Xavier

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" Portamene un altro !Ma dove stai guardando? Non vedi che è vuoto? "
A parlare era un tipo sui cinquantanni, nulla di che, anzi per la precisione, un tipo tutto arruffato con problemi di linguaggio.
Avete presente quando la sveglia si rifiuta di suonare e ci si alza di scatto lasciando un bel sogno a metà e ci si veste alla rinfusa per correre giù per le scale barcollando e strascicando frasi incomprensibili?
Cosi!
In più bisogna aggiungere un pungente odore di stalla e una quantità non precisata di vino tracannato di fretta e forse, adesso, si può immaginare la scena con quel tipo quasi sdraiato sul bancone di assi sconnesse dell'osteria che allungando il boccale si sta rivolgendo all'oste.
E dire che si è già trattenuto evitando di apostrofarlo con un: <<oste della malora>> per paura che non gli venga dato altro vino.
Il locandiere guardandolo con sguardo interrogativo probabilmente pensa se è il caso di riempire nuovamente il calice perché è tutta la sera che fa lo stesso identico gesto nel medesimo bicchiere e poi, di ubriachi, lui, ne ha già visti molti e sta anche considerando che, se va avanti così, quello va a finire che sviene, e lui i soldi non li becca più.
E allora gli si accende una lampadina in testa e tenendo il boccale in mano, come si farebbe con un cavallo mostrandogli uno zuccherino, gli chiede :
"Non ti ho mai visto qui! Amico, ma perché stai bevendo come fosse il tuo ultimo giorno?"
Il tipo lo guarda sconsolato e dopo aver fatto un lungo sospiro comincia:
Sai?
Non ho mai bevuto in vita mia!
Però è l'unica cosa che mi è venuta in mente di fare.
Ho cavalcato ore e ore non so neanche in quale direzione e alla fine, stanco, ho visto questa locanda e ho pensato di fermarmi a bere qualcosa, ma i pensieri erano troppi e il tuo vino troppo buono e adesso mi sento un po' più tranquillo.
Adesso me ne versi un altro po' ?
L' oste sembra una statua e non sposta la caraffa neanche di un millimetro, sa bene come far aprire bocca a chi non ha voglia di parlare e quell'uomo lo incuriosisce.
E allora il viandante si libera del suo peso.
Come l'acqua di una diga che rompe gli argini prima lentamente e poi sempre più possente si riversa a valle il forestiero si libera del suo pesante fardello.
Io, sono il capo stalliere delle scuderie di Versailles.
Il lavoro più bello del mondo!
Fino a quando..........non è arrivato lui!
Un giovane ragazzo biondo che ho sottovalutato.
Una smorfia di raccapriccio appare sul volto dell'uomo.
Un niente, un piccolo garzone che mi era stato ordinato di avviare al duro lavoro nelle scuderie.
Chi avrebbe mai potuto pensare.......
Il tutto è cominciato un mesetto fa e dire che sono andato io a svegliarlo e l'ho trovato sdraiato per terra. Quel giorno mi ricordo di aver pensato che fosse veramente un ragazzo strano, tutto stralunato con gli occhi fuori dalle orbite come se avesse visto un fantasma.
Non è colpa mia.
È il mio ruolo che mi porta a usare gli apprendisti come più mi aggrada e in fondo, i lavori sono da fare .
Ho cominciato a dargli incarichi semplici.
Il primo giorno gli ho dato un incarico 'tranquillo', pulire le stalle!
Poi sono andato a scegliere il cavallo che il Re doveva utilizzare per la caccia.
Tempo di tornare e le stalle erano lustre e pulite come non le avevo mai viste.
Lì, sono andato su tutte le furie ma, non ho detto niente, convinto che quel giovane fosse un raccomandato e che qualcuno gli stesse dando una mano a portare a termine il suo incarico.
Il giorno dopo,per punizione, gli ho dato un incarico più pesante, strigliare 20 cavalli.
Tempo di andare a pranzo e quei cavalli erano lucenti come non lo erano mai stati, non era stato tralasciato neanche un crine!
Ogni giorno ho tentato di metterlo in crisi , di scoprire chi, scavalcando i miei ordini lo aiutasse.
Cominciai ad annotare sul mio taccuino tempi e risultati del suo lavoro, accorgendomi che diventavano sempre più impressionanti!
Pensa che un giorno gli ho fatto cambiare i ferri a 50 cavalli.
Logicamente dicendogli di fare con comodo, non c'era fretta, l'importante per me era metterlo in crisi ma, alla sera era già tutto fatto.
Intanto, ai piani alti si cominciava a mormorare.
Si parlava di un giovane che arrivato da poco stava rivoluzionando le scuderie, che grazie a lui non erano più quelle di prima, e che , IO, non ero più quello di una volta e rischiavo di essere sostituito.
Trent'anni al servizio del Re e questa doveva essere la mia fine?
Rimpiazzato da uno sbarbatello ?
Pensai che fosse una congiura.
Qualcuno senz'altro stava facendo di tutto per screditarmi aiutando quel giovinastro giusto per far vedere che io non contavo più nulla.
Una pausa.
L'oste gli riempie nuovamente il bicchiere, neanche il tempo di farlo e il vino è già stato tracannato e rivoli rossi corrono lungo le guance e sulla casacca dell' avventore, che dopo avere sbattuto sul bancone il boccale di legno continua:
Oggi, ho voluto esagerare, gli ho dato da domare un baio, nessuno, dico nessuno era mai riuscito a farlo!
Poi mi sono appostato in fondo al recinto nascosto dalle balle di fieno e ho aspettato.
Ero convinto che qualcuno sarebbe venuto ad aiutarlo e che io saltando fuori dal mio nascondiglio li avrei colti di sorpresa e avrei cacciato via lui e i suoi compagni .
Ero sicuro che avrei risolto tutto nel giro di un giorno.
Quello che ho visto era tutto tranne quello che mi aspettassi.
Jean, questo è il nome del ragazzo, se ne stava li tranquillo al centro del recinto e teneva la corda per far sgroppare in circolo l'animale.
Dopo un attimo il cavallo imbizzarrito si ė alzato sulle zampe posteriori e stava per scalciare contro il ragazzo ma lui, con un gesto, UN SEMPLICE GESTO, tac !

