Uscimmo tutti dal ristorante e Mitch prese parola: «È stato davvero un piacere conoscerti, Emily.»
Quel giorno avevo avuto l'onore di conoscere Mitch, Clare, Sarah e Adam.
Harry aveva optato per una cena, ovviamente - era quasi una fissazione -. Erano stati tutti molto gentili e simpatici. E quando Harry mi disse che li avrei incontrati tutti quella sera, la mia agitazione aumentò di colpo. Non smetterò mai di ringraziare Harry per avermi rassicurata prima di entrare nel ristorante. Era strano, ma quando lui era accanto a me, mi sentivo subito più rilassata e al sicuro... ma forse era solo una stupida sensazione.

Sorrisi. «È stato un piacere anche per me, davvero, vi ringrazio, è stata una serata bellissima. E voi siete fantastici.»
Clare e Sarah sorrisero.

«Bene, qualcuno ha bisogno di un passaggio?» domandò Adam, guardandosi intorno.

Clare alzò la mano. «Io!»

«Io vado con Sarah.» confermò Mitch.

«Tu hai bisogno di un passaggio?» mi domandò Harry. «È più buio del solito, non mi fido a lasciarti per strada da sola.»

Mi guardai intorno. Harry aveva ragione, era buio e sicuramente con la macchina ci avremmo messo molto meno. «Sì, meglio che venga con te.» lo guardai e lui mi sorrise. Sulle sue guance spuntarono due piccole fossette e quasi mi emozionai. Erano così carine che non riuscivo a smettere di guardarle.

«Harry, vedi di non fare troppo tardi.» continuò Mitch, facendogli l'occhiolino. «Ciurma, si torna a casa!» avvolse le spalle di Sarah con il braccio.
Li vidi allontanarsi e raggiungere le loro auto.

Io ed Harry ci voltammo e iniziamo a camminare verso la sua macchina. All'improvviso un vento fresco iniziò a rinfrescarmi la pelle. Harry infilò le mani nelle tasche della giacca che indossava e con la coda dell'occhio, vidi che mi stava guardando. «Ti hanno messa in imbarazzo, vero?» mi chiese. Sembrava preoccupato della risposta che avrei potuto dargli.

«No, ma che ti salta in mente? Sono stati gentili, anche se mi hanno fatto un po' troppe domande, ma è stato divertente...» tirai una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Soprattutto quando imitavi le espressioni di Mitch.»

Alzò le sopracciglia, sorpreso. «Be', Mitch si prenderà una sgridata per aver detto quella frase, prima.»
Risi debolmente e quella risata contagiò anche Harry. Poi sentii un telefono squillare e il suono proveniva dalla tasca di quest'ultimo. Harry prese il telefono e risposte. Mentre parlava, non riuscivo a decifrare la sua espressione: per un istante sembrava arrabbiato, poi imbarazzato. «Perché non passo più tempo con te?... Carlyn ti prego, smettila di dire stupidaggini.» all'improvviso si fermò e si passo la mano tra i capelli. «Cosa vuoi che ti dica?... Vuoi che venga lì da te? Ora? Ma lo sai che ore sono?» mi guardò e capii subito che non sapeva cosa fare. «Non possiamo parlarne domani?... Vorrei tornare a casa e dormire se non ti dispiace... Carlyn ti prego, non ho proprio voglia di litigare e...» poi allontanò il telefono dall'orecchio, sospirò e lo rimise in tasca.
Era evidente che Carlyn gli aveva attaccato il telefono in faccia.

Harry riprese a camminare ed io lo seguii. «Tutto bene?»

Sospirò. «No. No per niente. Ma...»

«Se non vuoi parlarne, va bene.»

Portò la mano dietro il collo e si grattò la nuca. «No, anzi, mi servirebbe parlarne con qualcuno.» lo invitai a continuare, poi notai che l'aria si stava facendo sempre più fredda. Non era strano, a Londra la temperatura poteva cambiare da un momento all'altro.
«Quello che c'è tra me e Carlyn è molto complicato. Tutti dicono che siamo una bellissima coppia, ma non è così. Più i giorni passato e più mi pento di non averla lasciata il giorno prima. Ma ho paura di lasciarla, perché se lo facessi succederebbe un casino e sicuramente lei me la farebbe pagare.»

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