Trentacinque

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Un giorno.

In meno di ventiquattr'ore il Conte avrebbe dovuto prendere una decisione definitiva ed io avrei saputo a chi avrei dovuto dire addio: a lui o a Clelia. 

Le mie mani erano stranamente rilassate e precise, finché scioglievo una ad una le trecce che componevano l'acconciatura della Contessina, liberando i soffici capelli neri. Clelia mi osservava dallo specchio, parlando come suo solito senza sosta. 

Io tentavo di seguire il filo dei suoi discorsi, ma ogni qualvolta lei nominasse Harry, non potevo fare a meno di domandarmi che scelta avrebbe compiuto. La povera Clelia era completamente all'oscuro del nostro patto, ovviamente, e per lei quello che era da poco iniziato non era altro che un normalissimo giorno alla dèpendance.

Mi riallacciai all'ultimo discorso di Clelia, cercando di allontanare i pensieri sul Conte.

"Il vostro palazzo è molto distante da qui?" domandai, cercando la spazzola sul letto dietro di me. 

"Non molto, Whitehaven è ad un giorno di distanza. Ma è molto diverso da qui."

"Migliore?"

"Solo diverso. Hai mai visto l'oceano?"

Iniziai a spazzolare dolcemente i capelli di Clelia, scuotendo piano il capo.
"Non mi sono mai allontanata da Hawkshead" ammisi, "se non per brevi commissioni nei paraggi."

Vidi Clelia affondare piano gli incisivi nel labbro inferiore, probabilmente per tentare di zittirsi. Intuii che non sapesse quanto oltre spingersi: ero stata sempre molto restia a parlare della mia vita o della mia famiglia.

Eppure iniziavo a pensare di potermi aprire con Clelia, di poter condividere qualcosa con lei. Abbassai lo sguardo, cercando le parole giuste per continuare quella conversazione ma lei fu, come sempre, in grado di anticiparmi.

"In realtà non ho mai trascorso molto tempo a Whitehaven. Non ricordo nemmeno l'ultima volta che ho passeggiato sul molo lungo l'oceano o che ho trascorso la mattinata al mercato."

Appoggiai la spazzola accanto a me, rigirandomi tra le mani l'elaborato pettine di madreperla che Clelia mi aveva fatto scegliere dalla sua toilette. Era composto da una mezzaluna lucida e brillante, bordata di piccole pietruzze verde smeraldo e dorate, sostenuta da sottilissimi dentini di ebano della stessa tonalità della chioma di Clelia.

Per un istante mi sfiorò il pensiero che quell'unico piccolo gioiello sarebbe stato sufficiente a ripagare gli interi debiti di mio padre e a farmi tornare a casa.
Clelia probabilmente non si sarebbe nemmeno accorta della sua assenza.
Nascosi quel pensiero nella mia mente, vergognandomi anche solo di essermi permessa di concepirlo.

"Deve mancarvi molto la vostra dimora. Vi sembrerà di esservi trattenuta ad Hawkshead molto a lungo." aggiunsi, cominciando a sollevare le prime ciocche di capelli bruni.

Lei scosse ingenuamente il capo, costringendomi a ricominciare dall'inizio.
"Oh no, mi sembra di essere arrivata appena qualche giorno fa e resterei volentieri ancora a lungo. Ma sono anni che mi intrattengo lontano da Whitehaven."

"Avete viaggiato molto?" continuai, incastrando il pettine in cima alle due ciocche incrociate. Osservai il mio lavoro nello specchio, piuttosto soddisfatta, sebbene la mia modesta acconciatura assumesse un valore quasi impercettibile se rapportata alla bellezza del volto della Contessina.

"Credo di aver viaggiato a sufficienza per ora. Mi piacerebbe rimanere qualche tempo a casa, ma non credo di essere la benvenuta a Whitehaven."
Cercai di leggere tra le righe, sforzandomi con tutta me stessa di intuire le ragioni di quella frase, ma mi riusciva difficile immaginare che qualcuno potesse mal sopportare la compagnia di Clelia.

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