Un fiero sconosciuto

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Passata una settimana e mezza dall'ultima apparizione della madre, Thor decise che era il momento giusto per iniziare a preoccuparsi. A tavola, provò piú di un paio di volte a convincere il padre ad irrompere oltre il grande portone per vedere se la donna stesse bene, ricevendo di tutta risposta una scrollata di spalle e una risata da parte del sovrano, che sembrava decisamente piú preoccupato a giocare a guardia e ladri con delle ragazze sotto il tavolo reale che del futuro della consorte. Anche le guardie sembravano irremovibili, incorruttibili da una qualsivoglia offerta; né favori sessuali, né oro, né giorni liberi sembravano essere abbastanza. Quindi decise che sarebbe andato da solo.

Non sapeva se fosse esattamente l'aura di mistero attorno a quelle stanze, se fosse una qualche magia imposta dalla madre o la semplice preoccupazione, fatto sta che a Thor tremavano talmente le mani da rendere molto più difficile del previsto l'irruzione. Dovette metterci tutto il coraggio di cui era capace per calmarsi e far scivolare il chiavistello, spingendo le porte fino ad aprirle, con un leggero cigolio dei barrenti.

Tra tutto quello che poteva aspettarsi, l'ala nord-ovest si rivelò essere la più bella del palazzo, con un ampio corridoio ricco di curve, che amplificavano un lento e quasi impercettibile singhiozzare. Si mosse in quella direzione, ancora a bocca aperta per la bellezza del pavimento in marmo nero pregiatissimo, dei tappeti fatti a mano o dei quadri dalle cornici piene di ghirigori.
Finito il corridoio, interrotto da un paio di porte che portavano a stanze completamente vuote, stava un salone magnificente, degno degli dei; al biondo la prima occhiata tolse il respiro, la seconda gli serrò lo stomaco.
Al centro della stanza stava un letto enorme, coperto da lenzuola candide e delicate , su cui sua madre era sdraiata inerme, perfettamente composta è bellissima come sempre. Al suo fianco giaceva un ragazzo, forse più un uomo, completamente in lacrime; aveva la tenuta base dei difensori della corona nonostante Thor non si ricordasse di averlo mai incontrato. Casco, lancia e parte dell'armatura erano stati malamente gettati a terra, come strappati, probabilmente dal momento in cui il ragazzo si era inginocchiato e aveva agganciato la propria mano con quella della donna. Questo uomo portava i capelli mori di poco piú corti dei suoi fieramente, scompigliati dal tragico momento: riverso sul petto di Frigga, singhiozzava amaramente mentre le carezzava i dolcissimi ricci biondi.
< Cosa ti ho fatto, madre mia? > Sussurrava sommessamente, la voce chiaramente impregnata di rimorso.
Thor stette a vedere quello spettacolo penoso immobile, dispiaciuto per il macigno di dolore del moro al punto da quasi non realizzare che su quel letto stava sua madre priva di sensi.
< Svegliati, ti prego, non so che fare... >

Thor- carne, ossa, muscoli, completo di cuoio e una tempesta nella mente- fu addosso allo sconosciuto ancor prima di realizzarlo concretamente. Data la struttura piú esile, per immobilizzarlo si rese necessario solo prenderlo per i polsi e tenerlo a sé, nonostante le scintille verdi che schizzavano incontrollate dalle dita dello sconosciuto.
< Chi sei tu e cos'hai fatto a mia madre? >

I Misteri del Palazzo di Aasgard / The Mysteries of Aasgard PalaceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora