Mi accoccolai contro il petto del Conte, socchiudendo le palpebre. Ero stanca ed iniziavo a pensare che la ferita sulla mia fronte fosse più profonda di quanto avessi supposto inizialmente.
Il Conte continuava a farvi pressione con il fazzoletto, l'altro braccio che mi circondava la vita stringendomi delicatamente a sé.
"Come ti senti?" mi domandò nuovamente, spingendomi a sollevare il viso verso il suo. Incrociai il suo sguardo e non riuscii a trattenere un sospiro. Cosa avremmo potuto fare?Nessuno di noi due al momento sembrava abbastanza forte da poter aprire il tettuccio ed il tramonto era ormai prossimo alla fine, inondando l'abitacolo di una tenue luce rossastra.
"Mi sento un po' debole." ammisi, mordendomi l'interno della guancia, infastidita dal mio risultare sempre così debole. Il Conte annuì, accennando un mezzo sorriso sconfortato, nel tentativo forse di tranquillizzarmi.
"Credo che dovremo passare la notte qui." aggiunse, "Sempre che qualcuno non venga ad aiutarci."
Non riuscii a trattenere uno sguardo preoccupato e mi tirai un po' su, sopra la seduta."Non sarà pericoloso?" mormorai, separandomi dal corpo del Conte per appoggiarmi alla parete della carrozza.
"Credo sia l'alternativa meno pericolosa, Eloise." sospirò, indicando fuori dalla finestrella, "A breve farà buio, ormai sara questione di qualche decina di minuti e, anche ammesso che riuscissimo ad aprire il tettuccio, non potremmo avventurarci nella foresta di notte.""Ma qualcuno ci ha chiusi qui dentro." insistetti, "Potrebbe approfittare della notte per tornare."
Il Conte annuì. "Resta comunque l'alternativa meno pericolosa. Se avessero voluto farci del male l'avrebbero già fatto, non ci avrebbero lasciati qui."
Fece una pausa, smettendo di tamponarmi la ferita, segno che il sangue doveva aver smesso di scorrere.
"Resterò sveglio a controllare che non arrivi nessuno." continuò, "Se dovesse arrivare qualcuno, improvviseremo qualcosa."Strinsi i denti, cercando di dargli ragione. Attraversare la foresta sarebbe stato senza dubbio molto pericoloso, ma l'idea restare qui come topi in trappola, nell'attesa che il gatto venisse a controllare le sue prede, mi faceva rabbrividire.
"Credete davvero che sia stata la contessina ad organizzare tutto?" domandai ingenuamente, il volto del Conte che si stringeva corrucciato.
"Non lo so. Non credo abbia organizzato tutto, non ci vedo ragioni sensate. Ma allo stesso modo, non ho nessun altro di cui sospettare, quindi lei mi sembra l'opzione più realistica."
Annuii piano.
"Potrebbe anche non aver pianificato tutto, essersi trovata nella nostra stessa situazione e aver improvvisato. Ma non vedo perché chiuderci qui dentro o drogarmi, non ha alcun senso.""E se fosse stato qualcun altro a rinchiuderci qui e l'avesse presa con sé?"
"Spero vivamente di no, ma anche questa è un'opzione possibile." rispose pacatamente il Conte.
"E non dovremmo andare a cercarla? Assicurarci che stia bene?" insistetti, provando a convincerlo a non passare la notte nella carrozza. Ma il Conte scosse il capo, irremovibile.
"Rischieremmo solo di metterci ulteriormente in pericolo." rispose, un poco seccato. Si voltò interamente verso di me, lanciando un breve sguardo alla mia ferita prima di portare gli occhi nei miei. Mi prese le mani, stringendole sopra le sue ginocchia.
"Fidati di me, Eloise. Andrà tutto bene, domattina saremo fuori di qui."
Tentai con tutta me stessa di credergli, ma un bruttissimo presentimento non mi permetteva di rilassarmi nemmeno in parte.
Forse avrei dovuto parlargli della lettera, metterlo al corrente di tutto ciò che sapevo.
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Sold! {daddy h.s.}
FanfictionContea di Hawkshead, 1763 "Prenderò la ragazzina" aggiunse il Conte, tutto d'un fiato. L'uomo impallidì. "Con tutto il rispetto, non posso darle mia figlia." Il Conte alzò le spalle. "Non la sto esattamente chiedendo. E non mi pare nemmeno che lei s...