Dubbio

59 7 0
                                    

Prima ti inseguo
e poi se ti prendo
con le mie mani
si
con le mie mani ti riempio di botte
Per tutta la notte
si
Per tutta la notte
E se ti lamenti
Il doppio te ne darò
Patapim patapum
Patapom
Stramazzato ti lascerò
Patapim patapum
Patapom

Canzone da osteria di un ex ergastolano scappato dalla segrete della Bastiglia?

Ebbene no.

È una giovane ragazza che canta questo 'allegro' stornello, camminando con passo dinoccolato sul selciato che conduce alla reggia di Versailles alzando nuvole di polvere strascicando i piedi.
Un'apparente pulzella che con voce sguaiata distoglie dai loro chiacchericci i passanti che, incrociandola, strabuzzano gli occhi ed increduli l'additano come si fa con un'appestato.
Lei se ne accorge e senza pensarci due volte:
«Damerini dei miei stivali! Non avete mai sentito cantare una ragazza? Se non la smettete di fissarmi vengo lì e vi attorciglio come dei cotechini. Poi non lamentatevi se neanche vostra madre vi riconoscerà più!»
Gelo.
In una splendida giornata estiva, quel brivido negli spettatori, ricorda di più una fredda mattina invernale quando in vestaglia aprono la finestra per svuotare il pitale, e bisbigliando tra loro aumentano l'andatura per non dover rispondere .
Tutto normale, se si pensa che sotto quelle mentite spoglie si celi un demoniaccio con gli occhi rossi, pizzetto e carnagione nero petrolio ed un pessimo carattere.
Ma in fondo, chi può biasimarlo?
Non ha deciso lui di essere lì e poi cantare lo rilassa e lo aiuta a concentrarsi .
Deve escogitare un piano per convincere Jean a mollargli il talismano e non gli viene proprio niente in mente.
Varca l'entrata delle scuderie e vede il ragazzo da lontano. Ormai è tardi per architettare qualsiasi cosa.
Andrò a braccio
Pensa, mentre cerca di darsi un contegno.
Abbozza un saluto, il migliore che gli possa riuscire, ricambiato da Jean che, incredulo dell'apparizione, corre verso di lei in sella a Fuego per salutarla.
«Beh! Perché sorridi in quel modo?»
«Nnniente, è che sono contento di vederti.»
«Ah, pensavo avessi una paresi!»
Come inizio non c'è male, pensa ironicamente Jean preoccupato, proviamo a cambiar discorso.
«Come mai da queste parti? La bottega di tuo padre è ben distante da qui.»
«Avevo bisogno di vederti. Devo parlare un po' con te!»
Il tutto detto con voce afona, priva di emozione.
Ma il ragazzo non lo nota, e il sorriso riaffiora sulle sue labbra, anche se fa di tutto per tenerlo a bada, non c'è modo di nasconderlo.
«Dai sali, andiamo a fare un giro!»
Dice, tendendole la mano per farla montare in groppa.
«Stai scherzando? Io su quel coso non ci salgo, scordatelo!»
Pare che anche Fuego sia innervosito da qualcosa, perché indietreggia tentando di allontanarsi da Claire.
Jean, per risolvere il problema, scende e lo lega ad una staccionata, una carezza sul muso per tranquillizzarlo e poi si volta.
«Vieni, camminiamo!»
Dice allungando la mano per prendere quella della ragazza che subito la ritrae.
«Tutto bene? Mi sembri arrabbiata.»
«No tranquillo, andiamo per di là!»
Dopo un po', si ritrovano a passeggiare per una piccola stradina in mezzo ai campi.
Nessuno li vede ma, se così fosse, certo li noterebbe.
Jean che fa di tutto per cercare un discorso che apra la situazione e Claire che risponde a monosillabi.
Povero Alzabek, cosa ne sa in fondo lui di queste cose? E poi, avere a che fare con un giovane arrapato, lo destabilizza e lo distoglie dal suo scopo.
Basta, devo prendere in mano la situazione.
Pensa.
«Vuoi stare zitto un attimo? Adesso tocca a me parlare!
So quanto tu tenga a me, e questo non lo puoi negare. Ma io devo avere la certezza di essere la cosa più importante per te. Ho sempre pensato che avrei trovato qualcuno che avrebbe rinunciato alla cosa più importante per lui fino a quel momento e l'avrebbe donata a me. Ho notato che non ti separi mai da quel ciondolo. Donamelo, ed io, sarò tua per sempre!»
Impietrito.
E' come se un muro enorme sbarrasse la strada del ragazzo che si blocca con mille pensieri che gli turbinano in testa ma tutto si risolve in un unico, semplice, dubbio amletico:
dargli o non dargli lo zampino.
Poi, viene preso da una spiacevole sensazione, prima lieve come un solletichino e poi sempre più presente, sempre più pesante fino a sembrare una carica di rinoceronti.
«Ma, ti ricordi quello che mi ripeti tutte le volte che vengo a trovarti in negozio?»
Adesso è Alzabek a bloccarsi e a deglutire a fatica perché non ha la più pallida idea di cosa stia parlando il ragazzo.
«E quella volta che ti ho portato dei fiori? Tu, come mi hai accolto?»
La finta Claire tenta il tutto per tutto e prova a rispondere a tono:
«Ma che c'entra questo? Ti ricordo che è questo il momento di decidere! Non tergiversare e scegli! Ho altro da fare oggi che non ascoltare i tuoi sproloqui.
Deciditi! O non mi vedrai mai più!»
Ed il ragazzo capisce.
Claire non avrebbe mai risposto così, la sua frase preferita è:

''l'unica cosa in cui credo sono i sentimenti veri e non le cose materiali''

e poi

''i fiori sono bellissimi, ma vanno lasciati dove sono nati. Reciderli equivale a fargli del male.''

Quella non può essere Claire.
Ed esplode puntando verso di lei lo zampino:
«Chi sei tu che hai assunto le sembianze della mia amata?
Rivelati chiunque tu sia, strega o demonio, mostro o fantasma, te lo ordino!»

Lo zampino del diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora