I segreti ti divorano.

Percorsi l'ultimo isolato e arrivai davanti casa di Harry. Sembrava una normale casa vista da fuori, ma sapevo che oltre le mura e le telecamere, si nascondeva un'enorme villa completamente bianca, piena di stanze per gli ospiti e bagni enormi.
Stranamente, vidi che un cancelletto era aperto. Due guardie sorvegliavano l'entrata e mi guardavano come se fossi stata di un altro pianeta.
Deglutii e mi avvicinai a queste ultime, cercando di non cadere, per colpa i tacchi che quella sera stavo indossato: «Salve, io...»

«Prego Signorina Morel, entri pure e benvenuta.» disse una delle guardie del corpo, facendo un cenno con la mano.
Guardai entrambe le guardie sbigottita, poi accennai un sorriso ed entrai.
Come facevano a sapere il mio nome? Forse avevano una lista di tutte le persone che sarebbero state presenti all'evento, o qualcosa di simile.
Eliminai tutte le domande dalla testa e attraversai il piccolo vialetto che mi separava dalla porta di entrata.
Per fortuna, ero riuscita a trovare un vestito adatto alla situazione: una tutina color pesca che dietro la schiena era decorata con dei piccoli frammenti di tessuto, intrecciati l'uno con l'altro. I capelli erano sciolti e ondulati. L'unico errore che avevo fatto erano le scarpe, non avevo fatto molta pratica con quei tacchi e infatti avevo costantemente la sensazione di cadere. Ma non sarei caduta, lo speravo.
Attraversata la soglia, davanti ai miei occhi c'erano persone ovunque, di ogni età; sembravano solari, armoniosi, felici. Notai la presenza di molte coppie, e questo non mi rassicurò per niente.
Dei tavoli rotondi erano posti uno accanto all'altro, decorati alla perfezione. Era tutto perfetto.
Ed tutti vestiti in modo impeccabile, come immaginavo.

«Le piace?» domandò una voce accanto a me.
Harry.

Sorrisi. «È più grande di quanto immaginassi.»

Lui mi guardò. «È molto bello il vestito che indossa. L'ha creato lei?»

Annuii. «L'ultimo compito che avevamo alla fine del college era creare un vestito. Così, creai questo. Mi sembrava originare, anche perché, credo che l'intreccio di tessuto che ho dietro la schiena non lo abbia nessun'altro.»
Lui accennò un sorriso.
«A chi andranno i soldi che riceverà da questo evento?»

«A tutti i bambini e ragazzi malati di cancro.»
Sapevo perché l'aveva fatto. Il suo patrigno pochi anni prima si era ammalato proprio di cancro e non ce l'aveva fatta.
«Non voglio che la vita di quei bambini e di quei ragazzi, venga rovinata per colpa di una malattia.» 

 «Sapevo l'avrebbe fatto per una buona causa e sono sicura che le famiglie di quei bambini e quei ragazzi non finiranno mai di ringraziarla.»

Poi sentii una ragazza urlare il nome di Harry. Lui si voltò.  «Ora devo andare, ci vediamo dopo.» mi sorrise e raggiunse la ragazza. Non l'avevo mai vista: alta, capelli biondo cenere e indossava un vestito che non sembrava essere uscito da un negozio di sartoria.
L'unica cosa che riuscii a sentire era il suo nome: Carlyn.

***

Dopo aver preso posto accanto ad una coppia molto simpatica, vidi Harry si alzarsi e raggiungere il centro della sala. «Signori e Signore, vi ringrazio immensamente di essere venuti oggi. Tutti sappiamo che i soldi che verranno ricavati da questo evento verranno poi donati ai bambini e ai ragazzi malati di cancro... speriamo di donare un sorriso a tutti loro.» in poco tempo tutte le persone presenti presero ad applaudire, e lo feci anch'io. «Comunque... per vostra fortuna, tra poco arriverà un piccolo aperitivo. Darò pace anche ai vostri stomaci affamati, non vi preoccupate.» alcune persona risero, compresa Carlyn. «Bene, spero di non avervi annoiati con questo intenso discorso, ma volevo aggiungere che fuori nel giardino sul retro c'è un piccolo cesto, lì potrete mettere tutte le offerte che poi verranno date ai ragazzi malati. Vi lascio mangiare, buon appetito.»

SecretDove le storie prendono vita. Scoprilo ora