Inspirai profondamente e aprii gli occhi.
L'odore di disinfettante si fece subito strada nelle narici e capii subito di essere stata portata in ospedale.
Non sapevo quanto tempo fosse passato dal mio ultimo svenimento, ma i miei pensieri tornarono subito alla mia auto, ai freni e a quell'affare gigante che avevo colpito. Non avevo la minima idea di cosa avesse colpito il mio cofano, ma ero sicura di non aver fatto del male ad nessuno.
«Lo sai che mi hai fatto prendere un colpo?» pronunciò una voce familiare.Mi voltai verso la mia amica e le sorrisi. «Ascolta... non iniziare ad urlare. Mi sento male, mi fa male ogni singolo centimetro del mio corpo e con la voce che ho in questo momento sembro una drogata.»
Ero felice di vedere Loretta seduta accanto al mio lettino. Anche se alcune persone la giudicavano male, io ero fermamente convinta che di lei ci si poteva fidare.Loretta ridacchiò. «Ti hanno riempita di sedativi, ti sentirai così per un bel po'.»
Iniziai a ridere. «Sembro davvero una drogata.»
In quel momento mi accorsi che la situazione in cui mi trovavo era critica. Mi avevano praticacamente drogata di sedativi e non riuscivo a smettere di ridere.Loretta mi diede una leggera pacca sulla coscia. «Smettila di ridere o ti prenderanno veramente per una drogata.» poi sorrise, prese la sedia e si avvicinò ancor di più al lettino. «Ascolta, riguardo alla macchina... mi hanno riferito che i freni erano rotti. Da quanto tempo non portavi quel rottame da un meccanico?»
«Non chiamarla in quel modo! Non era un rottame, era una bellissima macchina, la più bella che abbia mai avuto.» ed era anche la prima. «Comunque, tu credi che in questo stato riesca a ricordare quando...»
«Sì, hai ragione.» sospirò. «Lo sai che dovrai comprarti una macchina nuova, vero?»
Spalancai gli occhi. «Scherzi?» urlai, ma nel momento in cui lo feci, senti un dolore lancinante all'altezza dei polmoni. Evidentemente le costole avrebbero impiegato un po' per guarire del tutto.
«No tesoro, questa volta non sto scherzando.» rispose, sembrava seria. «Ti sei schiantata contro un albero, la tua macchina si è completamente accartocciata su se stessa ed è un miracolo che tu sia ancora viva, Emily. Hai riportato ferite superficiali e i dottori non sanno come tu abbia fatto a cavartela con sole due costole rotte e una spalla lussata.»
«E chi ha chiamato l'ambulanza?» domandai, poi.
«Il tizio della casa di fronte. Ha visto tutto quello che è successo e l'ha raccontato ai soccorritori.» poi mi guardò. «Su quel comodino c'è la tua borsa, il tuo telefono e la cartella che avevi nell'auto. Per fortuna uno dei soccorritori è riuscito a recuperarli.»
«Loretta, grazie per essere venuta qui.» le sorrisi sinceramente, o almeno, ci provai, visto che la forza che avevo nei muscoli facciali era pari a zero. «Sono sicura che tra pochissimo tempo inizierai ad odiarmi e cose del genere, ma volevo ringraziarti, tutto qui.»
L'ultima frase che avevo pronunciato non aveva molto senso, ma diedi la colpa ai sedativi.«Ehi, non ti odierò. O almeno, non lo farò finché non ti rimetterai del tutto.» ridacchiò. «Comunque, il Signor. Adams ha saputo dell'incidente e mi ha detto di dirti che devi riposare e che puoi prendere tutto il tempo che vuoi per riprenderti.»
Aggrottai la fronte. «Aspetta... c-come fa il Signor. Adams a sapere dell'incidente? Non è successo oggi?»
«Emily, sono passati due giorni dall'incidente.»
Avevo dormito per due giorni interi su un lettino scomodissimo? Loretta era rimasta lì con me per due giorni, il Signor. Adams aveva saputo del mio incidente e la mio macchina aveva posto fine alla sua esistenza.
Cos'altro sarebbe accaduto?
Forse un uomo sarebbe entrato nella mia stanza quella notte e mi avrebbe uccisa.
Tutto era possibile.
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Secret
Fanfiction/ I segreti ti divorano. / - Tratto da un capitolo della storia: Osservò la foto che aveva in mano, poi me. Mi guardò negli occhi, come se nel mio sguardo potesse trovare le risposte alle domande che sicurente in quel momento gli stavano martellando...