I'LL MAKE IT UP TO YOU

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Took your heart, took your hand

Promised you all that I had
Hoping that you understand
I'm far from [...] perfect.

[I'll make it up to you, Imagine Dragons]

Lauren era stanca, ma si sforzava di tenere gli occhi aperti, mentre picchiettava distrattamente la penna sul tavolo bianco e fissava le parole confuse sullo schermo del suo computer portatile.
Stava per chiudere tutto, sconfitta dalla tarda ora (dovevano essere le una, forse le una e mezza del mattino) quando un tonfo la fece sobbalzare. Lauren si girò di scatto, aspettandosi Supergirl in piedi sul suo balcone, i capelli castani spettinati a causa del volo, ma si ritrovò a fissare uno spettacolo ben più agghiacciante: la supereroina era rannicchiata al suolo, boccheggiante e stringeva le mani intorno alle spalle, mentre il corpo veniva scosso da tremori.

"Supergirl!" -esclamò, alzandosi e muovendosi rapidamente in sua direzione.-"Cosa ti è successo? Vieni dentro" la incoraggiò, afferrandola per un braccio e facendosi carico del suo peso.

Sebbene all'apparenza la Jauregui sembrasse fragile, aveva in corpo molta più forza di quella che si poteva immaginare. Camila si aggrappò a lei e trascinò a stento i piedi mentre veniva percorsa da fitte dovute al pugnale di kryptonite che l'aveva trafitta. Cadde sgraziatamente sul divano in pelle nera e fece appello a tutta la sua lucidità per formulare la sua richiesta:

"Laur..."-mormorò, prima che un gemito spezzasse la sua voce e la costringesse a chiudere gli occhi. Faceva dannatamente male.

"Sono qua, Supergirl, dimmi cosa posso fare per aiutarti" rispose la corvina, chinandosi accanto a lei e appoggiandole una mano sulla spalla, accarezzandola dolcemente.

Camila non poté fare a meno di arricciare le labbra in un piccolo sorriso, che fu immediatamente spazzato via da una smorfia sofferente. Era sempre così, Lauren: non aveva molti amici, ma era disposta a fare di tutto per le persone che amava. Anche nelle emergenze e nei momenti bui, manteneva la lucidità necessaria per venire incontro al prossimo e, in quell'istante, Camila poteva leggerlo nel suo sguardo, era divorata dalla preoccupazione, ma si sforzava di mantenere il controllo necessario.

Dopo che Mon El era partito, Camila era stata male, ma Lauren non si era tirata indietro e l'aveva consolata in ogni maniera possibile: sapeva del suo legame col figlio di Rhea, sebbene non sospettase che Camila sapesse perfettamente che Mike fosse un alieno.
Erano stati mesi infernali per la ragazza e la sua famiglia si era fatta in quattro per farla sentire meglio, compresa Lauren; era stato in un pomeriggio in cui la Jauregui l'aveva trascinata, imperterrita, in quel piccolo café che tanto adorava, che Camila si era fermata un istante ed aveva realizzato di non poter più fare a meno della presenza di Lauren.

In un primo momento, si era sentita terribilmente in colpa nei confronti di Mon El, sebbene fosse ad anni luce dalla Terra e aveva negato ciò che, ormai, era evidente in ogni piccolo gesto. Non si trattava più di semplice attrazione fisica, Camila non aveva mai negato che Lauren Jauregui fosse una donna estremamente affascinante- ma di quella complicità che si era instaurata anche grazie alla sofferenza di Camila.
Sebbene anche Sofi, Shawn e gli altri le fossero stati vicini, la semplice presenza di Lauren aveva cominciato, gradualmente, ad illuminare le sue giornate ed a restituirle quel sorriso che pensava di non poter recuperare.

"Laur..."-ripeté Supergirl, stringendo i denti.-"Sofi Cabello. Ho perso il mio comunicatore" riuscì finalmente a formulare.

Era stato uno scontro brutale: Supergirl era stata svegliata nel cuore della notte da una telefonata di J'onn che l'avvertiva di un combattimento, apparentemente di origine aliena, nei pressi del porto. Era convinta che si sarebbe trattata di una passeggiata: un paio di pugni ben assestati, una frase a sfondo moralista e poi sarebbe tornata nel suo morbido letto, che sembrava chiamarla anche da lontano.

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