L'ha immobilizzato !
Immagina di vedere il cavallo congelato in quella posizione !
Il sangue mi si era gelato nelle vene.
Solo in quel momento stavo realizzando di avere a che fare con un giovane stregone!
Non avrei mai potuto liberarmi di lui ne tantomeno oppormi ai suoi poteri.
Mi sentivo finito, impotente!
Presi il mio Percival e lo lanciai al galoppo !
Il locandiere poggio' la caraffa.
Il suo peso si era fatto insostenibile.
Guardò il viandante negli occhi come per scorgere la scintilla della pazzia.
Questo gli sarebbe bastato per buttarsi la storia alle spalle e fare ruzzolare l' ubriacone fuori dal suo locale.
Anni di gente di tutti i tipi l' avevano allenato a riconoscere una fandonia, e questa, a suo giudizio, non lo era.
Pur non riuscendo a darsi una spiegazione valida per gli avvenimenti narrati sapeva che erano realmente accaduti.
Mise una mano sulla spalla dell' uomo ormai sfinito e gli disse:
Senti, nel retro ho una branda, sei troppo ubriaco per proseguire il tuo viaggio, ti accompagno di là.
Non ci siamo neanche presentati.
Io sono Edmond, tu come ti chiami?
Il viandante si alzò barcollando reggendosi al braccio del suo nuovo amico e rispose:
Sono Xavier de la Fontaine , ex capo delle scuderie di Versailles.

Lo zampino del diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora