I. Scappo con due estranei

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Cari lettori/lettrici,
questa storia è sotto revisione quindi è molto probabile che troverete errori, scene disagiate e discorsi che si aprono e si concludono con "—".
L'autrice, quando iniziò a scrivere la storia, era molto ritardata -non che adesso non lo sia- e quindi, quando troverete delle scene piene di disagio, vi prego di passarci sopra e godervi il resto della storia, vi assicuro che il sequel sarà più serio e pensato.
Detto questo
buona lettura📖💗

l'autrice🧸💘

Mezzosangue.
Una parola apparentemente normale ed innocente ma, che in fondo nasconde, molti pericoli.

Mi chiamo Liza Ertan e ho tredici anni, occhi verdi, capelli mossi e scuri.

All'apparenza sembro una ragazzina normale ma non porto altro che guai, devo dire che la parola mezzosangue mi descriva alla perfezione e solo dopo capii quanto fosse vero.

Soffro di dislessia e iperattività, sono deficit dell'attenzione e sono stata espulsa da cinque scuole. Sembrava che tutto se la prendesse con me, ma gli insegnanti vedevano il contrario!

Mia madre, Alexandra Ertan, una bella donna dai capelli biondi e gli occhi ambrati, mi diceva sempre di stare tranquilla, ma come si fa ad essere tranquilli quando gli altri ti incolpano sempre per cose che non hai fatto?

Mio padre... beh, non l'ho mai conosciuto.
Mia madre mi ripeteva che se ne era andato e che forse un giorno lo incontrerò ma non le credevo.

La mia amica Anya -e l'unica amica che avevo- aveva lo stesso problema: dislessia, iperattività...

È stata espulsa anche lei da un paio di scuole e vive con suo padre mentre, al contrario di me, non ha mai visto sua madre.

Anya aveva la mia stessa età, dei bellissimi occhi grigi e i capelli biondo ramato.
Avevano deciso di iniziare insieme la nuova scuola: la Goode High School.

Oggi era il primo giorno ed io ero un po' preoccupata. Anya lo notò subito e cercò di incoraggiarmi nonostante, in fondo, sapessi quanto anche lei fosse ansiosa.

Raggiungemmo la classe e quando entrammo non c'era ancora nessuno.
«Molto meglio» commentò Anya.

Normalmente si poteva entrare in classe solo dopo il suono della campanella, ma noi, per non incontrare nessuno, avevamo sgattaiolato di nascosto dentro l'edificio. Che dire: il pericolo lo avevamo entrambe nel sangue.

Ci sedemmo agli ultimi banchi e aspettammo con pazienza mista all'ansia il suono della campanella.

Quando questa squillò, nella classe entrarono circa venti ragazzi che sbuffarono appena ci videro.

Molto probabilmente perché con il nostro comportamento "inadeguato" avremmo fatto crollare la scuola, letteralmente.

Si alzarono le chiacchere ma si spensero subito dopo all'entrata di una donna, avrà avuto sì e no quarant'anni e aveva i capelli scuri raccolti in un basso e ordinato chignon.

Indossava degli occhiali da vista rettangolari con la montatura fine.
Ci alzammo in piedi e un coro di "Buongiorno" invase la stanza.

«Buongiorno ragazzi, accomodatevi» aveva una voce troppo autoritaria che non riuscivo proprio a sopportare. «Io sono la professoressa Nevar e sono la vostra insegnante di inglese e storia»
Si sedette e iniziò l'appello.

«Anderson Thomas?»
Una mano nella seconda fila si alzò.
«Presente»

«Blythe Emma?»
«Presente»

Daughter of the Sea - Il Cavaliere Grigio [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora