Ade

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Quando qualcuno mi chiede chi è quella divinità che preferisco tra tutte quelle che ci sono, c'è sempre una sola e unica risposta che posso dare: Ade.
Dio degli Inferi. Figlio di Crono e di Rea, fratello di Zeus e Poseidone. Detestato più o meno da tutti, dei e mortali. 

Perché proprio lui? Ade è la mia certezza che dopo la morte ci sia comunque un posto dove andare, anime da incontrare, pene da scontare. Che ci sia comunque qualcosa, e non il vuoto più totale, che già c'è dentro di noi durante la vita terrena. Ade è il dio che mi da conforto e tranquillità, perché lui sa cosa c'è dopo e ci resta comunque. Quindi non dovrebbe essere poi così male. 

La mia paura incontrollabile della morte mi spinge ad ammirare proprio colui che rappresenta la morte stessa. Si, paura della morte. Paura che da un giorno all'altro tutto possa cessare di essere. Paura che in qualsiasi momento tutto quello che stupidamente ho desiderato per molto tempo possa succedere. Perché la mia vita è un insieme di contraddizioni insensate che messe insieme provano a dare un senso a me stessa. 

Potessi chiedere qualsiasi cosa ad Ade, gli chiederei come fa. Come fa a vivere ogni giorno tra i morti, se non gli manca la vita, se l'ha mai vista la vita. Gli chiederei anche com'è morire, cosa succede e se effettivamente c'è Caronte e la barca e le monete e il caos. O forse non gli chiedere nulla. Forse ci parlerò una sera d'estate, quando il vento avrà smesso di soffiare, le stelle avranno smesso di brillare e il tempo di scorrere. 

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