Quattro cavalieri e un letto rettangolare

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Il rumore si placò cosí di colpo che Loki fu costretto ad affermare, sotto lo sguardo di Thor, un confabulato: <Non guardare me! >
I tre cavalieri se ne stavano immobili, con il fiato sospeso, come ad aspettare di essere interpellati o ripresi. Erano inconfondibili: Brondheil, con i suoi capelli arricciati e rossi, reggeva l'elmo della sua armatura tra il braccio e il fianco. Dherindahl aveva la pelle grigia perché era nato nei grandi altipiani vulcanici; apparteneva ad un'antichissima stirpe di elfi grigi, ormai estinta da tempo. Gaother era invece il cavaliere più desiderato di tutto il regno a causa della bellezza quasi proverbiale, tanto che il consigliere d'arte di palazzo aveva stimato ci fossero più ritratti di lui che di tutta la famiglia reale.

< Quindi? > Chiese nuovamente il principe, alzando un sopracciglio. < Qualcuno ha intenzione di iniziare a spiegare cosa sta succedendo? >
A sorpresa di tutti, il primo ad aprire bocca fu Heimdall; lasciava raramente la regina con lo sguardo, anche se ogni quanto strizzava gli occhi con aria contrita e pensierosa.
< Penso sia il caso di aspettare che la regina si svegli, Sua Maestà. >
< Loki ci ha chiamati di urgenza, dicendo che Frigg stava avendo qualche problema. > Seguí subito Brondheil, che tra i tre era il più diplomatico e loquace.
< Vi ho anche informato di aver trovato aiuto sufficiente e di non aver più bisogno dei vostri culi pesanti fra i piedi. > Lo riprese Loki tra i denti, quasi ringhiando, con una strana urgenza nel tono.
< Non è colpa nostra se volevi il principe tutto per te, fratello. > Gaother lo punzecchiò senza ritegno, prima di essere interrotto dal tossicchiare del Capo delle Guardie.
< Abbiamo tutti posti dove dovremmo essere in questo momento, non pensate? >

Quando Heimdall si mosse, l'armatura - che pesava almeno quanto il padrone - non fece il minimo rumore, nemmeno quando lo spadone finí nella fodera e sulle spalle dell'uomo. Mossi dall'ordine, Brondheil spinse i riccioli ribelli nell'elmo, Dherindahl raccolse la spada da terra e Gaother sfoggiò il sorriso più sfacciato di cui era capace, gli occhi verdi a frugare intensamente nella figura di Thor.
Sí mosse verso il letto, seguito dagli altri come da un qualsiasi arto, come se fossero parte dello stesso corpo; Gaother si chinò su Loki, la bocca appoggiata lievemente sulla guancia del moro.
< Fai il bravo, fratello. > E cosí dicendo, mantenendo il sorriso più diabolico che il mondo avesse mai visto, stampò un bacio sulla guancia al moro. A metà verso il ritornare dritto e in piedi a tutti gli effetti sembrò ricredersi, chinandosi di nuovo per far toccare le proprie labbra con quelle di Loki, mentre gli occhi andavano a Thor.
Fu talmente veloce che il principe pensò persino di essersi inventato tutto, tanto che nel tempo in cui i tre avevano salutato e se ne erano già andati, lui non era ancora arrivato a mezza conclusione. Quando sentí Loki tossicchiare per attirare l'attenzione, si accorse di essersi appoggiato una mano sulle labbra e la tolse subito, come fosse tossica.

< Preferisci fare a turno per la guardia? > Thor cercò il compagno attorno al letto, dov'era stato fino a quel momento, trovandolo però accanto a sé. Lo guardò un attimo con eccessiva intensità, senza ovviamente volerlo, mentre elaborava la domanda.
< Penso dovremmo trovare due sedie, o due poltrone, e sederci entrambi qui ad aspettare. Ce ne sono in questo posto? >
Loki sembrò quasi offeso dalla cosa, tanto da fare segno di seguirlo in fondo al salone. Davanti a loro sei porte massicce portavano a quello che sembrava essere il resto delle stanze. Thor aprí la prima, spinto dalla curiosità: la targhetta dorata su di essa recitava: "Qui dorme il magnifico Gaother, meraviglia vivente di Aasgard". All'interno la stanza era modesta nelle dimensioni ma di sicuro non nelle decorazioni; sulla testiera del letto e sulla maggior parte delle pareti stavano ritratti del padrone in diverse situazioni, circondati da ampie cornici dorate. Alcune immagini avrebbero fatto arrossire anche la più audace prostituta, pensò il biondo, chiudendo subito, un po' per l'imbarazzo e un po' perché non c'era niente di speciale da vedere, a parte il candore delle lenzuola e il pacchianissimo dorato.

La seconda targhetta recitava "D. L." e nascondeva una camera molto ordinata e semplice, il letto fatto e un paio di pantofole davanti al comodino perfettamente allineate. La terza, da quanto assunse Thor, era di Brondheil e non sembrava particolarmente sconvolgente o personale, se non per arancio e rosso ricorrenti. La quarta pareva invece essere di Loki.
Loki, che lo a aveva aspettato pazientemente - anche se tutto rigido - mentre lui curiosava nelle camere altrui.
Una volta ottenuta la sua attenzione, entró e lo invitó a seguirlo.

I Misteri del Palazzo di Aasgard / The Mysteries of Aasgard PalaceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora