Honest

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*Due mesi dopo*

Ero famosa per il mio modo di evitare interazioni con le persone, ma in quel momento della mia vita era più chiusa di una vongola impaurita.

Come previsto da Niall, il tirocinio, sollecitando il direttore di università, era andato in porto, e grazie al cielo non era entrata in terapia intensiva ma- come al resto degli alunni- mi avevano fatto fare il giro di tutti i reparti, cercando di recuperare il tempo perso che ovviamente fu tramutato da i professori (per quieto vivere) in un mio problema, autoconvincendosi che il casino lo avessi fatto io, non loro.

Tuttavia, tutto il tempo che ero in ospedale mi sentivo a mio agio, specialmente perché lì le cose le potevo controllare e contenere, ma appena mettevo piede in stanza mi sentivo morire, perché ancora i problemi non erano stati risolti.

«Come ti trovi in ospedale?» mi chiese Junk.

Mi aveva fatta chiamare per potermi parlare, dopo un mese da una sicura discussione fra lui e il direttore dopo che mi ero andata a "lamentare" per i lunghi tempi di attesa che comportavano il mio tirocinio.

«Molto bene» accavallai le gambe, cercando di calmarmi.

«Mi dispiace che non hai saputo aspettare un po' più di tempo, adesso saresti sicuramente stata lodata nel reparto di terapia intensiva, che come saprai King ha preso il tuo posto» pensava seriamente di mettermi in difficoltà?

Avevo sentito Richard disperarsi e inveirmi contro quando gli avevano dato la lieta notizia quando io ero stata messa in ordinario servizio e che lui avrebbe dovuto sostituirmi, che sinceramente mi veniva solo da ridere. Ma mi trattenni per rispetto, dopotutto Junk pensava seriamente di regalare caramelle al posto di pasticche al cianuro.

Mi parlò di quanto quel posto era ambito prima di lasciarmi libera di tornare in stanza e finalmente farmi una doccia dopo una giornata passata in pronto soccorso fra influenze varie e incidenti stradali che probabilmente mi avrebbero fatto venire solo incubi quella notte e nelle restanti venti vite.

«Pensavo non tornassi più» mi accolse, uscendo dal bagno in accappatoio con un asciugamano a sfregarsi i capelli bagnati.

«Junk voleva parlarmi» roteai gli occhi al cielo, poggiando la borsa sulla scrivania «Vado a lavarmi» lo informai.

«Ah, è passato Luke poco fa» mi fermò prima che entrassi in bagno, sentendo il cuore perdere qualche colpo.

«Che voleva?» grazie al cielo avevo il suo armadio a coprirmi il viso preoccupato.

«Voleva parlarti, mi ha chiesto di dirti se più tardi lo chiami»

Sospirai, con zero voglia di vederlo, mi bastava Harry tutte le sere, con la vana speranza che tornassimo a parlare umanamente.

Avevo paura di sentire cos'avesse da dirmi. Temevo i suoi lati peggiori: quello appiccicoso e quindi con la speranza di tornare assieme, e quello cattivo, e chissà perché sapevo perfettamente che era una sua sfuriata ben meditata che mi aspettava con estrema urgenza.

Passai almeno un quarto d'ora con il telefono in mano con l'ansia a mille e con il serio dubbio di non farmi sentire, ma poi la voce di Niall mi tornò alla mente e l'insensata voglia di sistemare almeno alcune cose della mia vita si fece presente, e fu lì che mi alzai di scatto dal letto, approfittando la momentanea assenza di Harry in stanza per chiamarlo.

«Ti aspetto in sala prove» disse non appena accettò la chiamata, lasciandomi a bocca asciutta.

Mi sarei dovuta equipaggiare di coraggio? Cosa mi aspettava in quello stanzino? La morte o il risolvimento di un problema, anche se minore?

Honey||H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora