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Tristezza, mancanza.
Furono le prime sensazioni che avvertii quando guardai la foto che avevo tra le mani. Ero stradaiata sul mio letto, la porta era chiusa e non vedevo l'ora che Harry tornasse. Era passato solo un giorno dalla sua partenza e mi stavo già annoiando a morte.
Tenevo stretta la fotografia con la mano destra e con la mano sinistra ne sfioravo ogni singolo centimetro. Vedere quanta felicità ci fosse in quell'immagine mi fece soffrire. I sorrisi non mancavano e riuscivo a entravedere qualche persona piangere. Mi meravigliai di quanto la foto, scattata con indifferenza verso i dettagli, fosse venuta bene. La cosa che mi rendeva ancor più triste, era che quella foto non sarebbe mai invecchiata. Era stata stampata su un pezzo di carta e sarebbe stata capace di farmi ricordare sia momenti belli, che momenti brutti. E lo stava facendo anche in quel momento.

Accennai un sorriso e ripensai al giorno in cui quella foto fu scattata. Ripensai che forse, avrei potuto fare qualcosa, che avrei potuto fermare quello che stava per accadere, ma non lo feci. Chiusi gli occhi e mi resi conto che non stavo affatto sorridendo. Sentivo il mio sguardo farsi sempre più cupo, gelido. Ma non potevo soffrire in quel modo. La persona che c'era in quella foto, la persona che sorrideva in quella foto non me l'avrebbe mai perdonato. Non avrebbe mai voluto che soffrissi a causa sua, o che la persona che ero cambiasse.
«Non l'avrebbe voluto.» ripetei a me stessa.
Ma le persone cambiavano, tutti cambiavamo; per un trauma, per la scomparsa di una persona importante. Per una ragione scatenante, tutti potevano cambiare. Anche la persona più buona e innocente del mondo, poteva trasformarsi in quella più malvagia. Doveva solo esserci una ragione che avrebbe scatenato il cambiamento.

Sospirai profondamente e poggiai la foto accanto a me, poi sentii un rumore. Qualcosa di metallico, pesante, che proveniva dal piano di sotto. Ma non ne ero completamente convinta. Per un attimo rimasi paralizzata sul letto. Non sapevo che fare. Alzai la testa e ispezionai ogni singolo oggetto che si trovava nella stanza, vicino a me.
Poi lo sentii di nuovo, lo stesso identico suono. In quel momento fui certa che quel rumore proveniva dal piano di sotto.
Mi posizionai a sedere sul bordo del letto e sistemai la foto nel cassetto del comodino. Mi alzai e afferrai il telefono. Velocemente digitai il numero di Harry e accostai il telefono all'orecchio.
Qualcosa non quadrava. Se qualcuno fosse entrato in casa, l'allarme sarebbe subito scattato ed Harry l'avrebbe subito saputo, di conseguenza i poliziotto non c'avrebbero messo molto ad arrivare.
«Andiamo Harry rispondi.» farfugliai a bassa voce, prima di avvicinarmi alla porta.

Ordinai a me stessa di restare lucida, ma una voce all'altro capo del telefono riuscì a distrarmi. «Emily...»
Subito mi colpì il tono della sua voce. Sembra che si fosse appena svegliato, ma non diedi molto peso alla cosa.

«Oh, Harry meno male che hai risposto.» tirai un sospiro di sollievo. «Per caso sul tuo cellulare è arrivata una strana chiamata o qualcosa del genere?»

«No, a me non è arrivato niente.» rispose e la mia preoccupazione arrivò alle stelle. «Ma Emily... perché stiamo bisbigliando?»

«Credo che qualcuno sia entrato in casa tua, ma l'allarme non è scattato. Harry ho sentito dei rumori provenire dal piano di sotto. E io sono sola, non so che fare... tu qui non ci sei e non ho la minima idea di cosa fare e... e credo di star entrando in panico.» iniziai a parlare più velocemente di quanto volessi e notai subito che il respiro era notevolmente accelerato. Feci un respiro profondo e riportai tutto alla normalità.

«Calmati e cerca di ragionare. Proverò a contattare Simon per farti raggiungere, mentre io cerco una soluzione.» mi rassicurò il fatto che lui stesse prendendo il controllo della situazione. «Tu intanto cerca qualcosa per proteggerti, ma che non gli faccia troppo male, lo voglio vivo. Io resterò in linea a tenerti compagnia.»

Incominciai a gironzolare per la stanza, cercando qualcosa che avrebbe potuto proteggermi dal presunto rapinatore. «Ok. Devo cercare qualcosa che possa proteggermi... proteggermi da un tizio che è riuscito a entrare in casa di Harry Edward Styles senza far scattare l'allarme. Forse se gli farò vedere il pigiama che il capo di questa casa indossa, se ne andrà.» ripetei più di una volta.
In sottofondo sentivo dei passi che salivano le scale, stava arrivando.

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