Dieci

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Lanciai uno sguardo terrorizzato al ragazzo davanti a me, sperando che mi potesse aiutare in qualche modo, ma lui evitò i miei occhi, concentrandosi sul cavallo accanto a sé.

Il Conte mi spinse davanti a sé, precedendo lo scudiero fuori dalla stalla, nei giardini del palazzo.
Non mi ero nemmeno accorta che si fosse infilato degli stivali neri lucidi.

Mi allontanai di un passo, liberandomi della sua mano sulla schiena e cercando di mantenere la maggiore distanza possibile dallo stallone.
Il ragazzo si voltò verso il Conte per dirgli qualcosa, ma a me arrivarono solo dei bisbiglii soffocati. Poi sistemò una sorta di cintura sottile attorno al muso del cavallo e ne porse un'estremità al Conte, incrociando per un istante il mio sguardo prima di andarsene.

Quando rimanemmo soli, il Conte si decise a voltarsi verso di me.
Abbassai immediatamente lo sguardo verso i miei piedi, grattandomi i palmi delle mani con le unghie per la tensione.

C'era un solo cavallo. Quindi probabilmente non avrei dovuto cavalcare.
Ma allora perché mi aveva portato qui con lui? E perché mi aveva fatto indossare questi vestiti?

Il Conte posò una mano sul muso dell'animale, accarezzandolo delicatamente, con più dolcezza di quanta ne riservasse a me.
Voleva mostrarmi che valevo meno di un animale?

"Avvicinati, Eloise" ordinò con voce piatta, senza guardarmi.
Trattenni il fiato e mossi un paio di passi, posizionandomi dietro al suo corpo.

"Non a me" riprese "a Thunder"
Strinsi il labbro inferiore tra i denti, senza muovermi. Le gambe mi tremavano appena, in modo che agli occhi degli altri io sembrassi immobile, mentre dentro di me mi sentivo sul punto di cadere.

Il Conte si voltò verso di me, senza smettere di accarezzare il cavallo.
"Che cosa ti prende?" domandò, afferrando il mio polso sottile con la mano libera.
Provai ad opporre resistenza, ricevendo un'occhiata di sufficienza.

"Hai paura?" continuò, smettendo di tirarmi verso di lui.
Liberai le labbra dalla presa dei denti ed annuii appena.

Una contadina che aveva paura di un cavallo. Doveva essere estremamente divertente per lui, perché le sue labbra si arricciarono in un mezzo sorriso per un breve istante, prima che si ricomponesse.

Mi ritrovai quasi ipnotizzata da quel minuscolo sorriso. Dalle piccole fossette allungate che si formavano ai lati delle sue labbra mentre scopriva appena la fila superiore di denti bianchissimi.
Il Conte era un uomo bellissimo, e su questo non c'era alcun dubbio.
E allora che cosa ci faceva qui, e soprattutto, con me?

"Allora suppongo che dovremo andarci piano" aggiunse, come se stesse parlando a sé stesso, "Faremo con calma."
Mi guardai attorno rapidamente. Con calma? Andarci piano? Che cosa voleva dire?

Strinsi la stoffa della gonna tra le dita, prima di rendermi conto che era molto più pregiata di qualsiasi altro vestito che avessi mai indossato e che l'avrei potuta sgualcire.
Lisciai l'angolo che avevo stretto nella mano sudata e mi piantai le unghie nel palmo della mano, in mancanza di altri modi per allentare la tensione.

C'era una leggera brezza fresca che si insinuava tra le pieghe del mio vestito, scuotendole appena.
"Lui è Thunder" riprese, sollevando il mio polso verso il muso del cavallo, accanto all'altra sua mano.
"Io non- per favore-" Provai a balbettare qualcosa e a liberarmi della sua mano, ma il Conte strinse più forte, fino a spingermi ad accarezzare il muso setoso dell'animale.

Strinsi le palpebre, percependo il cavallo che sollevava appena il muso verso le mie dita, e facendomi coraggio seguii i movimenti del Conte, rilassandomi poco alla volta.
Stai tranquilla. C'è lui a proteggerti. Non ti farà niente.

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