«Te l'avevo detto di ascoltarmi.» mi rimproverò Loretta, prima di bere un altro sorso di quel cocktail orribile.
Non mi piaceva bella roba, l'odore mi dava la nausea... berlo, mi avrebbe fatto vomitare.«Lo so, ma ero agitata.» mi difesi. «e poi, non è stato così difficile come credevo.»
Mi guardai in torno e chiusi gli occhi quando le luci dei fari colorati appesi al soffitto vennero a contatto con i miei occhi. Ma il ragazzo che si occupa degli effetti speciali non poteva sposare quelle maledette luci lontane dalla mia faccia?«Non è stato tanto difficile? Quando ti ho raggiunta stavi per avere un attacco di panico!»
Accavallai le gambe e la guardai. «Sai, non credevo fosse un attacco di panico.»
Loretta corrugò la fronte. «Perché lo dici?»
«Non so, è stato strano. Non so come spiegarlo, ma quei sintomi mi hanno davvero spaventata. Non riuscivo a muore le gambe, sentivo il respiro farsi sempre più corto... non è stata una bella sensazione.» spiegai e sistemai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Avevo paura che da un momento all'altro quelle sensazioni si ripresentassero. Cosa avrei fatto in quella circostanza?
In quel locale c'erano più una trenta persone e la metà di queste erano ubriache fradice. Ero sicura che nessuno mi avrebbe aiutata, salvo Loretta.«Forse tutto lo stress che avevi accumulato, doveva uscire.» ipotizzò, mentre mordicchiava la cannuccia che era nel bicchiere. «Sta tranquilla, sono sicura che non accadrà più.»
«Lo spero.» sussurrai prima di bere un sorso d'acqua.
«Gemelle separate alla nascita?» domandò un ragazzo a voce alta, per via della musica.
Non capii a cosa si riferisse, finché non guardai il vestito che avevo indossato quella sera e mi ricordai che Loretta ne indossava uno identico.Quest'ultima prese subito in mano la situazione: «Be' io sono di Manchester, lei di Parigi, quindi, direi di no.»
Il ragazzo rimase scosso dalla risposta della mia amica, ma non si arrese. «E se vi pagassi da bere?»
Lo guardai. «Come ti chiami?»
Quel tipo non mi convinceva. Era ovvio che cercava di rimorchiare una delle due - o addirittura entrambe -.
Oppure era solo ubriaco, ma cercava a tutti i costi di fare colpo.«Vi dirò il mio nome, se una delle due verrà a prendere un drink con il sottoscritto.» sorrise.
Sembrava quasi carino.Alzai entrambe le mani. «Io passo. Loretta, vuoi andare tu a scoprire il nome del nostro nuovo amico?»
Lei mi guardò e capii subito che il suo sguardo non era per niente pacifico. Si alzò e si avviò verso il ragazzo. Poi girò la testa e mimò un "io ti ammazzo".
Le sorrisi e bevvi un altro sorso d'acqua.
Tornai a guardare il vestito che stavo indossando quella sera: era corto, molto corto. Color melanzana, ai piedi portavo delle semplici scarpe con la zeppa e al mio seguito portavo una pochette, dove avevo messo le cose più essenziali: portafoglio, telefono e un pacchetto di sigarette, non era essenziale, ma poteva sempre essere utile.
Stesso vestito portava Loretta, anche se lei indossava gioielli ovunque.«Ehi, ti senti bene?» domandò una voce maschile alle mie spalle.
Girai lo sguardo e vidi un ragazzo che mi sorrideva. Aveva gli occhi occhi chiari e i capelli molto scuri che, per via della luce, non riuscivo a distinguere di quale colore li avesse.
«Sì, benissimo.»«A me non sembra.» insisté.
Avevo già capito cosa desiderasse da me.«Ascolta, se questo è un modo per rimorchiarmi, puoi anche...»
«Cosa? No, certo che no.» si girò di spalle e in quel momento sul retro della schiena. Sulla giacca c'era scritto "security".
Quel ragazzo era della sicurezza del locale e io avevo appena fatto una figuraccia senza neanche avere un goccio d'alcool in circolo, perfetto.
«Sono della sicurezza, mi chiamo Parker.»
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Secret
Fanfiction/ I segreti ti divorano. / - Tratto da un capitolo della storia: Osservò la foto che aveva in mano, poi me. Mi guardò negli occhi, come se nel mio sguardo potesse trovare le risposte alle domande che sicurente in quel momento gli stavano martellando...