Parte 10.

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Un forte mal di testa e un senso di stanchezza mi tormentarono al mio risveglio. Della sera precedente ricordavo poco e niente e sperai vivamente di non saperlo mai.

Sbuffai e mi alzai lentamente dal letto, avvicinandomi alla finestra e notando la pioggia picchiettare forte sul vetro. Ringraziai Dio che quel giorno non avevo scuola.

<<Ubriacona!>> sobbalzai improvvisamente e vidi  Bonnie, divertita, entrare nella mia camera con un vassoio blu tra le mani. Vidi un cornetto, della spremuta d'arancia e una compressa.

<<Grazie.>> ironizzai facendola ridere.

<<Stanotte il fratello di Sara ti ha portato addirittura in camera, non ti reggevi in piedi. Vergogna.>> mi fece la linguaccia ed io sbuffai. Poi prendemmo posto sul mio letto.

<<Però Gwen, la prossima volta, fa attenzione.>> ritornò seria, riferendosi probabilmente a tutto, partendo dal drink scelto da quel ragazzo fino ad arrivare al resto.

Evidentemente Alex le aveva raccontato e questa volta non potevo darle torto, se non ci fossero stati i ragazzi probabilmente chissà dove mi sarei trovata al mio risveglio. Se ci fosse stato un mio risveglio.

<<Ti sei tanto preoccupata?>> chiesi addentando il mio cornetto.

<<Ma no guarda.>> rise <<Anche se ero tranquilla dal fatto che ci fosse Alex.>>

<<Vorrei capire come.>> chiesi tranquilla e lei corrugò la fronte. <<Come fai a fidarti così tanto di lui.>> continuai ovvia.

<<Conosco Sara da anni. Siamo cresciute insieme, abitava vicino casa mia, a Cairns.>> rispose rubando un po' del mio cornetto.

<<Non me ne avevi mai parlato.>>

<<Sinceramente non pensavo ti interessasse.>> disse ma io la incitai a continuare.

<<Siamo cresciute insieme, abbiamo frequentato scuola assieme e avevamo lo stesso sogno nel cassetto. Purtroppo, lei si è dovuta trasferire con i suoi qui prima che potessimo coronarlo. Ma nonostante ciò, ci siamo sempre tenute in contatto e ora siamo di nuovo unite come prima.>>

Annuii poi lei continuò <<Insomma, conosco Alex da bambino con il pannolino. E' un ragazzo apposto.>> concluse serena.

<<E' strano.>> le mie parole fecero ridere Bonnie.

<<Ma no dai.>> io scrollai le spalle. <<Comunque credo che tra poco la testa mi abbandonerà.>> dissi massaggiandomi le tempie.

Chi me lo aveva fatto fare di uscire?

Lei rise e mi porse la compressa dolcemente.

<<Grazie.>>

<<Sono le undici e cinque...>> disse guardando l'orario sul cellulare <<Ed io dovrei andare in centrale a firmare delle cose.>> continuò alzandosi.

<<Bonnie, ma cosa hai deciso per il lavoro?>> chiesi spiazzandola, secondo lei, avevo dimenticato questo particolare.

<<Non mi odiare.>> sputò isterica.

<<Cosa hai combinato?>>

<<Ho mollato.>>

<<Che cavolo stai dicendo?>> che cosa aveva nella testa questa ragazza? cosa?

<<Gwen, parlando davvero, sono stanca.>>

La guardai sconvolta, mi sembrava di avere un punto interrogativo al posto della faccia.

<<Voglio godermi la mia vita. Ho quasi 26 anni e nell'ultimo periodo ho capito che questo lavoro è troppo per me.>>

<<Stai parlando come se fossi un'anziana.>>

<<Gwen, capiscimi. Non pensare assolutamente che sia colpa tua.>>

<<Ma no dai, hai solamente cambiato idea da quando siamo arrivati qui.>> risposi ironica, gesticolando.

<<Gwen, credimi. E' il mio sogno, ma vivendolo, mi sono resa conto che è troppo. Sai che sono entrata in servizio presto, grazie a mio padre tra parentesi, e proprio per questo voglio godermi la vita ora.>>

Non potevo crederci. La testa mi sarebbe scoppiata da un momento all'altro.

Lei guardando la mia faccia sconvolta rise.

<<La finisci di ridere Bonnie? Sei pazza, non c'è nulla per cui ridere, cavolo.>> dissi isterica.

<<Ma stai tranquilla! In ogni caso sanno che possono contare su di me, se serve aiuto. Conosco tutti lì...>> e prima che finisse la frase, la continuai io per lei <<Perchè conoscono tuo padre blablabla.>>

<<Esatto!>> e rise ancora.

Quella dichiarazione mi aveva lasciata davvero senza parole. Ma nessuno aveva provato a farla ragionare? Volevo davvero schiaffeggiarla, prima di arrivare qui era così presa dal suo lavoro.

<<Ti vedo pensierosa.>>

<<Ma me lo chiedi anche?>>

<<E che palle Gwen.>> sbuffò ridendosela.

<<Sara non ti ha detto nulla? Nemmeno Jhon?>> pronunciai il nome del suo fidanzato in modo fastidioso.

<<Gwen!>> mi riprese facendomi alzare gli occhi al cielo.

<<No, mi hanno semplicemente capita.>> continuò.

<<Okay, tu sei pazza.>> conclusi alzandomi, prendendo qualcosa da indossare a casaccio e chiudendomi in bagno lasciandola lì, a ridacchiare.

Preparai un bagno caldo e mi ci immersi chiudendo gli occhi per il mal di testa. Quanto cavolo avevo bevuto? Volevo solo rilassarmi e lasciare la mia mente riposare ma come un fulmine, immagini che credevo sepolte in un angolino della mia testa si susseguirono, lente e dolorose.

Il rimprovero, lo schianto, le urla.

Il sangue, le schegge.

Aprii gli occhi di scatto e quasi sembrò mancarmi il respiro.

Erano passati quasi tre anni ma la ferita dentro di me era ancora aperta e fresca e il ricordo come una lama affilata sembrò per l'ennesima volta traforarmi in pieno l'anima e il cuore.
































































































































#Spazioautrice.

Ecco qui un nuovo capitolo tutto per voi! Un bacio.
-robs.

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