24 Agosto 1763
"Buongiorno, signor Moore." borbottò un uomo davanti all'uscio di casa.
Lo intravidi oltre la schiena di mio padre, che si spostò in fretta per lasciarlo entrare.Era di media statura, talmente magro che si riusciva a contargli le costole sotto la casacca zuppa di pioggia.
I capelli grigiastri erano scompigliati sulla nuca, gocciolando sulle spalle già pregne d'acqua piovana.
Sotto la giacca aperta stringeva dei fogli, quasi perfettamente asciutti, tra le dita ossute e tremanti."Eloise, prepara un infuso per il nostro ospite" mi intimò mio padre, chiudendo la porta alle spalle dello sconosciuto.
Mi rintanai in cucina, tendendo le orecchie per ascoltare la conversazione.Il tè era già sul fuoco, quando l'uomo iniziò parlare.
"Mi manda Harold Edward Styles, Conte di Hawkshead" cominciò, con tono formale. "Mi risulta che lei sia indebitato col Conte, per una cifra che oggigiorno ammonta a millequattrocentocinquantatre ghinee. Mi fermi se mi sbaglio."
Riempii l'unica tazza non sbeccata e la portai all'uomo, che non mi degnò di uno sguardo.
Appena fui uscita dalla stanza, lo sconosciuto riprese a parlare."Il Conte Styles non può tollerare altri ritardi. Le ha già protratto generosamente il debito per più di un anno, ora deve saldare il conto. Ha tempo fino a dopodomani per pagare, altrimenti il Conte sarà costretto a prendere provvedimenti, a partire dallo sfratto."
Sussultai, urtando una tazza che si frantumò sul pavimento.
Mio padre rimase in silenzio per qualche secondo.
Come avrebbe potuto trovare una cifra simile in appena due giorni? Era impensabile.
Per la fine della settimana ci saremmo ritrovati senza casa e, con più di un migliaio di sterline di debito, non saremmo riusciti a trovarne un'altra."Non c'è un'altra soluzione? Parlerò io con il Conte, deve esserci un'altra possibilità. Potrebbe rimandarlo ancora. Mi bastano un paio di mesi."
Non avevo mai sentito mio padre così disperato, così affranto.
Non c'era nulla che si potesse fare."Il Conte è già stato molto generoso con lei, Signor Moore. Non ne approfitti."
Avanzai, fermandomi sulla porta della cucina.
Mio padre afferrò il braccio dell'uomo, impedendogli di alzarsi dal tavolo."La prego, signore. Provi a parlare con il Conte. Gli dica che desidero parlare con lui. Ho una famiglia, una moglie ed una ragazzina di appena sedici anni, non posso abbandonarle per strada."
Lo sguardo dell'uomo si addolcì per un attimo.
"Lo riferirò al Conte, Signor Moore. Ma non faccia affidamento sul suo buon cuore."Detto questo si alzò, strisciando la sedia sul pavimento e, con una stretta di mano si congedò, uscendo sotto la pioggia fitta.
Rimasi immobile accanto al muro, osservando mio padre prendersi la testa tra le mani e iniziare a piangere come fosse un bambino.
Sapevo da tempo dei nostri debiti ma non avrei mai pensato che ammontassero ad una cifra così alta. E soprattutto che ci avrebbero sfrattati. Quasi tutto il villaggio era in una situazione simile alla nostra e avevo già visto altre famiglie perdere la casa.
Ma tutto ciò non mi aveva toccata. Certo, non ero insensibile e vedere la gente attorno a me costretta a raccimolare le proprie cose e a lasciare il villaggio mi aveva rattristita ma non avevo mai pensato che sarebbe potuto succedere anche a noi.
Ed ora, da un giorno all'altro, la mia vita sarebbe cambiata completamente. Sarei stata costretta a chiedere l'elemosina? O magari a rubare un pezzo di pane al fornaio?
Probabilmente non sarei sopravvissuta per molto tempo. Non senza Dio dalla mia parte per lo meno.
E se avessi rubato, Dio non sarebbe stato con me. E la fame mi avrebbe consumata.
STAI LEGGENDO
Sold! {daddy h.s.}
FanficContea di Hawkshead, 1763 "Prenderò la ragazzina" aggiunse il Conte, tutto d'un fiato. L'uomo impallidì. "Con tutto il rispetto, non posso darle mia figlia." Il Conte alzò le spalle. "Non la sto esattamente chiedendo. E non mi pare nemmeno che lei s...