Corsi giù per le scale e raggiunsi il salone. Erano appena le nove del mattino e stavo già facendo tardi per andare a casa di Loretta.
«Dove vai così di corsa?» mi domandò Harry dalla cucina. Dal modo in cui lo disse, intuii che stava mangiando.Puntai lo sguardo su di lui e vidi che stava indossando di nuovo quel pigiama orrendo. «Devo raggiungere Loretta tra dieci minuti.» poi sorrisi e lo indicai. «Indossi di nuovo quel pigiama orribile.»
Deglutì il boccone e mi guardò storto. «Vuoi smetterla di prendermi in giro? È un pigiama e se qualche ragazza sexy dovesse togliermelo di dosso, non credo che darà molta importanza ai quadratini viola e azzurri che ci sono sopra.»
«Tieni.» e gli lanciai contro una maglietta e dei pantaloni. Questi lo colpirono in pieno petto, ma Harry, insieme a un ghigno soffocato, riuscì comunque ad afferrarli.
«Vuoi che mi spogli davanti a te?» mi domandò cercando di mantenere un'espressione seria. Ma il tentativo fallì miseramente.
Quella domanda mi prese alla sprovvista e dentro di me speravo che le mie guance non fossero diventate rosse. «Oppure è un regalo di compleanno molto anticipato, visto che al mio compleanno mancano ancora tre mesi?»Restai seria. «È un nuovo pigiama. Non è di gucci, ma è stato cucito personalmente dalle mie mani.»
Harry aggrottò la fronte e scutò attentamente il pigiama che aveva in mano. «Mi hai cucito un pigiama...» assottigliò le labbra. «Emily, ogni giorno mi stupisco sempre di più delle tue abi... ma qui c'è cucito il mio nome!» gridò. «Hai cucito il mio nome qui sopra, non posso crederci.»
Da quando lavoravo per lui non l'avevo mai visto così felice.Incrociai le braccia. «Grazie Emily per essere stata così gentile...» imitai la sua voce. «Di niente Harry, è stato davvero un piacere cucirti un pigiama che una ragazza sexy potrà toglierti di dosso senza fare tante domande.»
Presi la borsa dal tavolo e mi diressi verso la porta, sentendo Harry ridacchiare alle mie spalle. Stavo facendo tardi, me lo sentivo. Sapevo che quando avrei raggiunto casa sua, Loretta mi avrebbe fatto milioni di domande sul mio ritardo.«Ehi, dove credi di andare?» mi chiese Harry e subito dopo sentii i suoi passi avvicinarsi.
Lo guardai. «Da Loretta, te l'ho detto. Dove altro dovrei andare?»
Lui si voltò e indicò un piatto che era sul tavolo. Lo guardai attentamente e mi resi conto che sul quel piatto c'erano delle frittelle. Gustose e fumanti frittelle.
«Non hai mangiato niente.»«Prenderò qualcosa da Starbucks...»
«Io ti preparo le frittelle per colazione e tu mi dici che prenderai qualcosa da Starbucks?» alzò la voce, ma sapevo che nel suo tono c'era un pizzico di divertimento. «Emily, il mio narcisismo ne risente.» sussurrò prima di posarsi una mano sul cuore e fare gli occhi languidi.
«E va bene.» borbottai. Avanzai, superai Harry e raggiunsi il piatto. Con le mani spezzai un piccolo pezzo di frittella e la portai in bocca. Mi voltai e lo guardai mentre stavo ancora masticando. «Il tuo narcisismo ora è più rilassato?»
«Sì, ora va meglio.» ridacchiò e incrociò le braccia. «Comunque, ancora non hai risposto alla mia domanda... allora? Ti piace qualcuno?»
La frittella che stavo masticando mi andò quasi di traverso. Quella domanda me l'aveva posta una settimana prima. «A me non piace nessuno.»
«Allora perché mi hai posto quella domanda?»
Restai immobile. Non sapevo cosa dire. A me non piaceva nessuno. «V-volevo solo sapere cosa si provasse e... e poi a te perché interessa tanto saperlo?»
Dopo i discorsi di Loretta e Neil non potevo dirgli che glie lo avevo chiesto solo per capire se ero innamorata di lui. E comunque, se glie l'avessi detto sarebbe successo un disastro.
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Secret
Fanfiction/ I segreti ti divorano. / - Tratto da un capitolo della storia: Osservò la foto che aveva in mano, poi me. Mi guardò negli occhi, come se nel mio sguardo potesse trovare le risposte alle domande che sicurente in quel momento gli stavano martellando...