto amore che non aveva mai visto in precedenza nello sguardo di Lauren. Era uno sguardo diverso, carico di desiderio, di bisogno e uno strano senso di paura per qualcosa.
"Non posso…" Disse Camila come se stesse per soffocare.
"Non puoi fare che cosa?"
"Non posso fare questo" Rispose con voce roca "Non posso…"
"Camila…"
"No…" Scuotendo la testa, si rifiutò di guardare quegli occhi smeraldo così tanto accattivanti. "Per favore non farmi questo…" Lauren la strinse dolcemente, portandosela più vicina. "Questo non è giusto. Questo non…" Sentì delle dita afferrarle la nuca e viaggiare tra i suoi capelli, facendole perdere il controllo quando sentì anche una gamba intrufolarsi tra le sue. "Tutto questo non dovrebbe essere giusto."
"Ma lo è…"
"Lauren, devi proprio lasciarmi andare ora" Disse Camila con voce ferma. "Gradirei…" lasciò andare i polsi, fece un passo indietro, respirando pesantemente e con gli occhi bassi. "Gradirei andarmene ora. Arrivederci."
"Per favore, non spingermi via." Disse piano Lauren " Per favore, dimmi che ti senti nello stesso modo in cui mi sento io, che non sono solo io a provare queste cose, che…" mordendosi le labbra, rimase a bocca aperta nel vedere Camila mentre si girava e, con grandi falcate, si allontanava il più veloce possibile, con i tacchi dei suoi stivali sbattevano contro l’asfalto duro provocando un suono che echeggiava dolorosamente nel cuore della corvina. "Non andare via da me. Solo non…Camila, aspetta…" le corse dietro, aprendo la porta proprio nel momento in cui stava per chiudersi. Il vento soffiava forte, le sue guance si congelarono e i capelli le volavano da tutte le parti. Lauren corse sotto la piaggia fino a quando non afferrò il braccio sinistro dell’altra donna. Entrambe erano ormai completamente inzuppate. "Mi spiace…" Disse con dolore, mentre le sue lacrime, mischiate alla pioggia, iniziavano a scendere copiose lungo le sue guance. "Mi spiace… spiace … per quello che ho fatto … per quello che ho detto …"
"Ti dispiace …" Ripeté Camila, con le lacrime che le scendevano rigandole le guance. "Tu mi hai baciata. Mi hai baciata come se tu…tu fossi impazzita?” Poi chiese. "Che cosa stai cercando di fare con me?"
"Non sto cercando di fare proprio nulla."
"Sai quanto sia grave tutto questo?" Chiese cercando freneticamente quegli occhi smeraldo, sentendo la fredda morsa che la pioggia le stava facendo provare "Hai idea di quello che hai appena fatto e che cosa significhi tutto questo?"
"Lo so che cosa significa."
"No, non credo proprio che tu lo capisca." Disse la mora scuotendo le testa "Non credo che tu lo sappia perché hai bevuto del alcol e, ora, mi stai dicendo tutte queste cose e stai cercando di convincermi che in realtà…"
"Io ti amo" Si affrettò a dire la corvina, mentre le lacrime continuavano a mescolarsi alla pioggia. "Non sto mentendo e l’alcol non c’entra nulla, qui…" Prese la mano della donna tra le sue e la posò sul suo petto ansante, proprio dove risiedeva il suo cuore "Puoi guardarmi negli occhi e puoi … ascoltare il mio cuore. Ascolta e prova a vedere che non ti sto mentendo… io mi sono davvero innamorata di te."
Con le labbra socchiuse, Camila cercò gli occhi di Lauren disperatamente, sentendo il suo cuore battere forte nel suo petto, il modo in cui tratteneva il fiato, il modo come la guardava.
"Tu … sei … innamorata … di… me?"
Annuendo, Lauren si morse le labbra, in attesa.
"Che dire allora di…Brad… e Hook. Quel pirata ha fatto di tutto per ritrovarti e portarti indietro. Che mi dici allora di loro due?" Chiese Camila.
"Io non voglio nessuno di loro due. Tutto quello che voglio sei tu. Mi sono innamorata di te molto tempo fa." La corvina rabbrividì per il freddo " Non so onestamente dirti quando, ma… quando ci siamo trovate in piedi sul confine della città, quando mi hai detto che dovevo andare via, quando mi sono resa conto che non ti avrei mai più rivista, Camila, l’ho capito. Io solo …" un singhiozzo sfuggì dalle sue labbra " Ho capito che ti amavo più di quanto potessi immaginare. Io ancora non so perché mi fai sentire in questo modo, ma lo fai." Un brivido di freddo scese lungo la sua schiena. " Ho freddo…" Si strinse le braccia intorno al corpo.
"Io non sono … una …" Disse Camila con voce bassa. "Io non sono lesbica… io sono …"
"Posso dirti che …" Cercò di dire onestamente Lauren.
"Ma io voglio solo …"
"Sono davvero un’idiota. M’innamoro sempre delle persone sbagliate.” Disse Lauren scuotendo la testa. "Sono così idiota, cazzo…" Alzò le mani per coprirsi il viso, con le dita che s’intrecciavano tra i capelli bagnati. Si rifiutò di guardare Camila. Aspettò qualche secondo prima si sospirare. "Sai una cosa?" Spostò le mani e iniziò a sbattere rapidamente le palpebre. Gli occhi le bruciavano molto. "Mi dispiace davvero tanto. Tranquilla, ora me ne vado." Indicò dietro alle sue spalle, combattendo contro l’impulso di scoppiare a piangere. "Me ne vado. Dimentica … tutto quello…" disse indicando la sua fronte "… che è successo. Non ti preoccupare, se lo desideri, dimenticherò tutto anche io e non te ne parlerò mai più. Non mi sorprenderei neanche se tu decidessi di non parlarmi più, perché in fondo è quello che mi merito."
"Lauren…"
"La mia zuppa probabilmente ormai si sarà raffreddata…"
"Lauren…" Girandosi sul posto, Camila guardò la corvina mentre se ne andava via velocemente, fino a quando non scomparve all’interno dell’atrio del palazzo. In quel momento si sentì come se avesse un peso al cuore, per colpa di tutte quelle emozioni, la confusione e il senso di colpa.
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Racolta One Shot
FanfictionRaccolta one shot mista (Carmen, Lauren e Camila delle fifth harmony),(Hosie, Hope e Josie di legacies), (swanqueen, Regina ed Emma di ouat), (Supercorp, Kara e Lena di supergirl) e (Faberry, Rachel e Quinn di Glee)