Epilogue (Part II)

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«Come cazzo ti è venuto in mente?!»
Harry tremò al rumore della porta che sbatteva, si voltò verso Mitchell non appena furono entrambi dentro casa. Non aveva davvero il coraggio di guardarlo, così abbassò lo sguardo sulle proprie mani. Le nocche gli bruciavano, sbucciate e sanguinolente dopo aver colpito quel ragazzo. Si vergognava così tanto, non aveva mai colpito nessuno prima di conoscere Mitchell. Sua mamma l'aveva educato alla gentilezza, sapeva che la violenza era sbagliata e non risolveva nulla. Eppure... Eppure si era arrabbiato così tanto, ma ora tutta la furia era sparita per lasciare posto alla paura.

«Cazzo,» ringhiò Mitchell, spingendolo verso il salotto con un verso di disgusto.
Harry non si sorprese, sapeva di avere un aspetto orribile. Sentiva i capelli appiccicati alla fronte e al retro del collo per il sudore, la camicia si era strappata in più punti durante la rissa. Rissa. Non si poteva nemmeno chiamarla così. Aveva picchiato un ragazzo perché aveva baciato Mitchell proprio davanti a lui.
Non che Mitchell si fosse tirato indietro, in ogni caso, ed era per quello che Harry si sentiva in colpa. Perché sapeva di aver distrutto la faccia alla persona sbagliata.

«È la millesima volta che fai scenate del genere e mi hai fottutamente rotto i coglioni.» sbottò Mitchell «Non hai nessun cazzo di diritto su di me, ti è chiaro? Non quando ti fai scopare da tutta la mia cazzo di casa discografica!» gridò più forte, ed Harry sgranò gli occhi a quello, perché- come poteva mettere le due cose sullo stesso piano? Era stato lui a costringerlo, Harry odiava andare a letto con quelle persone, odiava persino se stesso, come poteva Mitchell dirgli quelle cose? Come se lui si divertisse a farsi violentare? «Non fare quella faccia, cazzo. Sei sempre stato una puttana.»
«Io non-»
«Stai zitto!» urlò Mitchell, Harry indietreggiò istintivamente perché era terrorizzato.

«Io ti amo,» tentò con voce piccola, ma l'altro si limitò a sbuffare una risata ironica.
«Certo.»
«È vero, io- ti amo. Io ti amo, lo faccio perché me l'hai chiesto tu, io ti amo-»
«Non provare a darmi la colpa, smettila!» gridò Mitchell, spingendolo indietro con tanta violenza da farlo cadere.

Harry non sentì niente all'inizio. Il rumore del tavolino di vetro che si frantumava, il tintinnio delle schegge che colpivano il pavimento, ma nient'altro. Vide Mitchell spalancare gli occhi e la sua espressione farsi sconvolta, completamente atterrita per qualcosa che lui non riusciva a capire. Forse il suo corpo si era abituato al dolore durante gli ultimi anni e aveva ritardato l'effetto.
Dopo qualche secondo, però, sentì tutto.

«Mitchell...» mugolò spaventato. Abbassò lo sguardo e vide l'ampia scaglia di vetro incastrata tra il bordo interno del tavolino e il suo costato, i bordi frastagliati e taglienti, colorati di rosso. Il dolore lo colse all'improvviso, togliendogli l'aria dai polmoni e riempiendogli gli occhi di lacrime, e si sentì così stupido, perché piangere era tutto ciò che faceva. Mai qualcosa di buono, solo piangere, piangere, piangere.

«Cazzo,» espirò sgomento Mitchell, ancora immobile al suo posto. Si mosse lentamente e spostò i pezzi di vetro più grossi per raggiungere Harry, accucciandosi al suo fianco. «Cazzo,» ripeté mentre fissava la grossa scheggia piantata nella carne del ragazzo «Cosa- non so cosa devo fare.»
Harry lo guardò disperato, perché faceva così male ora che poteva sentirlo, il vetro lo stava squarciando e bruciava nel modo più terrificante che avesse mai sperimentato, sembrava fosse arrivato fino al suo cuore. Il sangue gli scivolava lento e caldo lungo la pancia e il fianco.

«Okay, proviamo- proviamo a toglierlo, sì? E poi blocchiamo con delle garze o qualcosa.» balbettò Mitchell, rialzandosi per correre in bagno. Tornò un attimo dopo con delle fasciature e quello che sembrava essere un lenzuolo, Harry stava troppo male per fare domande. «Okay,» disse ancora Mitchell, le sue mani tremavano «Cazzo, ora- ora sposto il tavolino e così toglierò anche il vetro.»
«Okay,» annuì debolmente il riccio.

Drama Queens || L.S. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora