Red Kryptonite

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«Sei combattuta Lauren, quasi quanto me. Tu ed io siamo simili, siamo costrette a vivere due vite separate per colpa delle persone che ci circondano. Possiamo non farlo stasera, sai? Non combattere contro te stessa, libera le ali.» Supergirl continuò, scendendo con la mano sul collo dell’altra. Tracciò i contorni della giugulare e strinse leggermente la pelle esposta. «Ti desidero.»

Salve a tutti allora questa è una riadattazione da supercorp a Camren spero vi piaccia lascio il link e il nome dell'autrice, andate a leggere l'originale perché è davvero una os bellissima.
 Tutti i diritti vanno a: Aly_WritingDreams potete trovarla su efp il link della storia originale lo potete trovare sulla mia bacheca

Camila era impazzita per Lauren fin dal primo momento in cui l’aveva incontrata. Ricordava ancora perfettamente tutti i dettagli di quella mattina: il profumo di arredamento nuovo dell’ufficio, il sole che illuminava la stanza attraversando la porta a vetro del terrazzo, ma soprattutto il sorriso che si erano rivolte non appena i loro sguardi si erano incontrati. Non le era mai capitato di sentirsi così bene attorno ad una persona e più loro rapporto si intensificava, più Camila ne aveva un bisogno vitale. Di conseguenza erano mesi che si interrogava sulla natura dei suoi sentimenti per la donna e, solo pochi giorni prima, era arrivata ad una conclusione. Per la prima volta nella sua vita, era innamorata. Nonostante la fama da temeraria eroina, pronta ad affrontare qualsiasi alieno pericoloso fuggito da Fort Rozz, Camila non riusciva ad affrontare le sue paure e fare il grande passo verso Lauren. Quello era il motivo principale per cui, quella mattina, Camila Cabello era bloccata di fronte alla porta dell’ufficio di Lauren Jauregui, senza il coraggio di bussare.
La sera prima aveva riflettuto molto sulla sua vita - come Camila, ma anche come Supergirl - sulle sue paure e sul suo rapporto con l’altra, sulle possibilità che potevano avere insieme. In conclusione aveva deciso che avrebbe chiesto a Lauren un appuntamento, ma anche che, prima di ciò, le avrebbe raccontato tutta la verità sul suo conto.
Camila sospirò angosciata, erano più di cinque minuti che fissava la porta in silenzio, non riusciva a trovare il coraggio di bussare. Fortuna che erano soltanto le otto del mattino, quindi eccetto lei e Lauren, che aveva visto entrare nell’edificio, in quel piano non c’era nessuno.
“Non è il momento per uno dei tuoi deliri Camila, ricordati che hai affrontato di peggio. Lauren è una tua amica, tiene a te, non ti ferirà.” pensò la ragazza. “Non lo farà per ferirti, ma lei è Lauren Jauregui, perché mai dovrebbe voler un appuntamento con te? Sei soltanto una sua amica, giornalista della CatCo, niente di più. Lei invece…” per poi contraddirsi di nuovo.
Stufa di quei pensieri chiuse gli occhi, alzò la mano e, in un atto di coraggio, bussò alla porta.
«Avanti.» Lauren rispose dall’interno.
“Oh Rao, l’ho fatto davvero. Ho bussato davvero!”
«Buongiorno Lauren!» Esordì Camila, cercando di sembrare il più naturale possibile, nonostante la situazione non fosse d’aiuto. Non era certo orario da visite, ma se fosse andata più tardi nella giornata probabilmente l’avrebbe trovata occupata con il lavoro e non avrebbe avuto il giusto tempo per parlarle.
«Camila, che bellissima sorpresa!» Si alzò dalla poltrona e andò subito incontro all’amica per abbracciarla. Era quasi una settimana che non si vedevano e, anche se Lauren non era il tipo di persona che lamentava la solitudine, doveva ammettere che la vita senza la presenza dell’altra era diventata piuttosto monotona. «Era tanto che non passavi da queste parti, sono felice di vederti.»
«Anche io.» Rispose brevemente, ricambiando l’abbraccio dell’amica.
«Sediamoci sul divano, dai. Cosa ti porta qui a quest’ora? Lavoro?» Chiese, facendo strada nella zona relax.
Si sedettero entrambe sul divano, Camila controllò che fossero alla distanza giusta per guardarsi bene negli occhi durante la conversazione.
«In realtà no. Non sono qui per nessuna intervista.»
«In effetti ultimamente la mia vita è stata piuttosto monotona. Oh, eccetto quando Supergirl mi ha salvato la vita.»
«Purtroppo lo ricordo. Anche se, in realtà, non so come sono andate le cose dopo che la nostra chiamata è stata interrotta, non mi ha raccontato nulla a riguardo.» Precisò Camila, mentendo. Ricordava benissimo quella notte: ricordava benissimo il terrore che aveva provato nel sentire le urla di Lauren e nel realizzare che stava precipitando giù dal palazzo, ma soprattutto sentiva ancora, come se non fosse mai passato, il terrore di perderla.
«È stato piuttosto spaventoso se posso dirti la verità, per un attimo ho creduto che quella fosse la fine, ma poi è arrivata lei.» Nel pronunciare l’ultima parte della frase un sorriso si impossessò del suo viso, una luce dei suoi occhi.
Camila, notando la reazione dell’altra al ricordo, cercò in tutti i modi di non arrossire.
«Wow. Come è stato? Intendo l’essere salvata da Supergirl.» Le chiese, non riuscendo a trattenere la curiosità e il narcisismo.
«Da togliere il respiro. Soprattutto volare con lei, perché ho una tremenda paura dell’altezza, ma in quel momento, paradossalmente rispetto alla situazione, tutto mi sembrava così sicuro.»
«Potrei quasi essere gelosa.» Rispose Camila, smorzando il discorso diventato fin troppo imbarazzante.
«No, non devi. Sai quanto conti per me.» Sorrise, sporgendosi per ricoprire la mano dell’altra con la sua.
Camila arrossì, non era la prima volta che l’altra creava un contatto fisico, ma per come era tesa, in quel momento, lo sembrava.
«Va tutto bene Camz?» continuò, non avendo ricevuto risposta dall’amica, interrompendo il contatto tra le loro mani.
«Si…si… perché me lo chiedi?»
«Non mi hai ancora detto perché sei qui. Neanche come mai sei sparita per una settimana e non hai risposto ai miei messaggi, ma di quello possiamo parlare dopo. Una cosa per volta.»
«Mi dispiace di essere sparita, ho avuto molto su cui riflettere. È stata decisamente una settimana impegnativa su diversi fronti. Prometto che ti spiegherò tutto, anche perché è parte fondamentale di quello che sto per dirti.»
«Mi fido. Ti ascolto.»
«Okay…» Camila sospirò, chiudendo brevemente gli occhi e cercando le parole giuste con cui cominciare il discorso. Una ricerca lunga, impegnativa e così difficile da sembrar non terminare mai. Il silenzio durava ormai da quasi un minuto e, più il tempo passava, più Camila si sentiva imbarazzata. «Avevo preparato tutto il discorso, ma adesso è come se fosse svanito. Credo sia il chiaro segnale che non ci devo girare troppo intorno, nonostante per me sia difficile non farlo. Mi piace passare il tempo con te: guardare Netflix insieme, uscire a bere qualcosa e parlare, anche solo stare in silenzio in tua compagnia. Mi piace guardarti mentre sorridi, mi piace ridere con te e amo come mi sento quando siamo insieme, in termini di emozioni è paragonabile al volare. Sono sparita per una settimana per questo, perché volevo capire come mi sarei sentita allontanandomi da te. Ero confusa.»
Lauren era in silenzio, immobilizzata dalle parole dell’altra. Sapeva che sarebbe arrivato quel giorno, sperava solo che arrivasse il più tardi possibile.
«Camila, forse non dovremm-»
«Ti prego Laur, lasciami finire.» Interruppe l’altra, consapevole che altrimenti non sarebbe riuscita a finire il discorso.
Lauren sospirò e chiuse gli occhi, sapeva benissimo come sarebbe finita la loro conversazione, ma non poteva far nulla per cambiare le cose. Era inevitabile.
«Ho bisogno di te nella mia vita, ma sento di volere di più di una semplice amicizia. Sono qui per chiederti un appuntamento, perché, anche se so che non provi le stesse cose che provo io, ho bisogno di una tua risposta. Quindi, ti andrebbe di venire a cena con me?» Finì la mora, durante il discorso non aveva mai smesso di fissare l’altra.
Lauren abbassò lo sguardo, inabile di sostenere quello dell’amica. Camila arrossì, stava chiaramente ricevendo il suo primo due di picche. Restò in silenzio qualche altro secondo, ancora in parte speranzosa riguardo alla risposta.
«Non sai a quanto coraggio ho fatto appello per dirti queste cose, Lauren. Non inizierò ad odiarti se mi dirai di no, ma per favore rispondimi.»
«No, non posso uscire con te. Mi dispiace.» Lauren rispose, senza guardarla negli occhi.
Camila annuì e si alzò dal divano.
«Comprensibile.» Disse, finendo di prendere la sua roba e avviandosi verso la porta. Era inutile prolungare il dolore. «Mi dispiace di averti fatto perdere tempo. Era così ovvia la risposta, non dovevo disturbati. Tu sei tu ed io non sono altro che una delle tante giornaliste che ti girano intorno, chissà quante proposte come la mia avrai sentito nella tua vita.» Continuò, ridacchiando imbarazzata, sull’orlo delle lacrime. «Prenditi cura di te, Lauren.»
Lauren non rispose, lasciandola uscire dalla porta. L’aveva persa: il momento tanto temuto era arrivato. Aspettò qualche secondo, ovvero il tempo necessario all’altra per allontanarsi dall’ufficio, e scoppiò in lacrime. Non solo l’aveva persa, ma l’aveva anche ferita nel peggiore dei modi.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter accettare l’invito di Camila, anzi, se avesse potuto, probabilmente le avrebbe chiesto di uscire molto prima.  Era stata costretta a rifiutare per il bene di entrambe. Sua madre, in passato, era già riuscita a portarle via persone care, non poteva permette che ciò accadesse ancora.
Ricordava, come se fosse nel presente, il giorno in cui sua madre aveva rovinato la vita alla famiglia della sua fidanzata. Il giorno in cui le aveva costrette a lasciarsi e a dirsi addio per sempre.
Da quel giorno erano passati tantissimi anni, ma Lauren non aveva più avuto una relazione stabile, solo avventure di una notte o poco più. Sua madre era peggiorata sempre di più, aveva totalmente perso il senso del giusto e dello sbagliato. Nei giorni in cui erano state insieme, prima che Lauren la incastrasse, le aveva chiesto informazioni riguardo Camila. Aveva voluto sapere di più sul loro rapporto e lei, essendo sotto copertura, era stata costretta a raccontarle alcune cose. Sua madre le aveva detto di aver letto un articolo in cui Camila sembrava criticare le sue scelte contro gli alieni e le aveva chiesto, di conseguenza, perché si frequentassero ancora. Quello era stato il momento in cui Clara aveva capito i veri sentimenti della figlia verso la giornalista, Lauren ne era sicura. Clara aveva capito ed era pronta, qualora Lauren sbagliasse mossa, a rovinarle ancora la vita.
Qualche giorno dopo l’arresto di sua madre le era stato recapitato un mazzo di fiori, adatti per un funerale, contenente un bigliettino.

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