Fairy Tail School #1

1K 43 4
                                    

"Smettila di startene a fissare quello stupido telefono e vienimi ad aiutare."
Alzai per un attimo gli occhi dallo schermo luminoso del mio smartphone e guardai con aria accigliata mio nonno. Aveva uno scatolone tra le mani e le sopracciglia aggrottate, nella sua classica espressione di disapprovazione.
"Ti sta aiutando Zeref..." Mi lamentai masticando la mia gomma con aria annoiata. Il nonno scosse la testa, mentre mio fratello mi fulminava con lo sguardo. "Nemmeno a me va a genio questa situazione, ma davvero... dovremmo collaborare." Mi richiamò non appena vide sparire il vecchio dietro l'angolo. Alzai gli occhi al cielo e sbuffai, ma feci come mi era stato suggerito. Mio fratello non aveva tutti i torti.
A causa della morte dei nostri genitori, quasi due mesi prima, eravamo stati costretti a vivere sotto la tutela di nostra zia, ma lei viveva a chilometri di distanza dalla città e sotto la sua tutela non avremmo potuto avere la giusta educazione scolastica. Per quel preciso motivo nostro nonno, Makarov, aveva avuto la felice idea di prendersi la nostra tutela e comprare una piccola villetta al centro della cittadina di Magnolia, dove avremmo potuto studiare e avere una vita sociale come chiunque altro.
Apprezzavo il suo gesto eroico, ma ancora non avevo digerito tutta la situazione. Presi uno dei pacchi di mia proprietà e rivolsi un sorrisetto a Zeref che ricambiò allegro. Negli ultimi tempi non ero stato la migliore delle compagnie, ma io e mio fratello avevamo sempre avuto un rapporto speciale, e per quanto ce l'avessi con il mondo intero, non avevo la minima intenzione di ferire lui. Entrai in casa e diedi un'occhiata in giro, in cerca di quella che sarebbe stata da quel momento la mia nuova stanza. La villetta era posizionata su due piani, e dopo aver ispezionato il primo, e constatato che vi era un grande salone, una cucina e un piccolo studio, salii al secondo piano.
Una volta salite le scale, mi resi conto che quel piano era molto più ampio di come appariva quello sottostante, il corridoio si apriva in numerose porte. Mi affiancai ad una di queste e ne guardai l'interno. Era una stanzetta quadrata, vuota. Andai avanti, ma tutto quello che trovai furono altrettante stanze vuote e due bagni. "Non ci pensare, fratellino, quella stanza è già mia." Zeref mi spinse scherzosamente al lato del corridoio ed entrò nella camera che mi era davanti, sedendosi a gambe incrociate sul pavimento sgombro. Ridacchiai.
"È così che vuoi giocartela? La stanza vicino al bagno sarebbe la tua?" Chiesi retoricamente. Lui annuì con vigore, incrociando le braccia al petto.
"Bene, allora io mi prendo quella difronte alla tua. Ha una finestra con vista giardino stupenda." Mi vantai scompigliandogli i capelli e avviandomi in direzione della stanza che avevo già in precedenza adocchiato. Avrei dovuto darmi da fare per renderla vivibile, considerati i miei standard, ma quella enorme finestra che sovrastava la parete orientale, rendeva l'ambiente talmente luminoso, da sembrare bello anche in assenza di altro. Appoggiai lo scatolone sul pavimento e vi buttai dentro anche il cellulare, così da non avere impedimenti. Scesi poi al piano di sotto ed aiutai a svuotare l'intera macchina.

