Trenta

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Osservai le dita della mia mano, chiuse in un pugno, indugiare sulla porta. Non avevo paura di bussare e non avevo nemmeno paura di entrare o di cosa avrei detto a Clelia.

Eppure le mie dita continuavano a tremare e il cuore mi batteva veloce nel petto. Ero eccitata all'idea di vedere il Conte ed ero terrorizzata dalla possibilità che non si accorgesse nemmeno di me.

Bussai piano, attendendo che Clelia mi invitasse ad entrare. La trovai seduta alla specchiera, che si passava dolcemente la spazzola sui capelli neri.

Mi fermai sulla porta, richiudendola alle mie spalle.
Riuscivo a vedere il suo riflesso nello specchio e sapevo che lei non mi stava guardando. Mi presi qualche secondo per osservare meglio i suoi lineamenti.

Il Conte l'avrebbe notata sicuramente tra le altre. Non le avevo viste tutte, ma ero piuttosto certa che fosse quasi impossibile essere più belli di così.
C'era qualcosa nel suo viso e nei suoi occhi che sussurrava eleganza e dolcezza.

Sembrava quel genere di persona incapace di fare del male a qualcuno, incapace anche solo di concepire l'idea della cattiveria.
Eppure più la guardavo più pensavo che probabilmente mi avrebbe fatta soffrire, che probabilmente non sarei più riuscita a guardarla con tale naturalezza se il Conte avesse scelto lei.

"Il Conte ha invitato voi e le altre dame a pranzo." annunciai, cercando di tenere la schiena dritta come faceva lei, apparentemente senza alcun sforzo.
Clelia continuò a spazzolarsi, osservando il suo riflesso.

"Ti avevo detto che puoi darmi del tu, Eloise" rispose con tranquillità.
"Preferirei di no"

Clelia si voltò, la spazzola stretta tra le dita puntata verso di me. Mi studiò per qualche secondo in silenzio, prima di tornare allo specchio.
"Come preferisci" disse solo, tornando a spazzolarsi.

Mi avvicinai di un paio di passi.
"Vi serve un aiuto per prepararvi?"

Appoggiò la spazzola sul tavolino della specchiera e si alzò in piedi.

"Sono già pronta" mi sorrise, avvicinandosi.

"Non credo che il Conte sia arrivato" mormorai, aspettando ad aprire la porta. Avrei voluto accompagnare Clelia a pranzo in perfetto orario, vedere anche solo per un istante il Conte e poi tornarmene al mio posto e non rischiare di incrociarlo più.

Ma evidentemente Clelia aveva piani differenti.

"Nell'attesa puoi farmi fare il giro del palazzo." rispose con la solita voce dolce che era in grado di eliminare ogni traccia autoritaria dalle sue parole. I suoi erano comunque ordini a cui avrei dovuto ubbidire, in quanto sua cameriera, ma non avevano nulla a che fare con gli ordini perentori del Conte Styles. I suoi sembravano inviti, proposte gentili, mentre quelli del Conte potevano definirsi addirittura abusi di potere.

Spalancai la porta, lasciando che mi precedesse lungo il corridoio.

"Mi piacerebbe sapere qualcosa di più su di te, Eloise" si voltò verso di me, aspettando che la raggiungessi. Riprendemmo a camminare una accanto all'altra, quasi come fossimo davvero alla pari.

"Non c'è molto da sapere" sussurrai. Stavo mentendo ed ero piuttosto sicura che Clelia lo sapesse. In un certo senso era vero e fino a poco tempo fa avrei pronunciato senza difficoltà una simile frase, perchè sapevo che non c'era nulla di eccitante da sapere su di me. Ma ora iniziavo a pensare che il mio rapporto con il Conte non fosse la normalità, che si potesse definire interessante.

E quindi probabilmente ci sarebbe stato qualcosa da raccontare, dopotutto.

"Impossibile," rispose Clelia, "tutti hanno qualcosa da raccontare." Evitai il suo sguardo sperando che lasciasse perdere, ma iniziavo a sospettare che fosse piuttosto determinata.

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