Potrai lo sguardo in alto.
Avevo due rampe di scale da percorrere e con i tacchi non ce l'avrei mai fatta ad arrivare in tempo.
«Puoi farcela!» dissi a me stessa.
In quel momento presi in mano la situazione: sfilai le decoltè e iniziai a percorrere la salita due scale alla volta. Fortunatamente nessuno passò in quel momento.
Quel giorno, indossavo in tubino nero, lungo fino al ginocchio, decoltè dello stesso colore del vestito e a stringere i fianchi c'era una cinta molto fina color oro. Quell'outfit mi ricordò la signora che si trovava accanto a me due giorni prima, nel bar dove Fred lavorava. Sembrava triste, amareggiata... forse aveva solo bisogno di qualcuno con cui sfogarsi.
«Emily!» sentì urlare.Alzai lo sguardo e vidi Loretta con le braccia alzate che cercava di attirare la mia attenzione.
Corsi il più velocemente possibile verso di lei e la raggiunsi. «Devi farmi un favore!» rinfilai le decoltè ai piedi e mi sistemai i capelli. «Hai una gomma da masticare? Questa mattina per l'ansia ho vomitato... ho lavato i denti tre volte, ma sento il sapore dell'acido ancora in bocca e non è una sensazione piacevole.»«Sì, ehm...» frugò nella tasca dei jeans e subito dopo tirò fuori una gomma, circondata da un piccolo pezzo di carta verde. Me la porse, la scartai e iniziai a masticarla. Mentre la masticavo, il sapore della menta alleviò subito quello dell'acido e iniziai a calmarmi.
«Cavolo, sei uno schianto!» esclamò la mia amica. «Un giorno dovrai prestarmi questo vestito, te lo ordino.»«Te lo regalerei subito se non dovessi attraversare quella porta.» dissi, indicando la stanza delle conferenze. La cosa che metteva più paura, era che davanti ai vetri erano state messe delle tapparelle, che in quel momento erano chiuse, che rendevano il tutto molto più terrificante.
«Ascolta, devo dirti una cosa...»
Mi voltai. «Non ho tempo Lory, devo andare.»
«Emily è importante!» alzò la voce e qualcuni colleghi si voltarono a guardarci, compreso Timothy.
«Me la dirai dopo, ti prego, fammi entrare...» la implorai. «dopo essere uscita da lì mi strapperò questo vestito di dosso e te lo regalerò, ma ora devo andare.»
Mi diressi verso la porta e posai la mano sulla maniglia, ma prima di entrare sentì Loretta sussurrare: «Ti pentirai di non avermi ascoltata.»
Non capii cosa quella frase potesse significare, ma presi coraggio e aprii definitivamente la porta. Tutti i brusii scomparvero appena misi piede nella stanza. Deglutii. «Salve a tutti.» ansimai, tenendo lo sguardo basso.
«Oh, Emily in perfetto orario!» mi accolse il Signor. Adams con aria gioiosa. Ma come faceva a restare così calmo?
«Signori, lei è Emily Morel, la stilista che si occuperà del...»Prima che potesse pronunciare il nome del cliente, alzai lo sguardo.
E lo vidi. Era lì. Ancora una volta davanti a me: seduto, con le braccia posate sul tavolo, a testa alta. I suoi occhi verdi puntavano su di me e dalle sue labbra spuntava un sorrisetto compiaciuto. Questa volta mi guardò negli occhi, e per un attimo ne rimasi ammaliata.
Il suo sguardo non era sorpreso, anzi, più che sorpreso, lo vedevo soddisfatto.
Forse era questo che cercava di dirmi Loretta, che sarebbe stato Harry Styles il "cliente esigente".
«Signor. Styles.» conclusi la frase al mio capo.Quest'ultimo mi guardo sorpreso. «Sì. Lo conosci?»
Ricambiai lo sguardo, poi guardai nuovamente Harry. «In TV hanno parlato molto del Signor. Styles negli ultimi tempi.» mentii.
Sapevo che a quella scusa avrebbero creduto tutti i presenti: il mio capo mi avrebbe creduta, avendo moglie e figli, non aveva tempo per guardare la TV... lo stesso Harry, non aveva moglie e figli, ma sicuramente era stato impegnato con il tour e la TV poteva anche scordarsela. Riguardo gli altri: troppo impegnati a stare dietro ad Harry come dei babysitter per permettersi una TV.
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Secret
Fanfiction/ I segreti ti divorano. / - Tratto da un capitolo della storia: Osservò la foto che aveva in mano, poi me. Mi guardò negli occhi, come se nel mio sguardo potesse trovare le risposte alle domande che sicurente in quel momento gli stavano martellando...