"Sono sfinito." Si lamentò Zeref, buttandosi sul materasso a due piazze posto al centro della mia stanza ancora vuota. Lo guardai con un sopracciglio alzato e ritornai a fissare il soffitto bianco. "Se loro fossero stati qui in questo momento ci avrebbero rassicurati come solo loro sapevano fare..." mormorai.
"...poi la mamma avrebbe acceso la musica e ci avrebbe trascinati tutti a ballare." Continuò Zeref. Sorrisi.
"Cosa ne pensi di grigio? Le pareti intendo." Dissi per cambiare argomento. Zeref si guardò intorno, come per soppesare attentamente le mie parole, poi annuì. "Sì, penso che sarebbe perfetto." Annunciò.
"Bene. Allora domani andiamo a comprare il necessario per decorare questa topaia. Cosa ne dici? Sarà un'ottima occasione per avventurarci in città." Proposi. Mio fratello si illuminò, poi senza preavviso mi saltò addosso, abbracciandomi.
"Ce la faremo." Bisbigliai nel suo orecchio, ma sapevo che quelle parole erano rivolte soltanto a me stesso.
Quella notte la passai a sentire musica dalle mie cuffiette usurate dal tempo, con Zeref al mio fianco.
Per quanto fosse più grande di me di qualche anno, rimanevo io quello più forte emotivamente. E così, per l'ennesima volta nel giro di pochi mesi, mi ero ritrovato a dover mettere da parte ogni debolezza e sorreggere mio fratello, che aveva finito per addormentarsi accoccolato al mio fianco come un cucciolo smarrito.
Soltanto quando i primi raggi del sole cominciarono a riflettersi sul pavimento opaco di polvere della camera mi resi conto di non aver chiuso occhio per l'intera notte. Mi accertai che Zeref dormisse ancora comodo e mi alzai, staccando la musica e lasciando il cellulare sul materasso. Gli scatoloni erano ammucchiati accanto alla porta e il solo vederli mi faceva accapponare la pelle. Un po' mi dispiaceva disfarli, mettendo alla luce il loro contenuto, avrei dovuto riaffrontare ogni giorno gli stessi ricordi. Passai lo sguardo su di loro per un istante, solo il tempo necessario per rendermi conto della loro presenza, poi sgattaiolai via.
Del nonno non c'era traccia, così ne approfittai per rubare qualche soldo dal barattolo comune e uscii.
Le strade di Magnolia pullulavano di vita, sebbene fossero soltanto le sette di una mattina come le altre. Scavalcai un paio di muretti e mi avviai verso quello che sembrava un piccolo locale all'angolo di un incrocio. Avevo promesso a Zeref di girare per il paese con lui, ma avevo bisogno di trovare un lavoro, e credevo fosse saggio tenerlo fuori da questa mia decisione. Mio fratello tendeva ad essere un tantino eroico ed egocentrico, e una notizia del genere lo avrebbe portato ad ostacolarmi in molti modi.
Entrando nel negozio una serie di campanellini cominciò a tintinnare, avvisando i proprietari che un nuovo ospite era entrato. L'ambiente non era molto luminoso, a causa delle diverse scaffalature presenti davanti alle vetrine, che impedivano alla luce solare di penetrare nel locale, inoltre dei grossi lampadari restringevano la visuale, buttandosi a picco verso il pavimento in marmo. Davanti ai miei occhi si estendeva un lungo bancone, dietro il quale un ragazzo se ne stava seduto, con lo sguardo attento verso la cassa. I suoi capelli corvini gli ricadevano ribelli lungo la schiena, coperta da una maglia in pelle che mi faceva sudare al solo guardarla. La sua faccia era coperta di piercing e i suoi occhi scuri incupivano la sua figura, rendendolo inquietante e allo stesso tempo figo.
"Problemi di furti?" Chiesi a bruciapelo, il ragazzo alzò gli occhi dal macchinario e mi rivolse uno sguardo truce.
"Tengo gli occhi puntati sul mio obbiettivo." Mi informò laconico.
Accennai un sorrisetto ironico. "Oh allora sei tu il ladro..." Mormorai, prendendolo in giro bonariamente. Il ragazzo sbuffò.
"E tu sei appena arrivato in questa città. Si sente la puzza di novellino da chilometri di distanza." Rispose a tono.
Dovevo ammettere che mi piaceva il suo modo di fronteggiarmi così apertamente. Ero cresciuto in un posto dove il rispetto e il coraggio venivano premiato con la sopravvivenza, non c'era posto per quelli che non se la sapevano cavare.
I miei genitori ne sapevano qualcosa, o meglio, erano stati l'esempio lampante di questa dura regola.
"Sì sono appena arrivato. Sto cercando un lavoro." Dissi mettendo una mano in tasca e continuando a guardarmi intorno. Per essere un bar di una piccola cittadina, quel posto era davvero grande e ben fornito, peccato non ci fosse nessuno a gustarselo, eccetto me.
"Andrai alla Fairy school?" Fu la risposta.
Aggrottai le sopracciglia.
"È un modo indiretto per chiedermi quanti anni ho?"
"No, è una domanda seria. Non ti assumo se poi devo vedere la tua faccia da culo anche a scuola."
Le sue parole furono così dure e sincere da farmi ridere. "Allora sarà meglio che io vada a cercare altro." Annunciai girando i tacchi.
"Ehi faccia da culo!" Mi richiamò.
Mi bloccai con la mano già sulla maniglia della porta, in attesa.
Sentii la sedia spostarsi e dei passi avvicinarsi alla mia posizione.
"Ti aspetto domani alle cinque del pomeriggio." Disse.
Sorrisi sghembo.
"Ci sarò. E puoi chiamarmi Natsu."
Feci mentre aprivo la porta.
"Gajeel." Mi gridò dietro il ragazzo. Poi la porta si chiuse con un tonfo ed io mi avviai verso casa.

We Found Us || Fairy TailDove le storie prendono vita. Scoprilo ora